Intervista a Felice Torricelli, Presidente ENPAP.
Autore: Massimiliano Massaro – Psicologo del Lavoro e delle Organizzazioni
La psicologia seppur sia una scienza “giovane”, nella sua pluralità di aree di applicazione è da sempre stata feconda di teorie e metodi di intervento nella pluralità delle sue aree di applicazione capaci di offrire contributi utili alle persone e alla comunità.
Tra queste aree un ampio settore di applicazione riguarda la “Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni”, purtroppo non molto conosciuta nei suoi diversi ambiti operativi, ma viva e feconda nel contribuire allo sviluppo delle aziende e delle organizzazioni.
Ma quanti sono intanto gli Psicologi iscritti a ENPAP che oggi offrono a diverso titolo servizi nei contesti organizzativi?
Lo abbiamo chiesto a Felice Torricelli, Presidente dell’Ente previdenziale degli Psicologi Italiani (ENPAP).
Felice, innanzitutto quanti sono i colleghi iscritti ad ENPAP e che caratteristiche hanno secondo gli ultimi dati?
Il totale dei Colleghi liberi professionisti attivi in Italia, e quindi iscritti al nostro Ente di Previdenza è di circa 65.000 in questo momento. 65.000 persone, che per sé e per le loro famiglie, contano sull’ENPAP per potersi garantire un futuro pensionistico sereno e sostenibile ma devono, al contempo fare i conti con redditi mediamente bassi che impediscono l’accumulo di un risparmio significativo per la pensione.
L’aumento degli iscritti risulta costante negli ultimi anni, con circa alle 4000 nuove iscrizioni annuali, un aumento in percentuale intorno al 7-8% annuale, che finora ha comportato all’incirca il raddoppio del numero degli iscritti in otto anni.
Un dato ulteriore che caratterizza la nostra categoria professionale è il genere. La percentuale di donne iscritte ad ENPAP si attesta all’83%. E questo dato è in aumento: le iscrizioni più recenti hanno visto una percentuale dell’ 86% del genere femminile. Preoccupante è che – come accade per tutte le libere professioni, non solo in Italia – le donne guadagnino significativamente meno degli uomini: circa il 40% in meno rispetto agli uomini. Questo ha ricadute, chiaramente, anche sull’entità della loro pensione futura, che – lo ricordo – dipenderà direttamente da quanto avremo accumulato con i contributi previdenziali durante la vita lavorativa.
Quanti sono i colleghi che dichiarano di occuparsi di psicologia del lavoro?
Ogni anno chiediamo ai Collegi in fase di dichiarazione dei redditi, di indicarci i due settori principali entro cui svolgono le loro prestazioni professionali.
I numeri che abbiamo in questo momento ci dicono che tra gli iscritti Enpap, fra i 2000 e i 2500 colleghi si occupano di psicologia del lavoro. Nella rilevazione relativa al 2017 (dati di quest’anno 2018 di prossima elaborazione), 1621 dichiarano quale area di attività principale le prestazioni svolte come Psicologi del Lavoro, e altri 732 Colleghi dichiarano la Psicologia del lavoro come attività secondaria rispetto al loro fatturato.
Qual è stato il trend di fatturato negli ultimi tre anni per chi offre servizi in ambito organizzativo?
I colleghi che dichiarano di occuparsi di Psicologia del Lavoro producono redditi decisamente superiori rispetto a chi si occupa, ad esempio, di Psicologia Clinica e di Comunità. Il reddito medio dei Colleghi che si occupa di Psicologia del Lavoro risulta essere, nel 2017, intorno ai 21.000 euro, mentre per i Colleghi che si occupano di Psicologia Clinica e di Comunità emerge essere intorno ai 14.000 euro, in termini di media nazionale.
Nell’ultimo anno di cui abbiamo le dichiarazioni reddituali dei Colleghi, il 2018, c’è stato, a fronte dei dati ancora grezzi ad oggi a disposizione, un generale miglioramento dei redditi. Si rileva un aumento di circa il 4% dei redditi, tendenzialmente spalmato su tutte le aree di prestazione psicologica.
Interessante è il dato per cui, per quanto aumenti ogni anno il numero di iscritti ad ENPAP (del 7/8 % circa), questi nuovi ingressi nella Professione, non impattano sulle medie dei redditi pro capite. Aumenta invece il fatturato complessivo della categoria: abbiamo ampiamente superato il miliardo di euro di fatturato complessivo come Psicologi. Vuol dire che i nuovi colleghi che entrano nella Professione, non tolgono lavoro a chi è già avviato, ma esiste, invece, un mercato delle prestazioni professionali da Psicologi che si espande di anno in anno, ed assorbe così la disponibilità di nuovi Psicologi.
Come sappiamo, l’ attività di Psicologo del Lavoro è ricondotta molto spesso nell’immaginario comune al ruolo di colui che fa solo selezione del personale. I diversi, vastissimi ambiti di intervento in campo organizzativo sono ancor oggi poco conosciuti.
Può il nostro Ente Previdenziale fare qualcosa per far conoscere e promuovere questa competenza degli Psicologi? Sembrano esserci occasioni ancora più ampie di quelle colte finora, in questo settore.
