Ordine Abruzzo: l’assurdo diventa realtà

AltraPsicologia Abruzzo ha organizzato, il 15 Giugno, un evento dedicato agli approcci teorici in psicoterapia. All’Università di Chieti, gratuito, aperto a tutti. E invitando tutte le scuole di specializzazione attive in regione.

Volevamo rendere un servizio ai colleghi interessati ad intraprendere la specializzazione: dargli la possibilità di informarsi e scegliere più consapevolmente.

Al contempo volevamo creare uno spazio di confronto fra diversi approcci teorici, invitando chi li interpreta e rappresenta ogni giorno nel nostro territorio: le scuole di psicoterapia.

Il Presidente deve essersi offeso per la nostra iniziativa. Perciò, contravvenendo alle più banali regole di etichetta istituzionale, ha preso penna e calamaio e ha scritto una bella lettera alle Scuole di psicoterapia.

Ecco la lettera: clicca qui per leggere il documento completo

Nei suoi passaggi più surreali, la lettera sembra sostenere l’insostenibile: che siccome l’Ordine avrebbe la funzione di occuparsi della formazione degli psicologi, allora nessuna Associazione dovrebbe farlo al posto dell’Ordine.

O meglio: non poteva scriverla proprio così.
Per cui ci ha girato un po’ attorno:

Conosco e riconosco la grande importanza che le Associazioni ricoprono nel panorama sociale, culturale, economico del nostro Paese: il mio dire vuole solo rimarcare che gli Ordini e le associazioni non svolgono funzioni simmetriche o antagoniste, bensì diverse tra loro.

E ancora:

Nella mail che recentemente avete ricevuto a firma della Dott.ssa Cinzia D’Amico in qualità di Coordinatore Regionale di AltraPsicologia (Associazione) si parla di evento riservato principalmente agli istituti di formazione attivi sul territorio abruzzese (…) La promozione degli Istituti di formazione è libera e il confronto e la conoscenza di approcci e/o metodologie non va certamente ostacolata, ma nel contempo, non riteniamo che tale Politica debba essere promossa da un Consigliere dell’Ordine, anche se in veste privata. rivelando la totale assenza di ruolo istituzionale e di rispetto delle azioni intraprese dal Consiglio dell’Ordine.

Insomma: il nostro Presidente pare essersi proprio offeso.
Cita AltraPsicologia nei documenti dell’Ordine, un onore che non ci aspettavamo.
E ce l’ha con la nostra coordinatrice, Cinzia D’Amico, che si è addirittura permessa di organizzare un evento sul territorio del Regno dell’Ordine Psicologi Abruzzo. Cose che neanche nel Ventennio si potevano fare, figuriamoci oggi.

Chiediamo pubblicamente scusa al nostro presidente e ai colleghi consiglieri. Non sapevamo davvero che non si potessero organizzare eventi gratuiti per i colleghi psicologi, invitando le scuole di psicoterapia. Pensavamo che l’Italia, la Costituzione… vabbè, non importa.

 

COMUNQUE: L’EVENTO SI è FATTO LO STESSO.

Il 15 giugno alle 9.00 presso l’Aula di A di Psicologia dell’Università “D’Annunzio” di Chieti

Ringraziamo chi, nonostante la nostra maleducazione, ha partecipato, ci ha sostenuto e aiutato a fare della Psicologia e dell’Italia un paese libero.




AP Abruzzo per una corretta informazione sul #gender

AltraPsicolgia Abruzzo è una associazione che da diversi anni si occupa di politica professionale degli psicologi e delle tematiche riguardanti il benessere dei cittadini.

AltraPsicologia opera da oltre 10 anni su tutto il territorio nazionale per la tutela della professione e per la valorizzazione di un approccio scientifico alle tematiche psicologiche.

LA POLITICA CHE SPAVENTA.

Apprendiamo con sconcerto l’approvazione, in questi giorni, in commissione regionale Sanità, della risoluzione con cui si intende impedire l’insegnamento della “Teoria del Gender” nelle Scuole Pubbliche della Regione Abruzzo e che vede come primo firmatario il consigliere Paolo Gatti.

Ci sorprende come, anche la politica regionale non riesca a mantenere un profilo intellettuale lucido perché legifera su tematizzazioni inesistenti: la Teoria del Gender non esiste.
Si tratta di un artifizio mediatico pensato appositamente per spaventare, confondere ed attaccare indirettamente il valore sociale della diversità tra gli individui.

