Il tutoring per l’avvio della professione: iniziative di Altrapsicologia nell’Ordine Psicologi Lombardia

Il progetto Tutoring, realizzato nell’Ordine degli Psicologi della Lombardia, è l’esempio concreto e riuscito di come è possibile mettere in pratica i principi che stanno alla base di Altrapsicologia, attraverso la gestione degli ordini.

I principi cardine di Altrapsicologia sono molto chiari e ben definiti: centralità dei problemi occupazionali (sviluppo di nuove prospettive professionali e di promozione della professione), tutela delle fasce deboli (interventi a favore dei colleghi in situazione di crisi occupazionale e di ruolo), formazione post lauream (valorizzazione di standard etici elevati, a partire dall’interesse degli allievi, attraverso la Carta Etica), tutela dei confini professionali (tutela della professione da tutti i tentativi di esercitare in modo abusivo), e informazione trasparente sull’attività nelle istituzioni (ordini ed ENPAP).

Questi principi fanno da sfondo al lavoro dei consiglieri di Altrapsicologia nell’Ordine Psicologi Lombardia. Progetti e attività come la Carta Etica, l’impegno per la Tutela e la lotta all’abusivismo o la presa di posizione ufficiale contro il counseling e le professioni cosiddette affini sono alcuni esempi di come AP ha lavorato per realizzare concretamente i suoi obiettivi.

Un tema centrale è quello dei problemi occupazionali, della promozione della professione e delle difficoltà che i colleghi incontrano nell’inserirsi nel mondo del lavoro. All’interno dell’ordine lombardo a quest’area sono stati dedicati diversi progetti, ma il Progetto Tutoring è il principale.

Scopo di questo progetto è dare nuovi strumenti agli psicologi, per aiutarli a inserirsi o reinserirsi nel mondo del lavoro, a sfruttare meglio le loro risorse o ad acquisirne altre. Obiettivo finale è offrire un quadro ampio e preciso del panorama lavorativo attuale, fornire facilitazioni per il potenziamento delle risorse e delle occasioni di inserimento professionale e supportare con un accompagnamento individualizzato.

Il Tutor, che è la figura centrale del progetto, è un consigliere dell’Ordine che incontra gli iscritti e ne raccoglie aspirazioni e progetti, cercando di favorire la loro trasformazione in prospettive occupazionali concrete.

Il progetto si struttura in due parti complementari: i colloqui individuali e gli “eventi tutoring”.

Nei colloqui di tutoring individuale gli iscritti all’Ordine hanno la possibilità di un confronto diretto con un consigliere per chiarire dubbi legati alla formazione, alla professione, alla promozione della propria attività, ma anche per conoscere meglio il mercato o chiedere informazioni. Il colloquio è preceduto da un questionario preliminare utile a guidare il successivo colloquio, e seguito da un questionario di gradimento e di raccolta dati rispetto alle aree di interesse del collega, utile per definire argomenti da trattare negli eventi di tutoring.

I colloqui sono stati circa 200 fra il 2010 e il 2011, e sono un campione interessante degli interessi e delle difficoltà tipiche dell’avvio della professione. Gli ambiti applicativi di maggior interesse sono la psicologia scolastica e la clinica, seguiti dalla psicologia giuridica. Ma sempre più spesso le richieste si orientano alla psicologia del lavoro, fenomeno che denota forse un avvicinamento degli psicologi del lavoro, tradizionalmente lontani dall’ordine professionale.

Le difficoltà dei colleghi generalmente sono relative all’inserimento in un ambito lavorativo abbandonando il ruolo di volontario o di educatore, con l’intenzione di liberarsi da una sensazione di sfruttamento e svalutazione delle proprie competenze. E’ comunque evidente una differenza tra due atteggiamenti molto diversi: da una parte, colleghi consapevoli di dover investire anche in maniera creativa, “inventandosi” e creandosi un lavoro; dall’altra, colleghi orientati alla ricerca del “posto di lavoro” come qualcosa che si riceve dall’esterno, come una sorta di diritto acquisito in forza della propria formazione.

Gli “eventi tutoring” sono occasioni di incontro con esperti della nostra professione. Lo spirito è di offrire soprattutto occasioni di contatto con altri colleghi, ma anche competenze e indicazioni sui settori più innovativi della professione e sugli strumenti di promozione. In questi due anni abbiamo puntato su competenze immediatamente spendibili, in particolare nell’ambito del web e delle nuove tecnologie.

