Lo psicologo “negazionista” salito sul palco non rappresenta la nostra categoria

Sta facendo il giro del web il video che documenta la manifestazione dei “negazionisti” di Roma tenutasi il 5 Settembre 2020.
L’assurdità della vicenda è stata così grande che ad oggi il reportage di Fanpage ha collezionato oltre 9 Milioni di visualizzazioni.

Un solo particolare è sfuggito ai mass-media: tra i relatori c’era anche uno psicologo.
Sì, uno psicologo è salito sul palco, ha preso il microfono in mano e ha iniziato a esporre una serie di teorie psicologiche in favore delle tesi dei cosiddetti No-Mask.
Non contento, si è anche fatto riprendere e ha pubblicato con orgoglio il video sulla sua pagina Facebook professionale, ottenendo sia commenti positivi da parte dei suoi sodali, sia commenti di critica da parte dei suoi colleghi.

La cosa mi ha lasciato stupefatto.
Non potevo credere che uno psicologo usasse il suo ruolo e la sua influenza per dare corda ad un movimento tanto discutibile.
Ho quindi deciso di sottoporre il video al giudizio di alcuni esperti, in modo da confermare o confutare le affermazioni fatte dal collega.

Il video dura 9 minuti, ma per semplicità riporterò una trascrizione di ciò che dice nei primi due minuti (per guardare il video completo basta cliccare questo link).

Un fermo immagine del video dello psicologo alla manifestazione dei No-Mask

 

“Io sono uno psicologo psicoterapeuta e quindi posso spiegarvi qual è il danno vero che fanno queste cose [le mascherine] sui nostri bambini.

Che non è semplicemente una mortificazione.
Non è un’umiliazione.
Non è un qualcosa che semplicemente pone una barriera.
È qualcosa che agisce sul loro cervello.

Considerate che questa viene messa qua – non sulla bocca – ma qua, in testa!
I bambini vengono condizionati a perdere delle facoltà o non acquisire delle facoltà che si sviluppano con l’apprendimento, con l’interazione sociale.  Soprattutto per i bambini.

Questo ve lo dico da neuroscienziato: esiste un’area del nostro cervello chiamato giro fusiforme, e serve a produrre il riconoscimento di identificazione dei volti.
Questa parte [del cervello] si sviluppa solo se i bambini entrano in contatto con altri bambini, possono riconoscere il volto, possono distinguere l’identità sessuale.
Basta un anno che i bambini indossano questa cosa [la mascherina] e perderanno la capacità di distinguere un maschio da una femmina, un amico da un nemico, un adulto da un bambino.”

 

Sarà vero ciò che dice?  Serve un esperto per verificarlo

Non potevo contestare queste affermazioni, perché io non ho una formazione neuropsicologica o di psicologia dello sviluppo.
Ho pensato: “chi tra i miei conoscenti psicologi è il più ferrato in materia di debunking riguardo pseudoscienze psicologiche?”
Ho quindi contattato Luca Pezzullo, che da quest’anno è anche il Presidente dell’Ordine delle Psicologhe e degli Psicologi del Veneto, esponendogli il caso.

Luca ha visto il video, ha sgranato gli occhi (virtualmente parlando) e ha subito risposto alla mia richiesta d’aiuto.
Insieme al gruppo di AltraPsicologia Veneto, si è messo alla ricerca di un docente universitario autorevole per analizzare rigorosamente le affermazioni dallo psicologo.
Nel giro di poche ore mi hanno restituito un documento, che mio avviso è fantastico dal punto di vista divulgativo.

Voglio sottolineare il fatto che io sono della Campania, mentre le psicologhe e gli psicologi che mi hanno aiutato sono del Veneto.
È il grande vantaggio di AltraPsicologia: essendo la più grande associazione di psicologia professionale d’Italia, è in grado di far cooperare tra loro migliaia di psicologi distribuiti lungo tutto il Paese per una causa comune, che in questo specifico caso è tutelare la professione.
Tra l’altro, ricordo a tutti che è possibile far parte di questa grande famiglia iscrivendosi gratuitamente all’Associazione tramite questo link.

 

Ma ora bando alle ciance ed ecco la risposta alla domanda “le mascherine provocano danni cerebrali ai bambini, compromettendogli lo sviluppo e la capacità di riconoscere i volti umani?”

