La tutela dall’abusivismo non è un’opinione

Un primo bilancio della nostra iniziativa per la tutela dall’abusivismo: 1500 colleghi in soli tre giorni hanno firmato l’appello di Altrapsicologia. Chiedono, insieme a noi, che il Consiglio Nazionale degli Psicologi intervenga sul bando di un’ASL e sul tema della tutela. Chiedono, più in generale, che si prenda finalmente una posizione politica condivisa sul problema dell’abusivismo.

Nel bando della discordia era prevista la ricerca di un ‘counselor’ per occuparsi di prevenzione per l’HIV insieme ad un medico, ad un’infermiera e a un mediatore linguistico-culturale. Lo psicologo, figura sanitaria riconosciuta dalla legge italiana e parte degli organici ASL, non era contemplato.

L’ABUSIVISMO E LA LEGGE

Se vogliamo comprendere la portata di questo fatto, dobbiamo guardarlo da una prospettiva più ampia. Dalla Legge 4/2013 in poi, sotto la targa dell’ufologo di turno vediamo scritto ‘professione riconosciuta ai sensi della Legge 4/2013’. Questa legge non ha riconosciuto nessuna figura professionale specifica, ma ha creato un grande ombrello indistinto per tutte le attività prive di una specifica normativa di riferimento.

Oggi gli ufologi, i counselor, i tributaristi, i naturopati decorano i propri siti con la dicitura ‘professione riconosciuta ai sensi della Legge 4/2013′, e nei forum dedicati s’interrogano con preoccupazione su quale sia la categoria merceologica più adatta per l’apertura della Partita IVA. In alcuni casi – i tributaristi, ad esempio – siamo di fronte a vere e proprie professioni con un corpus di competenze e clientela, con una storia che li colloca saldamente nel mercato e nella società. In altri, la situazione reale è ben più vaga e aleatoria, al punto da non avere nemmeno un chiaro riferimento merceologico o previdenziale, che al di là di ogni diatriba ideologica sono le basi per operare come autonomi in questo paese.

Ed è in questo contesto, che una ASL bandisce una selezione per counselor. Timidi tentativi c’erano già stati in passato. Mai che ci fosse un’ASL di mezzo.

LA NOSTRA INIZIATIVA E LA PARTECIPAZIONE DEGLI PSICOLOGI

Con la nostra iniziativa, abbiamo voluto chiedere agli psicologi italiani se ritenessero importante agire contro questi fenomeni. Abbiamo chiesto loro di esprimersi con una mail al Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, il massimo organo di rappresentanza della professione in Italia, composto da tutti i presidenti di Ordini Regionali. L’abbiamo fatto con lo stile vivace che caratterizza Altrapsicologia da 10 anni a questa parte.

E gli psicologi hanno risposto, finora con 1500 firme e oltre 3500 condivisioni social. L’attivazione è stata forte, intensa, rapida come non capita spesso. Segno che ancora oggi il tema dell’abusivismo professionale – più o meno legalizzato – è sentito, è vivo, è un nervo scoperto.

IL SILENZIO DEL CNOP?

Abbiamo voluto sollecitare una presa di posizione prima di tutto politica della nostra categoria. Perché in questi primi mesi abbiamo visto molte dichiarazioni sulla TUTELA, ma ancora oggi ciascun Ordine Regionale – pur essendone affidatario esplicitamente dalla Legge 56/89 – la interpreta a proprio modo, nella più assoluta discrezionalità.

Abbiamo voluto sollecitare il CNOP, il Consiglio composto da tutti i Presidenti degli Ordini Regionali, perché crediamo in massimo grado che le istituzioni debbano obbedire al loro mandato di legge. Una Legge, la 56/89, che noi stessi abbiamo politicamente voluto così, dopo una gestazione lunghissima.

Il CNOP è rimasto in silenzio sulla tutela? Sappiamo da note informali che il fatto specifico è stato sottoposto ai legali per le azioni di merito. Ma c’è un silenzio politico sulla TUTELA che ancora non viene spezzato da una scelta di campo, da una presa di posizione ferma e comune.

Senza una posizione condivisa e prima di tutto politica degli Ordini degli psicologi riuniti nel CNOP, di bandi ASL come questo ce ne saranno altri. E ognuno costituirà il precedente per attuarne di nuovi.

C’è sicuramente un processo di assestamento in atto, nel nuovo CNOP insediato da poco. In attesa che si concretizzino posizioni politiche comuni a tutti gli Ordini regionali, obiettivo tutt’altro che semplice, noi ci riserviamo di mantenere alta l’attenzione su un tema saliente come la Tutela.

FATTI PERSONALI? NO, GRAZIE.

Voglio ripeterlo qui, perché sia assolutamente chiaro: non è interesse di Altrapsicologia accusare o colpire persone, e non credo sia utile accettare operazioni di spostamento del focus dalla Tutela alle persone coinvolte a vario titolo nel dibattito.

Il nostro interesse è lavorare sui temi che da sempre ci caratterizzano: (1) il problema occupazionale e la sovrappopolazione professionale (2) la tutela dall’abusivismo e la promozione della professione (3) la qualità della formazione (4) la trasparenza e l’etica nel governo delle nostre istituzioni. E poi l’informazione, e la partecipazione degli psicologi al dibattito su questi grandi temi.

Se è stato interpellato Fulvio Giardina, è nella sua qualità di Presidente del CNOP. Perché riteniamo che sia il vertice nazionale il luogo più adatto per definire una posizione di categoria sulla questione della Tutela. Non è tanto per il singolo bando, quanto per il contesto sociale, culturale e politico, la comunicazione sociale, che vanno presidiati con posizioni forti.

La svalutazione del lavoro delle istituzioni è sotto gli occhi di tutti. Il fenomeno è trasversale. Chi ha ruoli istituzionali vive sulla propria pelle la stramba mentalità di considerare la politica ‘sporca a prescindere’. In questo modo la qualità del dibattito scade. Ma ciascuno deve limitare questo scadimento nel proprio ambito di influenza, se davvero si vuole migliorare l’assetto complessivo del confronto politico.

VERSO UNA VISION DELLA TUTELA.

Riteniamo che le posizioni siano ancora da chiarire, nel CNOP, sulla tutela. Sappiamo di posizioni di mezzo, che tentano di conciliare polarità inconciliabili fra loro. Il rischio di questa incertezza politica è di doversi orientare ad interventi spot, di tipo amministrativo-legale, senza una vision di lungo periodo e di respiro nazionale.

Si rischia di lasciare agli Ordini Regionali la responsabilità, credo eccessiva, di decidere ciascuno a modo suo, in base ad equilibri locali. Si rischia di esporre gli psicologi e l’utenza a scelte troppo divergenti da regione a regione. Di dare un’immagine frammentata della nostra categoria su un tema così importante. A nostro avviso occorre un approccio comune e nazionale, da vera comunità professionale.

Il tema della tutela è di nuovo sul piatto. 1500 psicologi in tre giorni hanno risposto al nostro appello, 3500 l’hanno diffuso sui social. La nostra Associazione ha una posizione chiarissima, da sempre. Ma il compito politico è del CNOP, la palla passa ad ogni singolo presidente che lo compone, e a tutti i consiglieri degli Ordini regionali.