Intervista al prof. Luigi Solano, promotore della complessa esperienza che ha reso operativo un modello credibile di Psicologo di Base, assieme a Barbara Sofia Coci, collega che operativamente ha lavorato all’interno di questo progetto.
Buongiorno Barbara, e grazie per aver dato disponibilità per questa intervista. Quando è iniziata la sperimentazione dello psicologo di base in Lazio? Come nasce il progetto?
BARBARA COCI: Da 13 anni il prof. Solano porta avanti questo studio pilota a cui ho partecipato, che vede la collaborazione diretta e congiunta tra medici di base e psicologi. Si tratta di un innovativo modello di prevenzione di primo livello, nato dall’intuizione di Solano di offrire la possibilità di una risposta più globale ed efficace al disagio dove, di frequente, emerge la domanda: nello studio del medico di Medicina Generale.
Come si è svolta nel concreto la collaborazione?
BARBARA COCI: Una volta a settimana, nel suo studio, il medico di base è stato letteralmente affiancato da uno psicologo (14 psicologi specializzandi in Psicologia della Salute). Noi psicologi sediamo vicino al medico, ascoltiamo la richiesta del paziente, interveniamo congiuntamente, per definire meglio la richiesta. Ci sono poi momenti di confronto con il medico sulla situazione del paziente. Di fondamentale importanza è il lavoro di supervisione in riunioni di gruppo.
Com’è lavorare con un medico?
BARBARA COCI: L’esperienza è proficua anche se richiede un periodo di adattamento, soprattutto per raggiungere un sufficiente livello di sintonia e di reciproca comprensione. Il medico all’inizio ha la tendenza ad identificare i casi “da psicologo”, mentre il nostro compito non è di occuparci del disagio psichico esplicito, che deve continuare a trovare accoglienza negli specifici servizi specialistici, ma di esplorare il significato di qualunque richiesta, anche se espressa inizialmente soltanto come disagio somatico, o come richiesta di altro tipo. Ricordo un lavoro molto proficuo che ho svolto con una coppia, iniziato con una richiesta di vaccinazione antiinfluenzale.
I pazienti come hanno reagito?
BARBARA COCI: La risposta dei pazienti è stata decisamente positiva. Nei tre anni di ciascuna nostra esperienza pochissimi pazienti hanno chiesto di parlare solo con il medico. Il fatto che il loro medico di fiducia abbia fatto questa scelta semmai li ha agevolati nel formulare una richiesta di tipo psicologico. Nella maggior parte dei casi abbiamo realizzato un intervento esplorativo-chiarificatore nel contesto della visita ambulatoriale, in copresenza con il medico; in alcune situazioni abbiamo proposto dei colloqui psicologici a parte. In pochissimi casi abbiamo effettuato invii a strutture specialistiche della Salute Mentale, a dimostrazione di come questo tipo di intervento non induca un improprio bisogno psichiatrico o psicoterapeutico nella popolazione, o un sovraccarico dei servizi specialistici di secondo livello, piuttosto il contrario. D’altro canto, dove è necessario, si realizza una funzione di raccordo con i servizi specialistici esistenti, cosa che permette di realizzare una presa in carico globale dei pazienti, a partire dall’assistenza primaria.
Quali sono i risultati di questa sperimentazione? Ne avete di disponibili?
BARBARA COCI: Anzitutto l’esperienza ha dimostrato che il modello dell’inserimento dello psicologo accanto al medico di Medicina Generale è concretamente attuabile ed accettato senza problemi, anzi con frequenti attestazioni di gradimento, dalla quasi totalità dei pazienti. Ogni psicologo nel corso dei 3 anni della sua esperienza ha avuto occasione di incontrare circa 700 pazienti, e di occuparsi in modo approfondito di circa 120 situazioni. Per quanto riguarda la spesa sanitaria nei pochi casi in cui siamo riusciti ad avere i dati, abbiamo riscontrato che la nostra presenza nello studio del medico di Medicina Generale, una volta a settimana, ha permesso un risparmio fino al 17% della sola spesa farmaceutica, che si traduce in cifre superiori ai 50mila euro l’anno per studio medico.
Proprio sulle cifre e sui dati è il caso di sentire Lei, professor Solano. Non ci sono quindi cifre precise oltre a queste, professore?
LUIGI SOLANO: Al momento non abbiamo altri dati disponibili sulla spesa, possiamo ipotizzare un risparmio analogo, se non superiore, sulla spesa per indagini strumentali, visite specialistiche e ricoveri ospedalieri. Se proviamo a moltiplicare questi dati per tutti gli studi di medicina generale del Paese, risulta subito chiaro che un simile modello di lavoro possa rappresentare, a lungo termine, un’enorme risorsa. Abbiamo invece dati recentissimi sugli effetti di questa esperienza sull’immagine dello psicologo presso gli utenti, che come sappiamo risulta spesso gravata dal pregiudizio che lo psicologo sia una specie di “medico dei pazzi”, da cui tenersi alla larga il più possibile. Interviste condotte su circa 200 pazienti hanno mostrato che coloro che frequentano studi di Medicina Generale dove è in corso la nostra esperienza hanno un immagine dello psicologo come qualcuno che si occupa di problemi, quali possono capitare a chiunque, e non solo di patologie, e quindi di qualcuno cui si è tranquillamente disposti a ricorrere in caso di necessità. Non è così nei pazienti di altri studi, dove prevale il comune pregiudizio.