Questo aspetto è stato chiarito in più circostanze scientifiche, tra queste: la Giornata Scientifica Regionale sugli Studi di Genere che come AltraPsicologia abbiamo promosso a L’Aquila l’11 dicembre scorso.

La risoluzione Gatti tira in ballo e mistifica la cornice scientifica dell’educazione affettiva il cui unico obiettivo è quello di fornire ai bambini e alle bambine delle sane occasioni di consapevolezza sul piano emotivo e relazionale.
A quanto pare, per i firmatari della risoluzione, non sono servite  neppure le autorevoli chiarificazioni della Ministra Giannini, intervenuta per rasserenare le famiglie italiane sul tema in oggetto.

Questa triste vicenda ci fa ulteriormente riflettere sull’assenza di reali riferimenti culturali e scientifici tra quanti sono stati chiamati alla guida politica della comunità regionale.
Più che informare e legiferare a beneficio della crescita sociale e culturale dei cittadini, con l’attuale risoluzione, si crea disagio nelle famiglie e si colpiscono indirettamente le bambine ed i bambini della nostra Regione.

Sarebbe bastata un po’ di informazione e di studio da parte degli estensori del testo così da  evitare “strafalcioni” inopportuni.

Come Psicologi afferenti all’associazione AltraPsicologia ed esperti del benessere comune,  prendiamo le distanze da questa deriva ed auspichiamo, in nome della nostra adesione al valore dell’informazione scientifica, che la politica regionale abbandoni lo scontro ideologico, soprattutto quando si tratta di intervenire su temi complessi quali quelli dell’educazione e della famiglia.

Per arginare gli effetti di questa becera campagna di fobia sociale, continueremo su tutto il territorio abruzzese, ad incontrare i cittadini, in particolar modo le famiglie e gli operatori sociali, perché, attraverso una corretta informazione, possano cogliere il valore di un’educazione inclusiva.

AltraPsicologia Abruzzo si rende disponibile a fornire informazioni scientifiche a tutte quelle persone che, colpite da tale disinformazione e mistificazione, desiderino chiarimenti.

Per una corretta informazione:

www.altrapsicologia.it/abruzzo

e.mail: abruzzo@altrapsicologia.com

AltraPsicologia Abruzzo

Coordinatore Abruzzo: Dott. Luigi Zoppo




Ordine Psicologi Abruzzo: ora spunta un immobile.

In Abruzzo le sorprese non finiscono mai: dopo la faccenda del vicepresidente licenziato dalla propria ASL per assenteismo, adesso è la volta di un immobile, acquistato pochi mesi fa dall’Ordine Abruzzo per 190.000€

Si tratta di un appartamento di 4 vani, a Pescara, in una zona centrale a pochi passi dal mare.

La differenza del famoso scandalo del palazzo di via della Stamperia? Qui non ci sono indagini della magistratura in corso.

 

Ed allora perché ne parliamo?

Semplice! Perché l’operazione immobiliare pone alcuni leciti dubbi a tutela dell’iscritto, e per di più ci si infila  di mezzo anche la Fondazione creata dall’Ordine Abruzzo…

 

Cifre e tempistiche dell’operazione immobiliare

L’Ordine Psicologi Abruzzo prevede di incassare nel 2013 circa 350.000€ di quote di iscrizione, e di spenderne almeno 300.000 fra stipendi, spese per i consiglieri e spese ordinarie di gestione. Ma nonostante questo, decide di acquistare un immobile da 190.000…

La prima domanda nasce spontanea: dove hanno preso i soldi? Avranno fatto un mutuo? ricevuto una donazione? Non si sa. Probabilmente sono stati usati i risparmi accantonati negli anni precedenti, perché dall’atto di acquisto risulta versata l’intera cifra.

Ma le cose si complicano se consideriamo i tempi dell’operazione.
L’acquisto è stato deciso ad Aprile 2013 e concluso a Luglio 2013, ma non se ne trova traccia nel bilancio di previsione per il 2013, approvato dal consiglio nel Novembre 2012. E nemmeno nel capitolo dei ‘fatti di rilievo avvenuti dopo la chiusura dell’esercizio al 31/12/2012’ del bilancio consuntivo 2012 – approvato sicuramente attorno ad Aprile 2013 – che è fatto apposta per accogliere eventi di questo genere.

