Tirocini ed esame di stato: a che punto siamo?

Nel CNOP straordinario del 31 Marzo sono state portate in approvazione le bozze di quelli che dovrebbero essere i decreti attuativi della L.163/21, la norma che, di fatto, cambierà due dei tre elementi della classica “triade formativa” Università – Tirocinio – Esame di Stato.

Va premesso che al momento si tratta di BOZZE e come tali vanno trattate, per cui non ne diffonderemo qui i dettagli in quanto potrebbero essere soggetti a cambiamenti anche importanti.
Riteniamo opportuno rimandare le informazioni più concrete a quando i decreti saranno pubblicati in Gazzetta Ufficiale.

Il testo esaminato rappresenta il compromesso negoziale tra le componenti Ordinistiche, Ministeriali e Accademiche e l’equilibrio raggiunto nel testo approvato dal CNOP a Marzo, pur garantendo una significativa autonomia organizzativa agli Atenei, sottolinea espressamente la natura professionalizzante dei tirocini.
Considerata l’urgenza per le prossime scadenze EDS e l’esigenza di fronteggiare la mole di lavoro attuativo dei decreti da parte di Atenei, Ordini e candidati all’esame, al CNOP di fine aprile i Presidenti di AltraPsicologia hanno richiesto sulle tempistiche e ci è stato comunicato che l’uscita dei decreti è imminente.

COSA SI ACCINGE A CAMBIARE?

a) L’attuale tirocinio annuale post-lauream viene ridotto a 750 ore e completamente riassorbito durante il percorso di studi, pari a 30 CFU (10 alla Triennale più 20 alla Magistrale – di cui almeno 14 presso idonee strutture esterne).

b) I corsi di studio verranno ristrutturati di conseguenza dagli Atenei, ed è prevista una “fase di transizione” per chi si trova ora “a metà del guado” (iscritto a Magistrali, che sta svolgendo ora il Tirocinio…).

c) L’Esame di Stato (ora: “Prova pratico-valutativa”, PPV) verrà svolto in forma di prova orale unica, con programma ridotto rispetto alle attuali 4 prove: si focalizzerà sul tirocinio svolto e sugli aspetti legislativo-deontologici della professione. Dovrà essere sostenuto poco prima dell’esame di laurea magistrale (in analogia ad altre professioni sanitarie).

d) Per essere Tutor di tirocinio si dovrà essere abilitati da almeno 3 anni, per essere Commissario della PPV da almeno 5 (rispetto ai 10 anni di ora).

 

QUALI SONO LE SFIDE APERTE?

Inutile nascondere che vi sono molte sfide aperte, in questo nuovo modello formativo.

In primis la selezione e formazione dei Tutor e dei Commissari.

E’ un capitolo che per AltraPsicologia andrà affrontato in maniera organica: il ruolo dei Tutor di Tirocinio diventerà più rilevante, con un rapporto ancora più stretto con l’Università.
E’ quindi necessario definire linee condivise per la selezione, formazione iniziale e l’attività generale dei Tutor, che dovranno essere accompagnati e sostenuti affinchè possano a loro volta sostenere bene i tirocinanti.

In secondo luogo, la compensazione degli stessi.

Abbiamo più volte sollevato il tema della necessità di prevedere forme adeguate di riconoscimento del delicato e impegnativo ruolo svolto: ai Tutor e Commissari si chiederà tanto, ed è quindi necessario che Università e Ordini si impegnino a co-definire forme di adeguato supporto e riconoscimento (percorsi di aggiornamento a loro dedicati dagli Ordini, condizioni di vantaggio o riduzioni di costi per l’accesso ai servizi degli Atenei, iniziative congiunte riservate, etc.).

Terzo, il tema della qualità professionalizzante dei tirocini.

Il testo dei Decreti enfatizza, anche grazie alla posizione nettamente assunta su questo dalla parte Ordinistica, la necessità di focalizzare i tirocini su attività il più possibile pratiche e professionalizzanti; si apre adesso la sfida di renderle effettivamente tali, che tra Ordini e Atenei dovremo impegnarci a definire con criteri qualitativi adeguati.

 

“A BRAVE NEW WORLD”?

Vi sono diverse potenzialità, nella riforma.
I tutor avranno ora un ruolo ancora più strategico : oltre a far sperimentare le attività “specifiche” del proprio contesto individuale, dovranno impegnarsi attivamente nel fornire ai tirocinanti una visione panoramica più ampia degli assetti professionali del lavoro di psicologo.

Abbiamo l’opportunità di rifondare diversamente il rapporto tra mondo professionale e mondo universitario, con maggiore integrazione, sinergia e collaborazione attiva (ma solo se tutte le parti – studenti, Atenei, professionisti – si sentiranno fortemente responsabilizzate a questo).

“APOCALIPSE NOW”?

Non ci nascondiamo però neanche le potenziali criticità di questo scenario:

a) La formazione degli psicologi diventerà più breve, con la perdita di alcune centinaia di ore di tirocinio (che viene svolto in modo più precoce da studente triennale / magistrale, e quindi con ancora minori “gradi di libertà” nelle attività svolte), e la compressione di diversi insegnamenti (in particolare a livello Magistrale).

b) L’eccessiva eterogeneità degli approcci tutoriali, uniti all’enorme numero di tirocini da attivare (in particolare nelle sedi Universitarie più grandi) rischia di non garantire una “base comune” di pratiche e competenze solidamente condivise da tutta la comunità professionale nazionale.

c) Anche la semplificazione eccessiva dell’Esame di Stato, che perde tutte le sue parti di valutazione delle competenze clinico-applicative e progettuali (non sempre condivise in modo analogo nei percorsi formativi nazionali), può non essere un reale vantaggio per il giovane professionista che entra nel mercato del lavoro.

Questo modello, se non adeguatamente implementato, rischia quindi di rendere più fragile la formazione “professionale” iniziale dei giovani psicologi, rendendoli più dipendenti anche dalla necessità di importanti integrazioni formative professionalizzanti post-lauream, magari nel mercato privato.

Come ogni grande cambiamento, porta con sé molte luci e molte ombre.
Starà alla responsabilità condivisa di tutta la nostra comunità professionale, attuale e futura, bilanciarle al meglio.