Una lista degli eventi è visibile QUI. Fra gli eventi realizzati ricordo:

Lo psicologo nella rete – come aprire uno spazio web e perché. Condotto da Massimo Giuliani, proposto come sia come weekend intensivo che come FAD (Formazione A Distanza). I partecipanti hanno sperimentato direttamente la realizzazione di un sito internet personale.

Incontro-confronto per orientarsi nella promozione on line.
Condotto da Luca Mazzucchelli e da Emanuele Crosti. Argomento centrale è stato l’utilizzo delle nuove tecnologie nella promozione dello psicologo.

Lo psicologo e l’azienda: il personal business plan dello psicologo. Un approfondimento sul contesto aziendale

Il social network: opportunità e minaccedi Helga Ogliari

Faccia a faccia con la psicologia in azienda: riflessioni sulle migliori esperienze professionali. Con la presenza del prof. Sergio Capranico.

Lo psicologo manager di se stesso – introduzione al management del ruolo professionale dello psicologo, centrato sulla riflessione su ruoli e atteggiamento nella professione, condotto da Luca Mingarelli.

Lo psicologo forense. Con la prof.ssa Daniela Pajardi, il dott. Giuseppe de’ Micheli e la dott.ssa Valeria La Via (Consigliere di AP in OPL)

Psicoterapia e omosessualità. Consulenza psicologica e psicoterapia con pazienti lesbiche: costruire un’alleanza terapeutica. Con le dott.sse Margherita Graglia, Marta Fossati e Claudia Lini

Lo psicologo/psicoterapeuta nelle cure palliative” con la dott.ssa Monia Belletti e il dott. Giuseppe Casale

Lo Psicologo del Traffico in Italia. Panoramica e prospettive, condotto dalla prof.ssa Rita Ciceri e dalla dott.ssa Federica Biassoni.

La risposta dei colleghi lombardi a queste proposte è stata importante: in molti casi i 40 posti disponibili sono stati rapidamente esauriti ed è stato necessario ripetere gli eventi. Anche i questionari di valutazione hanno sempre confermato l’alto livello di gradimento e l’apprezzamento per questo tipo di iniziative.

La risposta positiva alle attività di tutoring è la conferma che il tema occupazionale resta centrale nella nostra professione, come Altrapsicologia sostiene dalle sue origini. Ma dimostra anche che gli ordini possono essere utili e vicini agli iscritti, se correttamente gestiti.




Perchè nessuno li ha fermati?

L’Ordine Psicologi della Lombardia ha pubblicato i primi risultati di una ricerca sulla formazione universitaria nella regione. Leggi QUI

Dalla ricerca emerge che ogni anno gli atenei lombardi “sfornano” circa 1000 laureati in psicologia e che altrettanti sono coloro che si iscrivono all’Ordine.

Se nel 1994 gli psicologi iscritti all’Ordine della Lombardia erano 502 , nel 2011 siamo arrivati alla cifra esorbitante di 10.406. A questi vanno aggiunti 3.500 psicoterpauti che fanno lievitare il totale a 14.000.

E’ chiaro che per nessuna professione possano esistere un tessuto sociale e un mercato che supportino e digeriscano una crescita esponenziale dell’offerta in un periodo così breve.

In parole povere: siamo troppi!

Ma il sentore che ci fosse qualcosa che non quadrava l’avevo già avuto da un bel pò di tempo…

1995. Il Palazzetto dello Sport di Padova è gremito di studenti che vogliono iscirversi alla Facoltà di Psicologia. L’accesso è a “numero chiuso” (ma non troppo!): le matricole saranno SOLO 2.000

Il Preside della Facoltà dice che la selezione sarà dura (???) e che arriverà a laurearsi solo il 10% dei presenti… difficile da credere!

2002: dopo la laurea cerco disperatamente un ente che mi “ospiti ” per svolgere il tirocinio annuale obbligatorio: con gran fatica individuo un Centro Socio Educativo nel quale tutto faccio fuorchè la psicologa.

2004: dopo qualche indecisione decido di affrontare l’Esame di Stato: lo trovo decisamente poco selettivo e comincio a chiedermi per quale ragione non venga messo un filtro a maglie più strette per “selezionare” i futuri professionisti.