Ma vi pare normale che, solo cinque mesi prima, al momento dell’approvazione del bilancio di previsione, non si prevedeva di voler acquistare un immobile che impegna oltre il 50% delle entrate annue??? Che nel bilancio consuntivo – approvato proprio nei giorni della decisione di acquisto – non si trovi traccia di nulla?

Il bilancio di previsione deve essere un progetto abbastanza fedele di quello che si vorrà fare l’anno dopo. Quello consuntivo deve riportare i fatti rilevanti avvenuti dopo la chiusura dell’esercizio. Ma dell’immobile non si dice nulla!

Com’è possibile che su entrate previste di 350.000€, con un impegno di 300.000€ già allocato su spese di gestione, si decida ad Aprile l’acquisto di un immobile da 190.000€ senza farlo comparire nel bilancio previsionale 2013senza riferirlo nel consuntivo 2012? Da dove escono questi soldi? Come vengono gestiti e giustificati?

 

La Fondazione a nostra insaputa

Vi ricordate della Fondazione che l’Ordine Abruzzo ha creato (per non si sa quali scopi) togliendo i soldi dal capitolo dedicato alla tutela della professione?

Eccola che si ripropone come un peperone mal digerito!

Non sappiamo a che dovrebbe servire, non sappiamo chi ne fa parte e neppure con quale criterio vi sia entrato, né quanto denaro ha e/o dovrà assorbire… sappiamo però una cosa piuttosto grave inerente questa operazione immobiliare!

Dal verbale del Consiglio allegato all’atto di compravendita dell’immobile c’è questa straordinaria postilla:

in caso di abolizione degli Ordini, l’immobile passerà gratuitamente di proprietà della fondazione

Da non credere!

Ora, per quanto se ne parli, l’abolizione degli ordini non è in previsione a breve, ma che un immobile di un ente pubblico – pagato con denaro degli iscritti – possa passare in mani private così, con lievità, è qualcosa di scandaloso ed inaccettabile!

Tutto questo naturalmente lo sappiamo attraverso atti pubblici. Non abbiamo tirato nessun cassetto segreto in violazione di privacy e riservatezza degli atti. Ci sono arrivate voci e siamo andati a consultare gli atti di compravendita all’Agenzia delle Entrate.

 

Ora che dovremmo fare?

Cari Colleghi, adesso che dovremmo fare? Una nuova petizione?

E l’Ordine, invece, che dovrebbe fare?
Chiudere nuovamente una settimana la segreteria dell’Ordine per le troppe chiamate di lamento ricevute dagli iscritti?
Oppure inviare una nuova newsletter per raccontare “il punto di vista dell’Ordine“, avvalendosi di un canale di comunicazione istituzionale in modo improprio?




Psicologia in azienda

lego-lunch-atop-a-skyscraperLa psicologia in azienda

E’ nostra convinzione che un programma di sviluppo nell’area della psicologia del lavoro, è di importanza strategica alla promozione e al riconoscimento sociale della nostra professione.

Seppur clinica e lavoro rappresentino aree di intervento diverse, una promozione della psicologia del lavoro non può prescindere tuttavia da una strategia di comunicazione e di rafforzamento dell’ immagine della psicologia tutta. E’ difatti risaputo come sia ancora vivo nella nostra società il presupposto che lega la psicologia e lo psicologo a concetti come:

Disagio, Disturbo, Patologia, Sofferenza

Questo marchio si è consolidato nel tempo nel registro interpretativo della nostra professione. Tuttavia questa esclusiva interpretazione del nostro fare continua a mantenere lontano dai nostri studi una moltitudine di persone che pur necessitando di un aiuto non vogliono avvicinarvisi al nostro “fare” per non essere stigmatizzate ai loro stessi occhi come “sofferenti” o ancor peggio “malate”. Ultimo personale esempio di ciò, l’ha vissuto un nostro collega che di recente incontrando una mamma preoccupata per il figlio ventenne a cui suggeriva di chiedere supporto ad un professionista, lo stesso figlio le rispondeva  con un vecchio adagio che oramai tutti conosciamo:  “io non sono malato”, “non ho bisogno di uno psicologo”. A questo generale condizionamento interpretativo spesso non sfugge neanche la psicologia del lavoro. Seppur sia presente una bibliografia che ha spostato nel corso del tempo la traiettoria della nostra scienza verso un orientamento di sviluppo, di empowerment e di buon funzionamento del nostro Essere, non ne è tuttavia conseguita ancora una relativa interpretazione di questo cambio nell’immaginario collettivo.

