Oggi torno a scrivere di uno psicologo – quello che lavora nei centri di riabilitazione – che proprio non sembra trovar pace… tant’è che nel 2017 il suo lavoro viene ancora una volta messo in discussione.
E pensare che in Campania c’è un’apposita legge regionale (11/84) a prendersi cura di lui.
Per meglio capire la sua storia dobbiamo però fare un passo indietro, perché noi di AP Campania quando vediamo una realtà che funziona e che rende felici i nostri colleghi proprio non riusciamo a rimanere indifferenti:
-2006: I PRIMI SEGNALI
I colleghi campani si uniscono in un “Comitato di lotta in difesa della Psicoterapia” che si oppone alla volontà da parte delle Istituzioni sanitarie di interrompere improvvisamente le prestazioni di Psicoterapia erogate in convenzione
(Leggi qui –> Eutanasia psichica: un grave problema per molti colleghi campani).
-2007: IL PRIMO ATTACCO
Proprio quando l’allarme sembra essere rientrato, l’attacco ai colleghi della riabilitazione (circa 330 in Campania) riprende con tutta la sua forza.
Il messaggio è chiaro: la ASL NA1 emana una circolare nella quale afferma che la presenza dello psicologo non è più necessaria per convenzionare un Centro di Riabilitazione.
Gli psicologi si mobilitano – seppur in modo confuso e poco coordinato – e solo per caso l’emergenza rientra, senza però affrontare una questione che di fatto rimarrà latente e irrisolta.
-2010: IL SECONDO ATTACCO
Il lupo perde il pelo ma non il vizio!
Nel 2010 arriva infatti l’ennesima mazzata: dapprima viene ridotto il budget per i Centri di Riabilitazione (5% all’anno) e poi, come se non bastasse, lo psicologo-psicoterapeuta non viene inserito nella COM (Capacità Operativa Massima) a differenza dei medici, logopedisti, fisioterapisti e psicomotricisti.
-2012: LA BEFFA
Mentre il Ministero del Lavoro prova a regolamentare i rapporti di lavoro al fine di trasformare determinate categorie di contratti di collaborazione in assunzioni a tempo indeterminato (e i colleghi della riabilitazione avrebbero potuto rientrarci a pieno) vengono escluse le professioni regolamentate da un Ordine.
(Leggi qui –> Il pandapsicologo nei Centri di Riabilitazione)
(E qui –> Psicologi campani e riabilitazione: la nostra idea).
-2015: IL PRIMO E TIMIDO TENTATIVO DI RISPOSTA DA PARTE DELL’ORDINE CAMPANIA
Bisognerà aspettare il 21 febbraio 2015 (quasi 10 anni dopo) per vedere l’Ordine Campania ricordarsi di questa importante fetta di colleghi. L’incontro “Idee in piazza sui centri di riabilitazione” finisce però in un nulla di fatto, come potete leggere nel mio articolo di marzo 2015:
(Leggi qui –> Lettera ad uno psicologo (della riabilitazione) mai nato)
-2017: IL TERZO ATTACCO
Gli psicologi della riabilitazione, sempre più soli e indifesi, si ritrovano di nuovo sotto attacco 11 anni dopo… ed anche questa volta l’arma bianca è una delibera!
Nello specifico facciamo riferimento alla delibera n. 1213 del 6/9/2017 della ASL NA 2 Nord, Distretto 43 di Casoria che recita testualmente (Attenzione! Il testo seguente potrebbe urtare la vostra sensibilità!):
“In ottemperanza alle disposizioni aziendali circa l’appropriatezza descrittiva e setting di cura psicoterapica, si comunica quanto segue. A far data dal 06 settembre 2017, non saranno più autorizzati cicli di psicoterapia individuale e familiare, se non associati ad altri trattamenti. Inoltre, al fine di consentire la DISASSUEFAZIONE al trattamento, sempre a far data dal 06 settembre 2017, i trattamenti in corso avranno scadenza a 30gg.”
A firmare sono il Referente Distrettuale dott. Giuseppe Dicuonzo e il Direttore del Distretto 43 dott. Francesco Pecci.
DISASSUEFAZIONE. Si, avete letto bene.
In molti dopo aver letto questa missiva ancora fanno fatica a riprendersi.
Increduli abbiamo quindi chiesto spiegazioni a Vincenzo Mazza, Presidente di UPRI (Unione Psicologi Riabilitazione Italiana) al quale abbiamo posto una semplice quanto insidiosa domanda:
“Cosa sta accadendo al contesto riabilitativo in Campania? Tu che ci lavori da anni e conosci a fondo questa realtà, cosa puoi dirci a riguardo?”
