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 “Facta, non verba” (trad. “Fatti, non parole”)

Proverbio latino, anonimo.

 

 

Desidero raccontarvi di fatti che ci riguardano da vicino come psicologi. Avvenimenti gravi e significativi che hanno segnato uno dei momenti di involuzione della nostra professione. Ancora una volta chi poteva parlare ha taciuto, facendoci perdere posti di lavoro e rappresentanza a livello istituzionale nazionale.

 

Partiamo dall’inizio: cos’è un Comitato Etico?

Poche persone saprebbero rispondere con certezza, le prime cose che vengono in mente ai più sono forse le sperimentazioni dei farmaci e le cellule staminali. Ebbene secondo il Decreto Ministeriale del 1998 il Comitato Etico è un organismo indipendente, senza scopi di lucro, costituito nell’ambito di una struttura sanitaria o di ricerca scientifica e composto secondo criteri di interdisciplinarietà.  Per le sue decisioni ed attività fa riferimento alla Dichiarazione di Helsinki del 1964, alle norme di “Good Clinical Practice”, alle leggi nazionali ed internazionali e, dove applicabili, alle raccomandazione del Comitato Nazionale di Bioetica.

Il Comitato Etico, relativamente alla sperimentazione clinica dei medicinali, deve:

  • Verificare l’applicabilità della sperimentazione proposta valutandone il razionale
  • Valutare l’adeguatezza del protocollo (obiettivi, disegno, conduzione, valutazione dei risultati)
  • Valutare la competenza e l’idoneità dei ricercatori
  • Valutare tutti gli aspetti etici, con particolare riferimento a: consenso informato, tutela e riservatezza dei dati per salvaguardare i diritti, la sicurezza ed il benessere dei soggetti coinvolti nella sperimentazione clinica.

Si tratta quindi di un ambito delicatissimo in cui la psicologia -e gli psicologi- hanno molto da offrire. Sono innumerevoli i test psicologici somministrati e i colloqui di counseling effettuati ai soggetti coinvolti nelle sperimentazioni, senza parlare dell’impatto che le diagnosi hanno sulla vita e il benessere emotivo delle persone, spesso abbandonate a loro stesse dal momento che le aziende farmaceutiche si limitano a proporre la sola somministrazione delle molecole.

 

I fatti che ci interessano

Negli corso degli anni, sul territorio italiano, sono stati istituiti migliaia di Comitati Etici. Un numero così elevato da spingere l’allora ministro Balduzzi ad intervenire attraverso un decreto legge per porre un ordine a tutto questo. Nel 2012 egli decise di eliminare tutti i Comitati Etici esistenti ed istituirne di nuovi, istituendone uno solo ogni milione di abitanti (un m-i-l-i-o-n-e di abitanti!).

Sono tantissime persone ed è una responsabilità enorme per un solo comitato!

Con il suo decreto, al cui interno si delibera anche sulla composizione dei nuovi Comitati Etici, Balduzzi delegò le singole regioni a definire la composizione di questi Organismi (agli interessati: pag.10 e pag.50 del decreto).

Questo documento serviva a porre un ordine nella ricerca sperimentale svolta sull’uomo, definendo le figure incaricate di decidere se una ricerca fosse valida, etica e degna di essere intrapresa. Il decreto quindi dava il potere alle regioni di elencare le figure professionali che si sarebbero dovute occupare della salute delle persone.

 

Le conseguenze – cosa abbiamo perso

Delegando le singole regioni a legiferare sulla strutturazione dei Comitati Etici, abbiamo dovuto attendere che le varie Giunte si esprimessero rendendo pubblica la composizione dei nuovo Comitati Etici.

Ora ci siamoe ed ecco cosa è successo.. in calce all’articolo* troverete alcuni dei decreti regionali in materia, ma per chi non avesse l’ardore di leggerli tutti farò un breve riassunto:

Nella maggior parte delle regioni non è prevista la figura dello psicologo nei Comitati Etici (viene però istituita obbligatoriamente quella del rappresentante delle associazioni di volontariato.. eh bhe, questa sì che è una figura chiave per un Comitato Etico!…)

Nelle regioni più “evolute” si è però deciso di lasciare aperto un varco con una dicitura ambigua: “Uno spazio nel Comitato Etico sarà riservato ad un rappresentante delle discipline sanitarie, non medico”. Ora, tutti penseremmo subito che uno psicologo sarebbe la figura d’eccellenza per ricoprire questo incarico. In fondo siamo una professione sanitaria sotto la giurisdizione del Ministero della Sanità.

E invece no! Ho chiamato personalmente quasi tutti i Comitati Etici per chiedere informazioni e nessuno ha inserito in quello spazio uno psicologo, preferendo invece nominare un infermiere al suo posto!!

 

SENZA PAROLE !!

 

Si tratta di una grave forma di mancanza di considerazione per i diritti del cittadino nonché di profonda ignoranza. Stupisce quanto il nostro sindacato AUPI sia stato assente anche in questo frangente. Scontato poi il fatto che non si sia degnato di rispondere alle mail in cui chiedevo se- e che tipo- di provvedimenti avessero intrapreso al riguardo. Spetta infatti a chi come loro ha il privilegio di un dialogo diretto coi Ministeri il tutelare la nostra professione. Ma non l’hanno fatto, per l’ennesima volta!!

E per l’ennesima volta ci ritroviamo a dover avere che fare con persone che giocano a fare i politici ma che quando si tratta di esporre i “Facta” hanno ben poche “Verba” da dire.

 

*Delibera Comitati Etici:  LAZIO  –  LIGURIA  –  LOMBARDIA  –  PIEMONTE  –  TOSCANA  –  VENETO