Serve dunque un rinnovamento della “Figura dello Psicologo”, serve un cambio della costruzione interpretativa della nostra professione, che anziché essere legata ai termini sopra esposti, si associno alla professione dello psicologo concetti più positivi, utili e al passo con i tempi come:

Sviluppo, Crescita,  Miglioramento,  Benessere

Seppur questo stia accadendo, è nostra convinzione che ancora molto vi è da fare. Accanto ad un programma operativo di sviluppo della psicologia del lavoro, ne serve quindi uno a sostegno di tutta la categoria che funga da “Meta-Programma”, entro cui le iniziative che si vorranno sviluppare in ogni singola area, possa dare maggior frutto possibile.

È noto oramai che “l’Era della comunicazione” ha reso importante ancor più del passato il concetto di “rete”. Quest’ultimo  è diventato un elemento fortemente operativo che, per chi l’ha compreso ha disegnato nuove costellazioni di relazioni e create delle nuove. Chi è stato al passo del cambiamento – aziende profit, aziende no profit, associazioni, Enti e istituzioni –  sta evolvendo, chi non lo ha fatto sta forse morendo. Su questa premessa suggeriamo quindi alcuni punti di un programma che vuole essere per la psicologia del lavoro soprattutto di promozione e riconoscimento professionale, sia internamente che esternamente alla nostra categoria attraverso:

1) Marketing massivo: Promuovere e divulgare attraverso diversi canali, informazioni che facciano comprendere meglio alla società il nostro mestiere, rinforzando associazioni emotive nuove nei confronti della nostra professione, grazie all’ausilio di professionisti del marketing.

2) Incontri pubblici Pluridisciplinari: realizzare incontri tematici su temi riguardanti il mondo del Lavoro, invitando una platea di interlocutori utili con cui costruire una partnership solidale: sindacati, associazioni, consulenti del lavoro, referenti aziendali, Dirigenti pubblici e privati; 

3) Incontri pubblici tematici: realizzare incontri su temi inerenti l’area della psicologia del lavoro che risultano di maggior interesse e su cui la bibliografia recente ha venduto di più;  

4) Iniziative conviviali tra colleghi: creare spazi di scambio e condivisione periodico su argomenti nuovi invitando anche colleghi Senior qualificati.

5) Realizzare un evento annuale di promozione della Psicologia del Lavoro:  invitare figure di spicco (psicologi del lavoro e non) che argomentino un tema di pubblico interesse aperto ai soli addetti ai lavori;

6) Sportello per i neo psicologi del lavoro: per offrire un supporto orientativo nei primi passi verso la consulenza e le attività rivolte al mondo aziendale.

 




Psicologia Sostenibile e di Qualità: a quale prezzo e con quale utilità per la Psicologia?

 

Al giorno d’oggi le persone che necessitano di un intervento psicologico si trovano a dover scegliere tra due fornitori generali: il servizio privato e quello pubblico. Entrambi presentano aspetti problematici non indifferenti, il primo per via degli elevati costi che non tutti possono sostenere, il secondo per via della propria organizzazione interna che costringe i pazienti a lunghissime liste d’attesa (anche di mesi!) e a prese in carico spesso limitate nel tempo e non sufficienti a sanare situazioni particolarmente gravi.

Senza contare che gli operatori stessi sono spesso sottoposti a periodi di grande fatica e stress, da un lato per via delle numerosissime richieste che giungono al servizio pubblico, dall’altro per via della precarietà dei loro contratti di lavoro.

L’Ordine degli Psicologi della Lombardia, attraverso la ricerca “Psicologi per Milano”, ha cercato di scoprire come funzionano alcuni servizi del privato sociale che a Milano si impegnano per offrire servizi di psicologia a prezzi calmierati o rivolti a fasce di cittadinanza in particolare difficoltà economica o emarginate.

Questo studio ha cercato di esaminare non solo la quantità di questi servizi (che certamente non mancano) ma la qualità e la metodologia che caratterizza il loro lavoro. La ricerca ha cercato anche di dare risposta alle seguenti domande: per quanto tempo queste realtà sono in grado di offrire prezzi concorrenziali? Quali sono nello specifico le utenze di questi servizi? E ancora, le persone che vi lavorano sono volontari, tirocinanti o psicoterapeuti esperti?