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“La nostra professione e l’assistenza a migliaia di cittadini, soprattutto bambini e adolescenti che usufruiscono della psicoterapia in un contesto privato convenzionato, sono nuovamente minacciate.
Queste delibere sostengono che la psicoterapia (individuale e familiare) non possa essere erogata nell’ambito riabilitativo se non affiancata ad altri trattamenti riabilitativi, ovvero nell’ambito di un progetto sanitario globale. Niente di più falso!
La Legge Regionale 15 Marzo 1984, N° 11“ Norme per la prevenzione, cura e riabilitazione degli handicaps e per l’inserimento nella vita sociale ” che regolamenta e disciplina la psicoterapia individuale e familiare, nell’ambito della sanità privata accreditata ovvero nei centri di riabilitazione, prevede la prescrizione del trattamento psicoterapeutico anche singolarmente, addirittura in ambito domiciliare, ambulatoriale ed extramurale. È pertanto inconcepibile prescindere da una realtà che ineccepibilmente dimostra quanto i centri di riabilitazione, sebbene strutture sanitarie gestite da privati, siano a tutti gli effetti strutture che prestano assistenza per il Servizio Sanitario Nazionale, specie con l’accreditamento definitivo.
Qualche giorno fa – prosegue Vincenzo Mazza – durante un contratto terapeutico (prassi relativa alla verifica periodica del percorso psicoterapeutico a cui partecipano tutti i soggetti coinvolti: utente, neuropsichiatra dell’ASL etc.) con non poco stupore ho appreso della probabile esistenza di una “legge” che tratterebbe del riassetto della Neuropsichiatria nelle ASL. Qualora questa “legge” dovesse essere pronta per il suo esordio trionfale andrebbe a suggellare una serie di delibere e comunicazioni emanate ultimamente che arbitrariamente interrompono i trattamenti psicoterapeutici quando non affiancati da altri trattamenti riabilitativi.
Molteplici ed inevitabili sono gli interrogativi che noi psicologi e psicoterapeuti della riabilitazione, che da anni lavoriamo nella Sanità Privata Accreditata, ci poniamo.
Circa due anni fa infatti, nel mese di Marzo 2015, abbiamo appoggiato l’operato del nostro Ordine allorquando ravvisammo la necessità che anche lo Psicologo facesse parte del gruppo di Lavoro Regionale per l’implementazione del Piano di Indirizzo per la Riabilitazione, previsto dall’Accordo Conferenza Stato-Regioni del 10/2/2011, figura che fino ad allora era assente (posizione poi ricoperta per “auto conferimento” dalla stessa Presidente dell’Ordine). Oggi, in virtù di quello che era sembrato un traguardo raggiunto, non possiamo non esprimere i nostri dubbi e porci delle domande: di cosa si è discusso a quel tavolo Regionale in questi anni? Com’è possibile che nessuno psicologo della riabilitazione sapesse nulla di questa manovra in atto?
La fantomatica “legge” prevede la creazione di specifici Nuclei di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (NNPIA) che “potrebbero” erogare direttamente le prestazioni necessarie al trattamento abilitativo e riabilitativo ricorrendo alla formazione di specifici elenchi di professionisti, dipendenti o convenzionati con comprovata esperienza e formazione in approcci terapeutico-riabilitativi dotati di evidenza scientifica, entro il 30/06/2018.
La domanda dunque sorge spontanea: chi farà parte di questi famigerati elenchi di professionisti dipendenti o convenzionati che i NNPIA dovranno reclutare entro il 30/06/2018?
Come potrebbe l’ASL, che da anni è in una condizione di collasso economico, far fronte alla grossa mole di utenti che trattiamo annualmente (circa 50.000 psicoterapie all’anno!)?
Dopo anni di attacchi continui attraverso circolari e delibere, a chi spetta tutelare gli Psicologi in Campania? Attraverso quali azioni concrete il nostro Ordine pensa di intervenire?
In conclusione come Presidente di UPRI e come psicologo che da anni lavora nei contesti della riabilitazione mi chiedo come sia stato possibile concepire una “legge” che potrebbe mandare a casa 330 psicologi campani, mettendo a rischio l’assistenza psicologica e psicoterapeutica di migliaia di pazienti della fascia dell’età evolutiva e delle loro famiglie.”
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L’Ordine Campania, per l’appunto, che fa?
Siamo venuti a conoscenza di un incontro con i colleghi della Riabilitazione che si è tenuto in data 1 luglio 2017 e dal quale è venuta fuori una NOTA che la nostra Presidente ha pensato di inviare ai distretti di competenza.
Comunicazione che, da quanto ci risulta, non sembra aver avuto alcun seguito. In pratica non ha risposto nessuno.
