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Il CNOP ha diffuso un questionario rivolto a tutti gli psicologi, relativo alla revisione del Codice Deontologico.

Viene chiesto di segnalare quali articoli meriterebbero una revisione e perché. Siamo chiamati a dare un contributo dal nostro personale vertice di osservazione.

Si tratta di una chiamata alla partecipazione che fa appello alla nostra responsabilità professionale individuale, come cittadini e come professionisti.

Ho trovato quindi singolari le ‘indicazioni di voto’ massive che sono state indirizzate da alcune organizzazioni formative post-lauream ai loro allievi.

Queste indicazioni sono piuttosto dettagliate. Arrivano letteralmente a ‘dettare le risposte’.

Mi sembra un’operazione che colloca gli allievi quasi nella posizione di adepti da guidare, più che di professionisti da stimolare al pensiero critico e autonomo, dato che sono al livello più alto di formazione previsto in Italia.

E peraltro penso che le colleghe e i colleghi non si metteranno nella posizione di aderire in modo pedissequo alle indicazioni di voto, magari perdendo l’occasione di dare il loro contributo alla revisione del Codice.

Il senso del questionario del CNOP mi pare sia chiaro: è di raccogliere la voce delle esperienze professionali, quindi semmai conta più la ricchezza e varietà dei contributi che una quantità di segnalazioni tutte uguali.

Che utilità possono avere, per la commissione deontologia del CNOP, decine o centinaia di risposte spammate massivamente, tutte uguali?

Forse la fantasia dei promotori di queste iniziative era di fare massa, una specie di azionariato fondato sulla quantità più che sulla qualità. Un fritto misto che, se non può essere buono, almeno sia abbondante.

Ma mi pare sia un travisamento dell’iniziativa del CNOP.

Oltre che (forse) una rottura di scatole per chi sta dall’altra parte e si trova a fare la cernita su migliaia di risposte. Tipo quando si giocava a figurine e dovevi metterti a scartare i doppioni.

Trovo poi un po’ limitativo il contenuto delle indicazioni di voto.

Sono infatti indicazioni che non riguardano l’agire professionale o il rapporto con i cittadini, ma (ancora una volta) i confini di competenza fra psicologi e psicoterapeuti.

Non so.

Il sistema della formazione post-lauream è il crocevia di molti professionisti che già operano e che si scontrano con i problemi quotidiani della professione.

Ed è uno spazio in cui vi è ampia possibilità di riflessione critica anche sull’applicazione del Codice Deontologico e sui suoi limiti.

È quindi un mondo di enorme potenzialità e ricchezza.

Credo che da questo contesto possano arrivare contenuti molto interessanti per una revisione del Codice.

Penso a temi importanti: al segreto professionale e al referto, a consenso, contratto, rapporti con i tribunali, attività con i minori di età, gestione delle complicanze personali, promozione e pubblicità, lavoro nelle istituzioni e nelle scuole.

Abbiamo molto lavoro da fare e credo sia compito di tutti lavorare per affinare al meglio il Codice Deontologico, uno dei nostri principali strumenti di lavoro, che protegge i cittadini da errori e malpratica e protegge noi professionisti perché ci indica come districarci nelle situazioni più complicate.

Spetta a ciascuno di noi valorizzare l’occasione offerta dal CNOP, a partire da un pensiero critico e dalla nostra esperienza professionale.