Lettera di una psicologa in auto-rottamazione dall’AUSL.

Ci scrive una collega, precaria da anni in diverse AUSL con contratti fra i più disparati e disperati. Sono temi che conosciamo, ma che ancora una volta ci interrogano sullo stato della psicologia nel Servizio Pubblico.

Il fenomeno della proliferazione delle tipologie di contratti è particolarmente allarmante: sempre più spesso riceviamo sia come Associazione che nelle istituzioni (Ordini ed ENPAP), segnalazioni di colleghi con contratti e borse di studio utilizzati per coprire l’attività professionale da psicologi. Con enormi problematiche sul piano assicurativo, di responsabilità e previdenziale.

Se vogliamo fare qualcosa per la psicologia nel SSN, dobbiamo partire da questo: la tutela anche contrattuale degli psicologi e del loro ruolo, attivando tutte le risorse della categoria. Compreso il sindacato, che non può più limitarsi a tutelare i soli dirigenti psicologi con lavoro dipendente.


Carissimi,

Negli ultimi anni ho collaborato diversi servizi sanitari ASL. Vi scrivo perché sono preoccupata sia per le condizioni di lavoro degli psicologi, che per la mancata erogazione di servizi psicologici importanti.

Ciò che ho visto e vissuto è una psicologia che nei servizi sanitari sta sempre peggio e in alcuni casi scomparendo. Le liste di attesa nei centri di salute mentale sono lunghissime e con un’offerta di percorsi incompleta (con uno psicologo dipendente nel servizio è umanamente impossibile coprire tutto).

Tutti si occupano di aspetti psicologici perché gli psicologi dipendenti del SSN sono troppo pochi.

Poi ci sono tutti i precari della sanità, psicologi che lavorano con borse di studio, collaborazioni o contratti sottopagati. Conosco un collega che per una distorsione alla caviglia ha corso il rischio di vedersi sospendere il contratto.

La Legge Madia in molti casi ha peggiorato le cose, perché la stretta sul precariato ha paradossalmente avuto l’effetto di interrompere collaborazioni che duravano da anni fra un rinnovo e l’altro.

Se poi consideriamo l’aspetto economico, quanto guadagna uno psicologo con contratti di collaborazione e borse di studio? Nessuno tutela questi colleghi e non c’è nessuna retribuzione minima, eppure fanno gli psicologi come tutti gli altri, con le stesse responsabilità.

Ma soprattutto, se parliamo di salute e dell’effetto del precariato sulla salute, come stanno gli psicologi di oggi che lavorano nell’AUSL? Quali priorità, sostegno e supporto per aiutare a concretizzare il diritto alla Salute di tutti e anche degli stessi psicologi?

So che le domande sono tante, ma spero che per AltraPsicologia questi siano temi a cui dare una riposta, magari con lo stesso senso di responsabilità, impegno e passione che ho visto in tante altre vostre battaglie.

Con affetto

Una psicologa precaria in auto-rottamazione dal servizio pubblico