LAVORARE IN SICUREZZA. LA SALUTE PSICOLOGICA E LA TUTELA DEGLI OPERATORI SANITARI.

Il 03 maggio 2023 in tutta Italia sono organizzate manifestazioni in memoria della dr.ssa Barbara Capovani, medico psichiatra, uccisa sul lavoro da un ex paziente della psichiatria di Pisa.

Come comunità professionale di psicologi ci uniamo al cordoglio per la morte della dr.ssa Capovani e come AltraPsicologia Lombardia parteciperemo alla fiaccolata. 

Molti ordini degli Psicologi hanno aderito all’iniziativa.

La manifestazione nasce anche per chiedere maggiori tutele per il personale sanitario.

Il tema delle aggressioni verso il personale sanitario è estremamente attuale, negli ultimi tre anni l’Inail ha contato 5000 episodi denunciati di aggressioni ai sanitari, che nel 70% dei casi sono donne. Si conta che circa il 35% degli episodi avvenga nei servizi di salute mentale. Più tutti i casi che non vengono denunciati.

Come psicologi conosciamo bene la situazione di reparti e servizi territoriali, con scarse risorse, poco personale e molti casi complessi da seguire.

La carenza di risorse ha un impatto diretto su chi ha un disagio mentale, perché nelle situazioni di scompenso psichiatrico, acuzie o sintomi esternalizzanti è necessaria una presa in carico rapida, non solo farmacologica ma anche psicologica di ascolto, contenimento e nel lungo periodo di psicoterapia. 

Si aggiunge il tema della prevenzione. 

La violenza in molti casi è un prodotto del contesto. 

Investimenti e risorse sono necessari e urgenti dopo anni di tagli al comparto: per ridurre i tempi d’attesa nei servizi territoriali, garantire un pronto soccorso psichiatrico con più personale, sia medico che psicologico che infermieristico. Serve la creazione di spazi idonei per la messa in sicurezza degli operatori.

E’ basilare fare una formazione psicologica agli operatori sanitari sulla gestione dello stigma e della relazione, per imparare a lavorare in modo sicuro con l’utenza che diviene aggressiva. 

Mettere in atto tecniche di comunicazione e de-escalation del conflitto, prevenire la conflittualità, utilizzare l’assertività, saper fare l’analisi dei comportamenti a rischio. 

Saper gestire queste situazioni può fare la differenze in molti casi, modificando l’assetto aggressivo dell’utenza.

Ci sono poi tutti i casi di antisocialità, marginalità e dipendenza da sostanze che giungono ai servizi, ma necessitano di una presa in carico differente e costante nel tempo. La terapia psichiatrica è sufficiente? 

Queste persone non rientrano nello specifico nei percorsi riabilitativi psichiatrici e nella residenzialità delle  REMS. Le REMS sono nate 8 anni fa con la funzione di stabilizzazione dei sintomi, cura e riabilitazione psichiatrica in alternativa agli ospedali psichiatrici giudiziari per gli autori di reato con diagnosi. Ma come ha denunciato la Società Italiana di Psichiatria, vengono utilizzate in modo improprio per persone spesso con misura di sicurezza provvisoria che non hanno una patologia psichiatrica.  Aumentando la lista d’attesa per chi ne ha reale necessità.

Se l’ospedale psichiatrico non era la soluzione, oggi si assiste ad un vuoto sia territoriale che residenziale che lascia un margine di rischio alto per il personale di cura, sia per parenti e familiari, che per i comuni cittadini.

La sinergia tra forze dell’ordine, magistratura e servizi socio sanitari non è garanzia di sicurezza, servono leggi e procedure più tutelanti.