Nuovo CNOP: fra speranze e dubbi

La lunga tornata elettorale per gli psicologi ha reso evidente che ci sono almeno tre questioni calde che attraversano trasversalmente la professione:
a) Formazione (universitaria e post universitaria)
b) Tutela della professione
c) Disoccupazione e Sviluppo della professione

Non mi sorprende quindi che le linee programmatiche del nuovo CNOP ricalchino questi temi.
Sarebbe stato bello se ne discutesse già al momento dell’elezione dell’esecutivo, votato praticamente a scatola chiusa, ma tant’è… dal punto di vista del dibattito politico c’è evidentemente ancora tanta strada da fare per tutti noi psicologi…

Entriamo nel dettaglio del programma.
a) Sulla formazione gli obiettivi sono riportare il ciclo universitario a 5 anni, sancendo così definitivamente il fallimento dello “psicologo iscritto all’albo b”; eliminare tutti i corsi universitari on line di psicologia e riformare l’esame di stato, portandolo a 2 prove e riportando il tirocinio post lauream a 6 mesi invece degli attuali 12. Obiettivi che personalmente appoggio in pieno, ma che rischiano di diventare scatole vuote se accanto alla forma non si trova il modo di agire sulla sostanza, ossia sulla qualità della formazione. Un tasto su cui troppo spesso, e a volte fin troppo evidentemente, sembrano pesare più esigenze di interessi economici di taluni (psicologi e non) che l’interesse per la salute del cittadino. Psicologi meglio preparati sono psicologi che non sentono l’assoluto impulso di iscriversi a una scuola di psicoterapia o a corsi/master dopo la laurea: riuscirà il nuovo CNOP a prendere posizioni così nette e correre il rischio di andare contro gli interessi persino di alcuni dei suoi rappresentanti?


b)
Anche sulla tutela gli intenti sono condivisibili. Si parla di azioni in favore della professione, soprattutto in contrapposizione alle cosiddette nuove professioni afferenti alla legge 4/13. Resto però perplessa in considerazione di due fatti, forse un po’ banali.
Il primo: molti dei Presidenti regionali che hanno votato Giardina hanno tra i propri sostenitori proprio il mondo del counseling. In alcuni di questi Ordini regionali sono presenti didatti di scuole di counseling. Alcuni fra questi consiglieri sono persino nelle rispettive commissioni tutela&deontologia.
Il secondo: il Presidente Giardina si è già trovato ad affrontare il tema counseling e tutela nel suo consiglio siciliano ed ha affermato che l’attività portata avanti dai counselor NON colpisce l’attività psicologica (potete leggerlo qui). Con queste premesse, l’intento di superare l’autoreferenzialità della psicologia, ridefinendo gli atti tipici e revisionando il Codice Deontologico prende tinte meno rassicuranti…


c)
Sviluppo della professione e, di riflesso, occupazione e disoccupazione per gli psicologi. Psicologo di base, psicologo nella scuola, psicologo nell’ospedale, psicologo in carcere. Tutto condivisibile, ma tutto, incredibilmente, già visto e promesso negli ultimi 20 anni, senza che mai si sia davvero concretizzato nulla. Difficile immaginare che a breve, all’interno di enti sempre più a secco di denaro, possa concretizzarsi l’implementazione in pianta stabile di uno psicologo. Dobbiamo quindi lasciar perdere? Assolutamente no. Dobbiamo perseguire questi obiettivi, ma non possono essere i soli, perché il presente racconta di una categoria fatta prevalentemente da giovani, donne, liberi professionisti. Psicologo di base & co sono certo un futuro auspicabile, ma dubito davvero che saranno il nostro presente. E non possiamo pensare al futuro senza tenere conto dell’attualità, a meno di non sostenere in toto una visione cinica che spazza via una intera generazione di psicologi. Una generazione di psicologi, la mia, che penso abbia bisogno di qualcosina in più di una riffa da 300mila euro. Questo non lo trovate scritto nel programma, ce l’ha raccontato il Presidente Ordine Lazio, Nicola Piccinini. Il CNOP ha 600mila euro in cassa: l’idea è quella di investirne la metà in borse di studio da mille fino a tremila euro per gli iscritti. Io ho terminato da poco il trasloco in un nuovo studio: questo ha comportato spese di contratti, mobili, traslochi. Trovare anche “solo” mille euro a terra mi avrebbe fatto di certo molto comodo. Ma se io tra un anno lo studio lo chiudo, quei mille euro che valore hanno generato? Nulla, né per me né per gli psicologi italiani. Come averli buttati dalla finestra. Preferirei che questo surplus di risorse venisse investito per aiutarmi a rendermi più brava a non farmi chiudere lo studio dopo un anno, per allenare la vista e trovarli da sola mille euro a terra. O, se proprio non sapete che farne dei soldi che stanno al CNOP, allora prendetene di meno, così TUTTI pagheremmo una quota di iscrizione più bassa ai nostri rispettivi ordini regionali…

Il programma si chiude con l’organizzazione interna. Si parla di nuovo sito web e nuovo impegno nella comunicazione con gli iscritti e con i cittadini. Dispiace non vedere nessun accenno ad un impegno ad una maggiore trasparenza dell’ente. Ragionerò come mio nonno, ma trovo che qualsiasi comunicazione efficace non possa prescindere dalla trasparenza. A 20 anni dalla nascita della professione, abbiamo dovuto aspettare il 2014 per sapere per la prima volta che succede durante le riunioni, e ce l’ha dovuto raccontare un presidente sul suo sito personale. Nella sezione amministrazione trasparente del sito non c’è nulla. Gli iscritti non possono assistere alle riunioni. Nel 2014 abbiamo scoperto che il CNOP ha un bel bottino in cassa. Nulla sappiamo su come siano stati investiti gli altri soldi nelle precedenti consigliature, se non qualche informazione “di corridoio” su quanto sia costato il film “La psicologia italiana raccontata a mia figlia”.

Il 5 e 6 Settembre nuovo appuntamento al consiglio nazionale. Si decideranno i componenti delle varie commissioni deliberate. Spero si inizieranno a discutere le azioni concrete con cui perseguire le intenzioni programmatiche e spero vivamente che ogni perplessità venga spazzata via!