LETTERA APERTA AGLI PSICOLOGI PUGLIESI
di Giuseppe Fucilli
Cara/o collega,
ti invito a spendere un pò del tuo tempo leggendo il programma della lista di AltraPsicologia e la nostra presentazione.
Notizie ulteriori sulla storia di AltraPsicologia e sulla nostra proposta di “governance della professione” le trovi facilmente sul sito dell’associazione e su facebook (AltraPsicologia Puglia).
Ci tengo però a sottolineare e chiarire anzitutto il senso e gli intenti delle candidature, la lettura dello scenario che ci ha convinti in questa sfida.
La campagna elettorale …. un’occasione per riflettere sullo stile.
In Puglia purtroppo, diversamente che in altre regioni italiane (tra le quali la Lombardia dove AltraPsicologia è presente in maggioranza nel Consiglio), non è stato previsto alcun momento o luogo ufficiale e condiviso da tutti per l’esposizione ed il confronto di candidature e programmi.
Alle nostre osservazioni in merito è stato risposto che non spetta all’Ordine, che non è possibile ….. perché non esisterebbero liste, essendo le candidature puramente individuali. Lascio a te ogni deduzione su questo modo di “organizzare” ed evidenziare l’evento democratico che ci permette di scegliere chi “governerà” la professione.
Io penso invece che il confronto, anche attraverso un moderato conflitto tra idee, possa servire a tutti per crescere e permettere di selezionare le persone e le proposte migliori.
Ma soprattutto sono convinto che ogni collega abbia il diritto e dovere di essere informato prima di votare sul futuro della sua professione.
Ho la certezza che l’Ordine possa svolgere diversamente il ruolo e la funzione istituzionale che gli spetta. Una istituzione è qualcosa al di sopra delle parti e delle contingenze, è garanzia di continuità e imparzialità. Una istituzione dovrebbe disporre un organo “terzo” capace di assicurare equità di spazi, approfondimento dei temi e moderazione nei modi e nella presentazione delle candidature.
Mi candido per ottenere in futuro anche questo.
In quanto alla negazione dell’esistenza delle liste (però composte e ampiamente divulgate da alcuni consiglieri “uscenti” che si sono ricandidati) penso che essere presenti nel futuro Consiglio in quanto rappresentanti di un’associazione che fa politica professionale (non sindacale) da 8 anni su tutto il territorio nazionale, ove ha acquisito esperienza e concreta competenza, sia una necessità ed un elemento di garanzia e serietà.
Perché è importante il tuo voto
Che gli psicologi come professione siano in grave difficoltà lo dicono pochi numeri, relativi a occupazione e reddito medio, che dipingono una realtà che è inutile negare, e di cui oggi tutti noi possiamo e dobbiamo farci carico, al di là delle presunte colpe. Anche chi lavora nei servizi pubblici non se la passa benissimo e vede spesso la sua professione sempre più svalutata e messa all’angolo. Siamo una categoria in difficoltà e per di più in una società in grave crisi socioeconomica.
E’ necessaria un’azione di rilancio.
Il nostro lavoro comporta una specifica competenza a riflettere sulle relazioni e sugli affetti che caratterizzano la convivenza, offrire il nostro contributo alla società comporta pertanto ripensare anzitutto a come noi, psicologi, ci prendiamo cura della nostra stessa professione, come la organizziamo e la proponiamo.
Il voto è ora lo strumento per decidere importanti aspetti delle politiche che potranno favorire o meno un cambiamento ed un processo di sviluppo della professione e degli psicologi.
La gravità della crisi sociale ed economica pretende che non si perdano altri anni preziosi prima di iniziare a rendere la psicologia vicina al contesto in cui viviamo, più presente quando si discutono i temi ed i problemi più rilevanti della nostra società…
Perché votare proprio AltraPsicologia
Non è il momento di votare secondo logiche “emozionali” centrate sulla mera simpatia o conoscenza personale. Quando penso alle diverse candidature presenti in Puglia, per cercare di comprenderle e distinguerle, mi domando: cosa tiene insieme i diversi gruppi o movimenti? Interessi di parte o una visione complessiva, di insieme? E quale la loro storia di impegno professionale? Dov’erano solo un anno fa?
Prendo dal collega Zanon una riflessione calzante. “Alcuni sono un po’ : associazioni politiche che non hanno una visione d’insieme, ma rappresentano soltanto parti, problemi limitati della società. Come per i gruppi che basano la loro identità di gruppo sul fatto di essere ‘Giovani Psicologi’, il tempo e non la politica li metteranno di fronte ad una perdita di identità. E quindi forse a perdere il radicamento motivazionale della loro attività politica”.
Sottolineo che i consiglieri uscenti (e le loro liste) che oggi propongono innovazioni e idee di sviluppo, dopo anni di inattività ed occasioni perse, debbano anzitutto spiegare a tutti cosa hanno sinora prodotto, piuttosto che sfuggire ad ogni forma di contraddittorio.
Per noi l’Ordine è l’organizzazione che si è data la comunità professionale per non lasciare solo il collega che si confronta con prevaricazioni, situazioni di lavoro non sostenibili, pretese distorsioni della mission o del ruolo, abusi, problemi connessi all’organizzazione o all’autonomia del lavoro. Saremo al suo fianco. Lo conferma la storia di AltraPsicologia.
La nostra “visione”: Creare cultura psicologica per offrire un maggior contributo allo sviluppo della società.
E’ necessaria una politica professionale che metta insieme tutti nella ricerca attiva di nuovi ambiti e funzioni di lavoro, ci interesseremo della gente per sviluppare nella gente nuovo interesse per la psicologia, e stimolare così nuovi potenziali clienti. Nostro intento è permettere alla professione di gestire e trattare nuovi problemi proponendosi in contesti sinora trascurati.
Saremo soprattutto in ascolto di una società che vive una moltitudine di difficoltà legate alle relazioni e alla convivenza, in un momento di crisi sociale ed economica molto grave. In questo scenario la psicologia deve proporsi con chiarezza evidenziando puntualmente la propria utilità, infrangendo la rappresentazione del senso comune che rischia di farle assumere un ruolo sempre più marginale e ininfluente sui temi socialmente più rilevanti.
Ricordo ad esempio che quando l’economia tratta dimensioni quali la speranza, l’ottimismo, o altri indici he descrivono atteggiamenti o comportamenti della gente, non fa riferimento all’azione professionale degli psicologi.
Cercheremo quindi di sviluppare e rinnovare il mandato sociale della professione (ciò che la società si aspetta da noi) costruendo nuovi nessi tra le competenze che ci caratterizzano e i problemi dei nuovi potenziali clienti.
In questo specifico passaggio gioca un ruolo importante la capacità di slegare la nostra professione dallo stereotipo di natura medica e sanitaria, per ampliarne la funzione a tutti gli ambiti della convivenza sociale organizzata, ponendoci in ascolto e collaborazione con altre professioni, con i loro linguaggi e saperi. Cercando nella ricerca (universitaria e non) e nella capacità di impresa il motore del nostro sviluppo.