Ci sono tantissimi ambiti della Psicologia che possono dare molto al Paese e alla società, se valorizzati e utilizzati come sarebbe opportuno. Siamo in una fase storica di grandi transizioni costanti e continue. La crescente precarietà che dall’ambito lavorativo e economico si è estesa al mondo delle relazioni e finanche a quello dei valori diventa pervasiva di ogni ambito di espressione umana, accentuando inquietudini di cui non possiamo evitare, da Psicologi, di farci carico.
Questi cambiamenti pongono ogni persona di fronte ad una serie di questioni nuove e complesse, dirompenti anche sul piano identitario, e come Psicologi siamo sempre più chiamati ad offrire, a chi tenta faticosamente di destreggiarsi intorno a queste tematiche, strumenti per orientarsi e dare significato alla quotidianità. Ma non è semplice né immediato. La professione sconta una serie di bias, tanto difficili da superare, quanto le nostre competenze più ampie sono poco valorizzare e conosciute ai più.
Nel mondo del lavoro, abbiamo ad esempio competenze vastissime che purtroppo non sono conosciute e vengono quindi applicate in termini estremamente limitati. La psicologia del lavoro, seppur in altri paesi sia fortemente integrata nelle organizzazioni produttive, in Italia fatica molto a consolidare la sua identità come professione di utilità sociale.
Come ENPAP abbiamo un preciso progetto di valorizzazione a questo riguardo. Da tempo siamo impegnati a rappresentare ai decisori politici, politici, agli interlocutori Istituzionali, ai potenziali committenti e all’opinione pubblica che cosa possiamo fare, da Psicologi, per migliorare la vita delle persone e le opportunità di sviluppo dell’intero sistema Paese.
In questi mesi ENPAP, tra le altre iniziative, ha attivato un Tavolo Tecnico, cui parteciperanno Colleghi esperti in Psicologia del Lavoro, proprio per iniziare a comunicare all’esterno le competenze che abbiamo e che possiamo mettere a disposizione della collettività per aiutarla ad affrontare, in maniera più efficace e creativa, le sfide della contemporaneità. Per farlo siamo partiti dal contributo che la Psicologia può dare per ridurre gli errori e gli incidenti sul lavoro.
Con il Tavolo Tecnico, stiamo programmando per la seconda metà del 2020, un convegno che sarà di forte promozione della Psicologia del Lavoro, uno spazio che possa facilitare l’interlocuzione diretta con i potenziali committenti e con i decisori pubblici, spingendo anche per la riformulazione di alcune norme che ad oggi limitano grandemente l’espressione delle potenzialità della Psicologia del Lavoro in Italia.
Come ENPAP manteniamo altissimo l’impegno a valorizzare le competenze della nostra categoria in modo da continuare ad aumentare le occasioni di lavoro e di reddito per gli Psicologi. È solo in questo modo che potremo raggiungere l’obiettivo di erogare pensioni adeguate: con poco lavoro e con poco reddito non è possibile accantonare i contributi previdenziali che sono necessari, per legge, ad avere una pensione sensata.
ENPAP c’è la mette tutta ma ancora molto c’è da fare: se l’impegno su questo fronte fosse sinergico tra Ordini ed ENPAP potremmo essere ancora più efficaci. Conto che nel prossimo futuro la collaborazione tra le nostre istituzioni di categoria possa prendere la forma che è necessaria, per dare concretamente l’occasione alla nostra Professione di contribuire più attivamente allo sviluppo del Paese e al benessere delle persone che lo abitano.
La valorizzazione del contributo dello psicologo (del lavoro e delle organizzazioni, ma anche della salute occupazionale ed altre, in quanto le aree di pratica non sono nettamente definitive,) è stata uno degli obiettivi del CNOP con l’adesione in qualità di partner nazionale alle campagne EU-OSHA a partire dal 2016, dopo un contributo alla campagna 2014-15. In particolare, il CNOP ha raccolto esempi di successo attraverso un invito a segnalare interventi attuati che sono stati illustrati nei convegni del CNOP alla presenza di rappresentanti di istituzioni (INAIL, Coordinamento tecnico regionale per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, Consiglio Nazionale degli ingegneri, Agenzia Nazionale per la Sicurezza delle Ferrovie, etc.) ,rappresentanti nazionali di organizzazioni sindacali e datoriali, addetti ai lavori, colleghi psicologi. Alcuni esempi di successo raccolti dal CNOP sono stati anche selezionati, divulgati e premiati nella giornata conclusiva dal Focal point EU-OSHA presso l’INAIL e al quale partecipano varie istituzioni (es. Ministero lavoro, Ministero salute, ISS, etc.), organizzazioni datoriali (Confindustria, Confartigianato, etc.) e sindacali (CGIL, CISL, UIL, etc.), oltre all’ANMIL. In particolare, sul tema della prevenzione di errori e incidenti, segnalo le presentazioni di Alvaro e Paguro e Mariani et al a questo link http://www.psy.it/firmato-il-protocollo-tra-cnop-e-consiglio-nazionale-ingegneri-cni-a-margine-del-convegno-legato-alla-campagna-eu-osha.html . L’intervento di Mariani et al è stato premiato nell’evento conclusivo della campagna EU-OSHA a Matera, ricevendo apprezzamenti in particolare esponenti Confartigianato e Federchimica e a cui il CNOP era presente per la premiazione dei partner.