L’amicizia degli psicologi

Se sei uno psicologo capirai facilmente di cosa parlo.

Di quei periodi, davvero speciali, in cui all’improvviso scopri di avere nuovi amici.

Sono molti, a volte moltissimi.

Spesso non ne conosci la faccia, a volte nemmeno la voce, eppure loro di te sembrano conoscere tutto.

Sanno come te la passi, come ti senti, quali sono i tuoi valori, sanno quali sono i problemi della tua professione e soprattutto sanno quali sono i tuoi problemi lavorativi.

E sono amici generosi.

Molto.

Perché di tutti i tuoi problemi loro hanno una soluzione, bella e scintillante, impacchettata con fiocco regalo.

Ed è talmente importante per loro essere tuo amico, esprimerti il loro affetto, spiegarti come possono aiutarti, che ti scrivono a ripetizione nella tua casella email.

I più affettuosi arrivano a invaderti pure la cassetta della posta di casa.

Tu magari ti chiedi dove hanno preso il tuo indirizzo personale (non quello professionale che tieni pubblico, ma quello che usi per le comunicazioni con il tuo Ordine, per esempio), dove quello del tuo domicilio (che tenevi tanto gelosamente privato e che usi solo per ricevere le comunicazioni istituzionali), ma non essere paranoico!

E’ solo affetto, guarda che se non sai accettarlo forse hai bisogno proprio di uno psicologo!

In fondo loro cosa ti chiedono in cambio?

Solo un voto, un piccolo voto, un nome scritto su una scheda. Che vuoi che sia?

Non essere avaro. Tanto affetto non va respinto!

Poi quel periodo dell’anno passa, ma l’amicizia nel tuo cuore no.

E così pensi che la regola della reciprocità ti dia il diritto di scrivere a quel tuo amico che tanto si è impegnato per rappresentarti e per risolvere i tuoi problemi.

Se lui scrive a te, tu potrai scrivere a lui, giusto?

Potrai fargli qualche domanda, chiedergli una spiegazione, un chiarimento.

Questo non sarà mica fonte di fastidio e protesta!

Gli amici fanno così in fondo, nevvero?

Gli amici non si dimenticano di te quando non gli sei più utile.

Quando è finito quel periodo così speciale dell’anno, così volgarmente chiamato “campagna elettorale”, tu non diventi uno “sconosciuto”, un “disfattista” , un “propagandista” , uno da “segnalare in deontologica”.

Sei ancora un amico.

Sono certa che lo sei ancora.

Perciò scrivi, chiedi, condividi, non avere paura.

La radice della parola “politica” non è “poltrona”, ma “polis”, ossia città.

E in questa città tutti siamo amici.

Ogni giorno dell’anno.