Un’altra riunione si è poi tenuta lo scorso 7 ottobre 2017, il Primo appuntamento trimestrale per gli psicologi della Riabilitazione al quale noi di AltraPsicologia abbiamo deciso di partecipare, in punta di piedi, in qualità di psicologi appartenenti ad una comunità professionale.
Al di là di ogni distinzione di ruolo infatti ciò che riguarda uno psicologo dovrebbe interessare tutti perché, se oggi tocca allo psicologo della riabilitazione essere sotto attacco, probabilmente domani toccherà a qualcun altro.
Il clima si è rivelato a dir poco surreale proprio come due anni prima (era il 21 febbraio 2015) con la discussione che è finita per convergere sulle differenti competenze tra psicologo e psicoterapeuta!
Tanti dubbi e tanti interrogativi pratici, giuridici e politici che a nostro modo di vedere dovrebbero trovare risposta da chi è al potere politico in Campania oramai da decenni, non di certo dai colleghi che votano e pagano le tasse proprio per essere “rappresentati”!
Ovviamente dei Consiglieri di minoranza attualmente in carica all’Ordine (gruppi “Professione Psicologo” e “Fare Psicologia”) nessuna traccia, loro che dovrebbero e potrebbero fare opposizione non sembrano interessati al futuro di ben 330 colleghi.
Ecco gli OBIETTIVI che l’ORDINE CAMPANIA si propone di raggiungere:
1) A BREVE TERMINE
“Andare avanti a scrivere note e, nel caso in cui non si ricevesse risposta, procedere con un’azione legale”.
Bene. Con quale tipo di azione legale si pensa di intervenire? L’Avvocato dell’Ordine infatti, Antonella Del Prete, durante la riunione non sembra aver delineato un quadro di intervento specifico a riguardo.
Ma soprattutto quanto tempo bisogna ancora aspettare?
“Intanto i pazienti vengono dimessi”… rispondeva con tono amaro una collega.
2) A MEDIO TERMINE
La presidente dice testualmente: “A livello regionale dobbiamo partecipare alla riorganizzazione dell’assistenza in età evolutiva”.
Bene anche questa volta, a noi però risulta che lo stiano già facendo, come da lei stessa confermato poco più tardi quando ci comunica che grazie all’Ordine Campania è stata eliminata la parola “ABA” tra i requisiti richiesti nella legge sull’autismo…
Già “ABA”, una parola che ci catapulta in un mondo sul quale prima o poi dovremo aprire una seria discussione.
3) A LUNGO TERMINE
“Scrivere delle Linee Guida sulla Psicologia della Riabilitazione in Campania.”
Bene bene bene, ma come? Quello che li lascia perplessi sono infatti le modalità.
L’Ordine per farlo ha pensato bene di creare un nuovo indirizzo email (psicologiriabilitazione@gmail.com) al quale i colleghi dovranno inviare, di proprio pugno, una chiara descrizione di quali sono le attività tipiche dello psicologo che lavora nei contesti riabilitativi.
Tralasciando il fatto che non venga nemmeno utilizzato un indirizzo email istituzionale, è mai possibile che ancora una volta la palla passi ai colleghi, senza un contenitore, senza protocolli?
Chi si occuperà di mettere insieme tutte le informazioni che potrebbero arrivare da ben 330 psicologi? E come si pensa poi di integrarle?
Perché non pensare invece a ripristinare appositi Gruppi di Lavoro, dando un ruolo ed un riconoscimento a quei colleghi che più di altri dimostrino di avere specifiche competenze a riguardo?
In pratica c’è che siamo ancora all’ANNO ZERO.
E’ questa la timida strategia dell’Ordine Campania per affrontare quella che si può a tutti gli effetti definire un’emergenza?
Eppure ogni giorno vediamo Ordini come quello del Lazio fare continui ricorsi ed intervenire concretamente per la tutela della professione e di tutti i suoi iscritti!
Poi come se non bastasse, durante la stesura di questo articolo veniamo a conoscenza del fatto che la famosa legge di cui vi abbiamo parlato poco fa – quella che “consentirebbe” di erogare direttamente le prestazioni necessarie al trattamento abilitativo e riabilitativo ricorrendo alla formazione di specifici elenchi di professionisti – è stata pubblicata sul BURC della Regione Campania n.72 del 2 ottobre 2017, ben cinque giorni prima della riunione che si è tenuta presso l’Ordine.
Eppure su questo nulla è stato detto. Peccato, ne riparleremo al prossimo incontro tra “appena” tre mesi.
Nei prossimi articoli vi parleremo più nello specifico di questa fantomatica legge che, se vedesse confermati i nostri timori, potrebbe stravolgere l’attuale scenario della riabilitazione in Campania e che, al momento, lascia più spazio a dubbi che a certezze.