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Ho voluto leggere e interpretare, con una lente deformata, alcuni dei concetti espressi nelle Linee Guida per l’educazione sessuale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) traendo spunto dalle affermazioni, messe a caso nel messaggio che circola da un po’ su tutti i social, circa l’ideologia “gender” e mi sono accorta di aver sfiorato la volgarità e di aver pensato in maniera ossessiva e compulsiva al sesso.
ImmagineDunque, supponiamo che questi corsi avvengano, supponiamo che siano condotti da esperti, non altrimenti specificati, con l’ausilio di materiale didattico (opuscoli, giochi,video) e magari anche di simulate. I nostri figli, in termini pratici, alla fine di un corso, sarebbero in grado di:
Da 0 a 4 anni => Tutti i bambini imparerebbero a masturbarsi. Avremo neonati, infanti e bambini “prodigio” che useranno i propri genitali per provare un piacere autoerotico.
Da 4 a 6 anni => In questa fase in cui cresce l’interesse verso nuove esperienze, i bambini continuerebbero a sperimentare pratiche masturbatorie e desidererebbero avere riconosciuti i propri diritti sessuali,ovvero: lavarsi da soli le proprie parti intime, guardarsi nudi allo specchio, fare confronti tra il proprio corpo e quello dei propri genitori, guardare con curiosità i bambini del sesso opposto, guardare incuriositi scene di nudo in tv o su internet, ecc.
Da 6 a 9 anni => Una volta consolidata la pratica masturbatoria, i bambini si concentrerebbero sul rapporto sessuale con i propri coetanei e, eventualmente, con qualche adulto. Si cercherebbe il contatto con gli altri per avere il primo rapporto sessuale, si imparerebbe a scegliere quali contraccettivi usare secondo le proprie abitudini e i propri gusti, si farebbe sesso senza contraccettivi sperando di non incappare in una gravidanza indesiderata, si cercherebbe di entrare in contatto con qualche adulto o, comunque, con qualcuno che abbia una differenza di età superiore ai cinque anni, per tentare un approccio sessuale e sperimentare i primi rapporti.
Da 9 a 12 anni => Gli ex-bambini prodigio, ormai preadolescenti navigati, scoprirebbero il piacere dell’orgasmo durante il rapporto sessuale. I ragazzi imparerebbero a eiaculare velocemente senza badare all’erezione. Si cercherebbero persone dello stesso sesso verso cui dedicare pensieri amorosi. Si farebbe sesso per sentirsi bene, come rimedio allo stress quotidiano.
Da 12 a 15 anni => Le ragazze scoprirebbero che, a seguito, di un rapporto non protetto, può avere inizio una gravidanza.
Da 15 anni => Le ragazze in stato di gravidanza potrebbero scegliere di interrompere la gravidanza se non si sentissero pronte a divenire mamme. Sia i ragazzi che le ragazze, ormai consolidata l’esperienza dei rapporti sessuali, si potrebbero dedicare alla pratica della pornografia, diventando abituali fruitori di materiale pornografico.
famiglia-no-genderCari genitori che volete giù le mani dai vostri figli, siete convinti che sia questa l’educazione sessuale di cui parlano gli esperti?
Vi siete chiesti come proteggere i vostri figli dall’eventualità che qualcuno le mani le metta veramente sui loro corpi, in maniera inappropriata, aggressiva, violenta?
Speriamo sempre che le cose non capitino ai nostri figli ma è solo attraverso l’informazione, la conoscenza e la consapevolezza che i bambini e gli adolescenti possono imparare a volersi bene e a proteggersi dai rischi dell’ambiente circostante.
Anche la vita dei bambini più piccoli si affaccia oggi sul mondo virtuale e il rischio di adescamenti è sempre dietro l’angolo. Fare educazione sessuale alla generazione dei nativi digitali rappresenta la miglior forma di prevenzione e protezione dai rischi della rete. I nostri figli (con età compresa da 0 a 12 anni), inesperti e immaturi, non hanno ancora affinato la capacità di giudizio e di discernimento.
È doveroso precisare ai genitori che queste “abilità” (mi riferisco ai termini usati nel messaggio) non verranno mai insegnate a scuola o chissà in quale altro contesto educativo, che nessun “esperto”, in virtù di un’etica, una deontologia e delle buone prassi che regolano il suo l’operato, vuole indurre tali comportamenti o abbindolare i bambini/adolescenti durante un corso di educazione sessuale. Se è vero che spaventa tanta “esuberanza” nel confronti della sessualità, dovrebbero preoccupare di più le molteplici pressioni che vengono dalle nuove tecnologie e che possono indurre i bambini e gli adolescenti a mettere in atto comportamenti rischiosi.
I diritti dell’infanzia vengono violati quando questi comportamenti pericolosi creano dolore, disagio fisico o emotivo, quando sono associati a paura, ansia, vergogna, sensi di colpa.
Gli esperti coinvolti nei programmi di educazione sessuale/emotiva/affettiva non insegnano ma educano, dove educare -che deriva dal latino “ex-ducere”- significa “trarre fuori, condurre fuori”. Non si può sapere in anticipo ciò che viene “tirato fuori” dalle persone con cui si entra in relazione, né da se stessi in relazione con quelle persone. È necessario essere pronti ad accogliere ciò che, essendo –appunto- sconosciuto, può essere motivo di turbamento o di ragionevoli incomprensioni.
I temi possono sembrare complessi e di difficile comprensione per i “non addetti” ai lavori ma non devono spaventare e scandalizzare.
Per il terrore della propaganda “gender” non si capisce che questi temi arrivano ai nostri figli prima ancora che siamo noi a poterglieli spiegare e questo può portarli a trovarsi intrappolati in atteggiamenti,  comportamenti e stili di vita pericolosi.
Noi adulti abbiamo l’obbligo di educare alla sessualità i più piccoli per aiutarli a vivere in sicurezza e a tutelarsi. Impariamo a chiamare le “cose del sesso” col proprio nome, con tranquillità, normalità e semplicità, per costruire una relazione orientata al dialogo.
Un dialogo che insegni anche che il sesso biologico da solo non basta a definire chi siamo. È risaputo che la nostra identità è una realtà complessa, composta dalle categorie di sesso, genere, ruolo di genere e orientamento sessuale.

La teoria “gender” non esiste!

È un’invenzione mediatica che diventa epidemia quando genera allarmismi e psicosi.

Educare al genere e alla differenza sembra essere l’unica strada percorribile per combattere le discriminazioni di genere e superare gli stereotipi e lasciare ad ogni essere umano la libertà di essere chi vuole essere e di vedersi riconosciuto come persona.

Lo sancisce anche la Costituzione all’articolo 3, quando dice che: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.

Compito della Repubblica è rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana.