Psicologi lombardi e DSA: nel palazzo di vetro è vietato l’ingresso

Abbiamo già parlato QUI della legge 170/10 sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento a livello nazionale, ora vogliamo informare i lettori su quanto accaduto in Lombardia.

Diciassette lettere sul solo tema, scottante, dei DSA sono partite dall’Ordine Psicologi della Lombardia verso la Regione. Alla fine, una perfino al Presidente Formigoni. Ma dalla Regione non è mai arrivata nessuna risposta.

Eppure sono cinquantamila i bambini e i ragazzi che soffrono di dislessia, disgrafia, discalculia in Lombardia.

Non sono malati: hanno un diverso modo di apprendere e bisogno di un modo di insegnare diverso, che le scuole lombarde offrono a chi presenta uno specifico certificato. Finora esso poteva essere ottenuto facilmente, ma la Regione Lombardia inspiegabilmente ha complicato la procedura emanando un regolamento che si deve definire quanto meno bizzarro.

A seguito della circolare della Regione emanata il 5 luglio 2011, in applicazione della Legge nazionale 170/2010, ora servono ben tre diagnosi (psicologo, neuropsichiatra e logopedista) al posto di una per avere la fatidica “certificazione”; così i genitori dei bambini con i DSA si ritrovano a dover pagare parcelle che si sono magicamente moltiplicate per tre.

I genitori insorgono e così gli psicologi, che scrivono alla Regione la quale rimane, come direbbe il poeta, tremando, muta. Eppure non si tratta di soldi, in questo caso. La verità è che la Regione Lombardia non parla con tutti, non apre a tutti la sua porta.

Eppure le occasioni per collaborare in direzione del benessere dei cittadini ci sono state, eccome, esprimere un parere tecnico come professione e come professionisti, le prescrizioni, i tirocini, i concorsi, per non parlare dell’altra grande famiglia, quella socio sanitaria, e quindi i consultori, i centri di terapia familiare che sono spariti, i minori autori di reato la cui valutazione e il cui trattamento deve essere affidato a personale competente e su cui è ancora in corso una discussione in cui anche l’ovvio sembra difficile da spiegare.

Sui DSA la proposta formulata dell’Ordine è quella di revisionare le disposizioni attuative della Regione per semplificare la diagnosi e la conseguente certificazione di DSA, pur mantenendone l’assoluta validità scientifica, stabilendo che essa possa essere effettuata da un solo sanitario (psicologo o neuro-psichiatra), eventualmente coaudiuvato dal logopedista, e che sia il sanitario stesso a valutare la necessità di un’eventuale consultazione con uno o entrambi gli “altri colleghi”. Una roba normale, come si fa in altre Regioni, come la Liguria in cui la Regione ha in primis interloquito con chi la diagnosi di DSA la fa per mestiere.

 

Analoga posizione in Lombardia è stata espressa dalla ASL di Bergamo e da AIRIPA (Associazione Italiana per la Ricerca e l’Intervento nella Psicopatologia dell’Apprendimento), che ha partecipato al tavolo tecnico di confronto in Regione insieme all’Ordine degli Psicologi.

 

In questi anni abbiamo visto la Regione, e le Regioni troppo spesso decidere le questioni sanitarie in base a criteri misteriosi.

Autorevoli ma forse anche autoritarie e distanti, le istituzioni usano spesso poteri e strumenti e i propri “uomini” di cui raramente si conosce perfino il nome.

Oggi ci sono inquisiti e sospetti in Lombardia. Di sicuro, l’amministrazione, la buona amministrazione di un bene come la salute pubblica andrebbe condivisa con chi di quel bene si occupa, i medici, gli psicologi, ma anche farmacisti, ostetriche, infermiere e soprattutto cittadini.

Purtroppo la sensazione è che in quei palazzi di vetro spesso si dimentichi di tenere le porte aperte, per cui entrare è un pò tanto, troppo difficile.