La risposta degli esperti: non è vero che le mascherine atrofizzano il cervello dei bambini

“Ci siamo confrontati anche con la Prof.ssa Sara Mondini, docente di Neuropsicologia all’Università di Padova.
Le affermazioni pubbliche in merito ai presunti effetti di “atrofia” e di sequele negative al Giro Fusiforme legati all’uso delle mascherine in età evolutiva,
 con conseguente induzione di una sorta di “mask-induced prosopagnosia” nei bambini, appaiono completamente prive di riscontri in letteratura scientifica, e privi di razionale neuropsicologico.

Il giro fusiforme non viene certo compromesso dall’uso della mascherina in luoghi pubblici, chiusi e con molte persone!

La prosopagnosia è un disturbo che segue a lesioni acquisite in età adulta, e non può essere indotta funzionalmente da mere alterazioni parziali e di breve termine dello stimolo visivo facciale, altrimenti anche l’uso di occhiali, baffi e barbe dovrebbe interferire nel lungo termine con la capacità di sviluppare il riconoscimento facciale.
Non risulta che siano mai stati riportati al mondo casi, neppure isolati, di bambini cresciuti in contesti “mask-intensive” che ne abbiano riportato conseguenti forme di agnosie visive o prosopagnosie: si pensi ad esempio a certi paesi orientali, dove l’uso della mascherina in adulti e bambini è particolarmente diffuso a livello sociale anche in epoca pre-COVID, o ai contesti oncoematologici, dove non di rado bambini di diverse età devono indossare e sono circondati da adulti che indossano mascherine continuativamente, per molti mesi o anni.

Ecco, in nessuno di questi casi è mai stato riportato un solo caso di “prosopagnosia indotta” dalle mascherine al mondo.

Non esistono dunque studi che dimostrino queste tesi scientificamente bizzarre, né dal punto di visita neurofisiologico né clinico-neuropsicologico.
Sarebbe quindi opportuno che prima di fare dichiarazioni pubbliche sul tema – soprattutto presentandosi con la qualifica di psicologo, psicoterapeuta e neuroscienziato (!) – ci si basasse solo su fonti scientifiche, e si realizzasse il grave impatto che certe asserzioni prive di riscontri possono avere sulla cittadinanza, in un momento di forte ansia sociale.

 

Conclusioni

Siamo di nuovo di fronte ad un caso di psicologo/a che sfrutta la sua influenza per interpretare la realtà a suo piacimento (in questo caso per fini politici), dichiarando pubblicamente l’opposto di ciò che dice la comunità scientifica.

È recente il caso della sedicente psicologa (era iscritta all’Albo B dell’Ordine del Veneto), che nel 2018 salì agli onori della cronaca per i suoi post razzisti e negazionisti nei confronti dei migranti affogati nel Mediterraneo.
Selvaggia Lucarelli la notò, denunciò tutto sul suo profilo da oltre un milione di follower e scoppiò un caso nazionale, con grande danno d’immagine alla nostra reputazione.

 

Anche in quel caso AltraPsicologia intervenne in diretta per mettere una pezza mediatica, nel frattempo che la giustizia facesse il suo corso.
Ricordo che uno dei commenti più apprezzati sotto al post della Lucarelli fu quello di Federico Zanon, ma nel frattempo la frittata era fatta: a causa del comportamento scellerato di un individuo, ne avrebbe pagato le conseguenze un’intera comunità professionale.

 

 

Che sia giunta l’ora di potenziare i corsi di laurea in Psicologia per dare più spazio all’Epistemologia, alla Filosofia della Scienza e, in generale, al metodo scientifico?

Anche una migliore selezione durante l’Esame di Stato non sarebbe male, analizzando queste credenze pseudoscientifiche di cui alcuni candidati sono portatori, prima di dargli la licenza di psicologo.
Francamente, a me interessa di più sapere che un mio aspirante collega sappia che i vaccini non servono per impiantare micro-chip sottocutanei, piuttosto che sia in grado di elencare perfettamente tutti i modelli sulla memoria a breve termine dal 1974 ad oggi.
Ma questa è solo la mia personale opinione.

Un saluto e al prossimo articolo su AltraPsicologia.it,
– Carlo Balestriere