Violenza di genere e Psicologia: a che punto siamo?

Il 16 luglio si è tenuto un “Importante incontro promosso dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio e la violenza di genere. Un confronto a partire dal report messo a punto dalla Commissione sull’applicazione della Convenzione di Istambul e la normativa italiana (…)

Così l’incipit della news di qualche giorno fa sulla pagina del CNOP.

Lazzari ha sottolineato l’importanza degli aspetti psicologici (…)

Bene, mai dimenticare l’ovvio.

Questo tema è prioritario per la Comunità psicologica (….)

E già qui il naufragar m’è dolce in questo mare. Prioritario da quando? Perché ad oggi, iniziative nazionali sul tema non ce ne sono.
Abbiamo addirittura un gruppo di lavoro sull’ambiente e sul turismo.
Sulla violenza di genere no.

Facciamo quindi il punto sulle priorità e facciamo il punto di cosa è stato realmente detto in Senato a seguito dei dati del report e che nel comunicato manca.

Perché la dottoressa Linda Laura Sabbatini (ISTAT) ha tenuto a sottolineare che stava portando dati, rilevazioni, fatti. Non luoghi dell’anima.

E da questi dati noi, psicologhe, psicologi, Ordini Professionali, Comunità scientifica, non ne siamo usciti bene.

Questi alcuni dei fatti portati:

1 – I consulenti tecnici dei tribunali non hanno una preparazione specifica sulla violenza di genere e domestica (almeno non è richiesta, poi bontà loro, qualcuno in coscienza se la fa) né c’è modo di scegliere dagli elenchi del tribunale chi ha esperienza sul tema.

2 – Non c’è uniformità nazionale sui criteri di iscrizione come consulente del tribunale. Lo sappiamo, nella nostra categoria amiamo le eccezioni, le distinzioni, le unicità, il farsi ognuno le sue regole. Pertanto ci troviamo che per diventare consulenti tecnici a Torino serve un master e 10 perizie fatte mentre a Potenza…niente!

3 – Non esistono linee guida o buone prassi a cui fare riferimento nella presa in carico delle situazioni di violenza di genere. Qualcuno dirà che ci sono, ma sono scarse, sono frammenti, non sono riconosciute, sono le solite preghiere che ciascuno recita nella parrocchia sua e che qualcun altro giudica eresie. Ancora una volta, nell’assenza, ognuno può farsi le sue regole, può sentirsi libero di richiamare teorie non riconosciute, come la PAS, certo che qualche giudice sarà felice di affidarsi a chi ha un “abito” competente.

4 – Nel triennio 2016-2019 della rilevazione pochi Ordini Regionali avevano fatto eventi sul tema: solo 3 su 21 avevano tenuto più di un unico evento formativo in 3 anni.

In tutto ciò uno dei relatori, esponente del mondo giuridico, ha simpaticamente commentato: “sapevo degli avvocati, ma a quanto pare neanche gli psicologi, che dovrebbero avere più sensibilità”.

E non lo ha detto con malignità, non offendiamoci.

Egli con disarmante sincerità ha voluto rilevare che dobbiamo tutti insieme darci da fare, se non vogliamo lasciare donne e minori vittime di violenza in balia di un destino ingrato.

Se non vogliamo essere responsabili e complici di un sistema che sicuramente aiuta molte famiglie, ma basta che ne distrugga una sola, come ha giustamente riportato la Senatrice Valeria Valente, per essere criticabile.

In ogni caso, “a sottolineare l’importanza degli aspetti psicologici…” senza fare nulla io non ci sto più.