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Il Ministero della Salute interviene nuovamente in questi giorni (Novembre 2019) nei confronti dell’UNI – Ente italiano di normazione – per chiedere formalmente di sospendere la normazione della figura del counselor, perché in palese sovrapposizione con le attività svolte da professioni sanitarie come quella dello psicologo.

Il tentativo del tavolo attivo presso l’UNI è di introdurre una norma relativa alla figura del counselor. Il contenuto del progetto di norma al momento è un generico, indistinto, opaco supporto alla persona che nella sua indefinizione potrebbe sdoganare illegittime sovrapposizioni con le professioni sanitarie.

Il Ministero della Salute era già intervenuto nel Gennaio 2019 con un fermo invito a sospendere i lavori, dopo aver raccolto la segnalazione dell’Ordine Psicologi Lazio.

Peraltro lo stesso Ministero della Salute aveva rilevato analogie con il precedente progetto di norma sul Counseling relazionale, la cui adozione fu sospesa qualche anno prima sempre su suo intervento. Come dire: ti ho fermato già una volta, ci stai riprovando con un nome diverso?

UNI però non si è fermato allo stop del Ministero. Addirittura negando la competenza del Ministero della Salute a pronunciarsi nel merito delle attività dell’Ente. Nonostante il rischio concreto di sovrapposizione di questa norma con le attività dello psicologo e il chiaro divieto contenuto anche nella Legge 3/2013 di svolgere, da parte dei professionisti delle attività non regolamentate, attività sovrapponibili a quelle sanitarie.

L’Ordine Psicologi Lazio, di fronte a questa situazione, nel Giugno 2019 ha sollecitato il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi ad intervenire. In mancanza di risposte, si è rivolto direttamente al Ministero della Salute ed al Ministero dello Sviluppo Economico, presentando una nuova istanza di intervento inibitorio per i progetti Norma UNI 1605227 e Norma UNI 1601326.

UNI ha però proseguito a oltranza, addirittura mettendo altra carne al fuoco con un nuovo progetto di normazione (UNI/CT006/GL07) sempre sulla figura del Counselor.

Siamo dunque all’ulteriore intervento del Ministero della Salute. Speriamo decisivo.

La questione è, come sempre, la tutela della salute pubblica di fronte a figure dal contorno privo di garanzie, che sfruttano la confusa definizione professionale di counseling per svolgere attività chiaramente sanitarie.

Di questi giorni è la nuova inchiesta del giornalista Luca Bertazzoni, che riprende con telecamera nascosta tre sedicenti counselor che lavorano con un minori senza il consenso dei genitori e che riferiscono condizioni delicate come un disturbo alimentare, violenza e uso di sostanze illegali.