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Un balcone di ricordi 🙂

Dicembre 2007. 

Il giorno della mia laurea L’Aquila è sommersa dalla neve.

Concludevo quel giorno una carriera universitaria brillante; professori entusiasti che si complimentano e mi stringono le mani, sicuri del mio radioso futuro nella psicologia.

Dicembre 2007: mi laureavo in psicologia e dopo 5 anni di vita in facoltà, per quanti libri avessi studiato, per quanti esami avessi sostenuto con lode e baci accademici, in realtà non avevo idea di come fosse il “mondo di fuori” per una psicologa.

Sapevo di essere brava…ma esattamente brava a far che?

All’improvviso il mondo faceva schifo.

Ma per fortuna c’era un intero anno per imparare e capire.

Solo che mentre imparavo a fare la psicologa, grazie a tutor sempre presenti e disponibili, non riuscivo a capire come fare la psicologa, quando avessi finito di imparare.

L’iscrizione all’Ordine? Devi fare quattro prove d’esame per pagare una tassa in più. E’ UNO SCHIFO.

E poi per fare che? Ma tu lo sai quanto guadagna uno psicologo? E’ UNO SCHIFO.

Che ti credi? Guarda che gli psicologi non li vuole nessuno e poi i medici ti trattano sempre male. Quelli pensano solo a dare due goccine e via. E’ UNO SCHIFO.

Concorsi? Non ce ne sono, e poi si sa, son tutti raccomandati. E’ UNO SCHIFO.

Che vuoi fare??? Aprirti la partita iva? Ma non scherziamo, le tasse sono altissime. E poi non mi parlare di ENPAP, sono solo ladri! E’ UNO SCHIFO.

Insomma, il mondo fuori era tutto uno schifo e decisamente distante dalla psicologia che avevo sognato a 18 anni e per cui avevo lottato per 5 anni di università.

Rabbia, delusione, frustrazione: a 24 anni, per quanto si sia dotati di intelligenza, ci si sia impegnati al massimo dei propri sforzi, ci si ritrova totalmente soli e smarriti in un mare magnum di cui non si possiede neanche lo schizzo di una mappa.

E di cui non si sa a chi chiedere indicazioni.

Si è soli. E chi è solo, è pure indifeso.

Indifeso da chi vuole convincerti che seguendo il suo corso di formazione lavorerai sicuramente. Tu intanto paga.

Indifeso da chi ti racconta che se la psicologia non è clinica o psicoterapia, allora è “mezza psicologia”.

Indifeso da chi ti vuole sempre un po’ “figlio e dipendente” e non “adulto e indipendente”, che sia mai inizi a dire no alle false promesse.

Indifeso di fronte a tutti quei pifferai che regolarmente a ogni campagna elettorale ti vengono a raccontare che l’Ordine ti troverà un lavoro e che i servizi agli iscritti e le campagne di promozione della professione sono le agende, i tagli dei nastri agli eventi, i pessimi docu-film a costi esorbitanti.

2007. Mentre io mi laureavo, uno sparuto gruppo di giovani colleghi si incontrava in un piccolo asilo milanese. Sui pavimenti freddi e le seggioline scomode cercavano di trasformare quella rabbia e quella delusione in qualcos’altro.

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Facevano gli psicologi della psicologia italiana… e sognavano un’Altra-Psicologia.

La immaginavano fuori dalle stanze di terapia, la immaginavano nei contesti organizzativi, nelle aziende, nelle istituzioni, nelle scuole, nello sport… la immaginavano ovunque: perché è ovunque che la psicologia può portare il suo valore aggiunto alla vita dell’individuo e della società.

E poi.

Immaginavano di riuscire finalmente a sapere come venivano usati i soldi che ogni anno versavano all’Ordine e pure quelli che versavano all’Enpap.

Immaginavano delle istituzioni che li rappresentassero per davvero, riconosciute dalla società civile, dalla politica e dalla società.

Immaginavano il potenziale della psicologia in Italia.

Dall’immaginazione, poi, hanno costruito la realtà: quella di un’Altra-Psicologia.

Una psicologia che doveva essere diversa in tutto: non do ut des, non clientelismi, non interessi di bottega, non “mi ricordo di te solo in campagna elettorale”, ma “sarò sempre qui pronto a parlare con te di quello che ti succede”, ad aggiornarci sulle novità della professione, a cercare di difenderci dai soprusi e dagli abusi.

Informazione, diritti, tutela: il tutto possibile solo grazie ad altre-relazioni.

Alla pari, trasparenti, tra colleghi e professionisti, fatte di scambi di esperienze e competenze e non difese di minuscoli praticelli.

Sono passati quasi 10 anni da quel primo meeting: ora alcuni di quei colleghi sono Presidenti di Ordini, da due anni AltraPsicologia gestisce ENPAP, dopo il più clamoroso scandalo che abbia mai attraversato la categoria e la sua economia.

In dieci anni in tanti si sono avvicinati all’associazione e grazie all’aiuto e al sostegno dei colleghi possiamo mostrare ad altri colleghi che non è tutto UNO SCHIFO.

Che i soldi che ogni anno paghiamo all’Ordine possono davvero trasformarsi in servizi, che l’ENPAP è davvero l’unica tutela per chi, nonostante la crisi economica, cerca comunque di svolgere questa professione e magari anche di mettere su una famiglia.

Provano a fermarci, ci dicono che raccontare cosa accade nelle istituzioni è sconveniente, ci mandano diffide, ci minacciano pure di denunce e querele. A volte ci portano in tribunale.

Provano a colpirci al cuore.

Quel CUORE è il nostro senso di comunità: dove chi ce l’ha fatta racconta ai più giovani come ci è riuscito, dove il flusso di informazioni e confronto è costante e continuo, dove diventiamo consapevoli che la politica è della polìs, è del nostro stare nella città.
E questa città è la “CITTA’ DELLA PSICOLOGIA” e va difesa da chi vuole farne mercato, da chi ha interesse a mantenere verticalità e dipendenza nelle relazioni, e va sviluppata in una rete di colleghi, giovani, vecchi, esperti, meno esperti, clinici, del lavoro, psicoterapeuti, di questo approccio o di quell’altro.
TUTTI INSIEME dobbiamo difendere, tutelare e sviluppare la “Città della Psicologia”.

Da soli siamo deboli, insieme possiamo costruire una psicologia all’altezza dei sogni che abbiamo!