Quali sono i vantaggi che profila questa sperimentazione?
LUIGI SOLANO: La riduzione della spesa del sistema sanitario pubblico con un miglioramento della salute della popolazione, miglioramento dell’attività lavorativa del medico di base, possibilità di lavoro per migliaia di psicologi anche per via indiretta grazie alla riduzione dei pregiudizi nei confronti di questa figura. Alla base del progetto, c’è la consapevolezza che almeno il 50% della domanda che arriva ai medici di base, espressa o meno sotto forma di sintomi somatici, è in realtà di carattere psicosociale. Domanda alla quale in molti casi i medici tentano di dare una risposta prescrivendo analisi e somministrando farmaci di cui sono i primi a riconoscere la dubbia utilità. E’ evidente quanto sarebbe utile, in termini di prevenzione, intervenire prima che si strutturi una forma cronica di disagio, in un contesto in cui l’ascolto psicologico appaia come previsto per tutti, e non per una particolare categoria di persone.
A “La Sapienza” è in avvio un Master che si ispira ampiamente al progetto di Psicologo di Base realizzato dal vostro gruppo. Il corso si propone di formare Psicologi e Psicoterapeuti al lavoro nell’ambito della Medicina di Base. Ma quali sono le finalità? Al momento non c’è un profilo previsto dalle normative che possa dare sbocco concreto a questa professionalità: quali occasioni può offrire ai colleghi che si iscrivono?
LUIGI SOLANO: Il Master è nato anzitutto sulla base di frequenti richieste di psicologi che intendevano intraprendere, anche in forma volontaria, questo tipo di attività, e che richiedevano una formazione in tal senso, spesso essendo già in possesso di una specializzazione che rendeva in qualche modo eccessiva una ulteriore formazione quinquennale presso la Scuola di Psicologia della Salute. Il Master di certo rappresenta anche l’occasione di formalizzare e dare continuità ad una sperimentazione molto interessante che va avanti ormai da tanti anni. E’ un forte riconoscimento alla qualità scientifica e alla ripetibilità dell’esperienza che abbiamo portato avanti finora. Finalmente le istituzioni universitarie riconoscono la validità e le possibilità di sviluppo di questo approccio. Al momento gli spazi si aprono nel campo privato. Sono però certo che presto, se la professione saprà attivarsi, gli spazi di lavoro per questo tipo di specialisti cresceranno rapidamente.
Come mai un’esperienza simile, con risultati simili, non si è ancora tradotta in una reale integrazione professionale?
LUIGI SOLANO: E’ una domanda da milioni di dollari, e non solo in senso metaforico. Certamente la proposta risulta fortemente innovativa, non rientrando nello schema abituale di invio ad uno specialista, e può apparire minacciosa per l’autonomia professionale del medico. Inoltre i costi possono apparire maggiori rispetto ad altre iniziative, dal momento che prevede un rapporto 1/1 Psicologo/Medico. In realtà, per i motivi che speriamo di essere riusciti a spiegare, è possibile che permetta risparmi sulle spese per la salute fisica grandemente superiori a quelli ottenibili con altre iniziative e grandemente superiori ai costi. C’è da dire che una riduzione della spesa sanitaria, a parole auspicata da tutti, si scontra con enormi interessi economici, a cominciare da quelli delle case farmaceutiche. Ricordo che una volta entrò nello studio di un medico coinvolto nella nostra esperienza il rappresentante di una casa farmaceutica, notò lo psicologo e gli vennero spiegati sommariamente i motivi della presenza di questi nello studio. La sua reazione fu: “lei sta qui per mandarci in fallimento!”
Credo che la figura dello psicologo di base sia FONDAMENTALE e condivido totalmente l’opinione del prof. Solano, che è stato mio docente sia nel corso di laurea in psicologia che nel corso di perfezionamento in psicologia della salute.
E penso che la resistenza del ‘Sistema’ nel riconoscere l’utilità della presenza dello psicologo accanto al medico di base sia dovuta anche al non volere riconoscere che i disagi dell’anima e i disagi del corpo camminano insieme,in tutti noi, sottolineo ‘in tutti’…
E’ molto triste e spiacevole constatare quanto alcune lobbies siano arroccate al proprio potere. Svolgo la professione di Psicologa e Psicoterapeuta ormai da 30 anni e quella dello Psicologo di base è una vera opportunità non solo per i colleghi di trovare occupazione, ma anche, e soprattutto, per tutti di curarsi in una forma più completa.