Il quadro emerso dalla rilevazione delinea una realtà estremamente varia. Ogni servizio infatti differisce dagli altri per la tipologia delle prestazioni offerte, per le categorie di utenti a cui ci si rivolge, per le tariffe prospettate e infine per le modalità attraverso le quali tenta di sostenersi economicamente.

Un aspetto importante da considerare è che laddove vengono offerti servizi gratuiti -o quasi- la richiesta si satura piuttosto velocemente.

Gli enti che “sopravvivono” da più anni e che lavorano a pieno regime sono quelli che a differenza degli altri si caratterizzano per una forte capacità di progettare, di essere in costante collegamento con le altre realtà territoriali come i servizi o le associazioni di zona e che offrono un servizio di qualità grazie a un costante lavoro clinico di supervisione.

Il compenso richiesto in questi luoghi di cura spesso si colloca a metà strada tra ciò che chiede il professionista privato da una parte e l’ente pubblico dall’altra.

Ma come è possibile proporre tariffe così basse? I dati emersi hanno visto una tendenza generale da parte dei colleghi intervistati: la decisione di limitare il proprio compenso. Questi servizi di “psicologia sostenibile” tuttavia spesso si impegnano in attività di fund raising per garantire, seppure in parte, un compenso più dignitoso ai colleghi che vi lavorano e una maggiore sopravvivenza della struttura.

Sorgono però dei quesiti rilevanti per la nostra categoria professionale: quanto è lecito che, a fronte delle difficoltà dei cittadini, i colleghi abbassino le tariffe senza un’adeguata compensazione di altro tipo? Come si può mantenere intatta la nostra professionalità –e la sua considerazione nell’immaginario comune- senza “svenderla” malamente, ma allo stesso tempo offrire dei servizi necessari a quelle persone sofferenti che si trovano anche in difficoltà economiche?

Di sicuro la soluzione non è delegare agli psicologi tirocinanti e ai volontari tutto il lavoro. Troppo spesso infatti capita che i CPS riescono a mantenersi in vita e a non collassare proprio grazie a figure come queste, che rischiano però di trovarsi schiacciate da responsabilità eccessive e incapaci di far fronte a situazioni di emergenza, non essendo ancora del tutto formate.

Anche l’abbassamento delle tariffe, se non adeguatamente compensato da altre entrate, è una strategia che alla lunga scontenta il professionista e non lo fa lavorare serenamente e dignitosamente.

I dati parlano chiaro: la domanda di psicologia è molto alta. E’ quindi possibile fare fronte a questo periodo di grande crisi senza andare ulteriormente in crisi anche noi, ma anzi, volgendo la situazione a nostro favore?

La soluzione a questa difficile domanda va ricercata prima di tutto nella creazione di una figura professionale “nuova”, capace di essere realmente presente sul territorio, di spostarsi e di rispondere ai bisogni degli utenti. Una figura costruita sulla capacità di progettare, di offrire servizi che siano utili al territorio in cui lavora, ma impegnata anche nel lavoro di rete con gli altri colleghi.

Siamo però ancora troppo limitati nella nostra capacità di rinnovarci. Quanta fatica si fa per uscire dagli schemi che ci hanno insegnato all’Università o dalle modalità di lavoro apprese durante i periodi di praticantato. Quanta fatica nel non essere sterilmente invidiosi di colleghi che apparentemente se la passano meglio..

Per non cadere in una “svendita” di noi stessi e lavorare comunque con passione è necessario che la possibilità di offrire un servizio di psicologia a prezzo contenuto passi attraverso un riconoscimento ufficiale da parte degli Ordini Regionali. Una man forte che ci può venir offerta con l’obiettivo di lanciare un messaggio chiaro: la figura dello psicologo ha una sua dignità e un suo riconoscimento a livello sociale in quanto è in grado di rispondere ai bisogni concreti espressi dai cittadini.

Infine è bene ricordare che un aiuto ci può venire fornito dal lavoro politico da parte degli Ordini Regionali nell’allacciare rapporti con le istituzioni presenti sul territorio, ma l’Ordine da solo non basta. Dobbiamo rivoluzionare il nostro modo di progettarci come professionisti e dimostrare di saper pensare sia al mondo del lavoro che a quello del sociale in modo diverso.