2008: dopo 4 anni termino il percorso di specializzazione: anche in questo caso non viene operata praticamente nessuna selezione: tutti gli specializzandi.se ne vanno via contenti stringendo fra le mani il loro preziosissimo diploma.

Sempre nel 2008 , quando il picco dei nuovi iscritti annuali ha toccato quasi quota 1.000 è iniziato un processo inverso e singolare: 100/150 colleghi ogni anno hanno cominciato a chiedere di essere cancellati dagli elenchi dell’Ordine.

Dopo aver percorso un lungo iter faticoso e, come è noto a tutti i colleghi, tutt’altro che economico, 100/150 psicologi ogni anno decidevano di buttare la spugna.

Nella ricerca vengono riportati i dati ma non è difficile immaginare che dietro quei numeri vi sia una delusione cocente, una poco tollerabile frustrazione e tutta l’amarezza dei colleghi che hanno rinunciato al proprio progetto professionale (e di vita!)

A questo punto mi chiedo e pongo a voi tutti una semplice domanda: perchè nessuno ci ha raccontato come stavano le cose? Chi ha permesso che spuntassero come funghi dopo prolungate piogge, 18 corsi di Laurea in Psicologia solo nella Regione Lombardia?

Perché nessuno all’interno degli Ordini fino ad oggi ha fatto concretamente qualcosa per migliorare la situazione di una professione che è sofferente già da molti anni?

E in ultimo: perchè quasi tutti noi continuiamo a disinteressarci di una situazione che per tanti colleghi è al momento tragica, nascondendoci dietro una falsa ipocrisia (sulla quale a mia volta un giorno farò una ricerca) che ci spinge a bleffare anche con i nostri stessi compagni di sventura, ai quali ci proponiamo come professionisti “arrivati” e raccontiamo di studi brulicanti di pazienti? per dignità? o perchè non vogliamo ammettere neanche a noi stessi di aver toppato la scelta?

Solo lo spirito di categoria ci può salvare da questo sfacelo. Sappiamo che solo potendo decidere di noi stessi attraverso gli enti deputati (gli Ordini e l’Enpap) possiamo in qualche modo intervenire per cambiare le sorti.

I giochi non sono ancora fatti. C’è molto da lavorare ma tutti possiamo contribuire a cambiare le sorti della nostra professione. Non isoliamoci nello sconforto di vedere la professione bistrattata e poco riconosciuta: portiamo le nostre istanze a chi può operare concretamente per la professione, ma soprattutto impegnamoci in prima persona, continuiamo a confrontarci, lavoriamo per diventare una categoria riconoscibile dall’esterno e con un senso autentico interno di apprtenenza.

Solo così potremo valorizzare realmente il nostro specifico apporto professionale.

Allora, cari colleghi: COSA STIAMO ASPETTANDO?




Precari i malati e precari i loro dottori

L’ordine degli psicologi lombardi informa che 37 mila lavoratori soffrono «di problemi psicologici riconducibili a una sindrome da lavoro precario». E un’indagine ha scoperto che in due anni oltre quattromila imprese lombarde hanno richiesto l’intervento dello psicologo per i propri dipendenti. Insomma la crisi non solo erode le buste paga dei salariati (non di lor signori, come diceva Fortebraccio) ma provoca anche dissesti nella salute mentale. Un fenomeno inquietante. Fatto di «stress, ansia per un futuro sempre più incerto, paura di non riuscire a sbarcare il lunario, autostima a picco, depressione». E magari qualche buontempone proporrà di ridurlo introducendo, come per i licenziamenti e i futuri rapporti di lavoro, forme di “equo arbitrato”. Tanti solerti ed equi Collina si aggireranno nel mondo del lavoro a decidere tempi, orari, ferie, sicurezze, licenziamenti, stato di salute. Senza più bisogno né di sindacati né di giudici del lavoro, tutti soggetti che, come si sa, fanno solo perdere tempo (a lor signori sempre). Il dato nuovo della vicenda, denunciata a Milano, è che a star male sono anche quelli che dovrebbero curare i precari. Racconta Mauro Grimoldi, neopresidente dell’Ordine degli psicologi della Lombardia che quasi tutti i suoi 12.319 iscritti vanno avanti con contratti a termine o consulenze inferiori all’anno. «Come affronti il disagio psicologico creato dal lavoro precario se anche il tuo psicologo è precario?». Sono temi che rimbalzano nel bel saggio di Umberto Romagnoli pubblicato dal sito http://www.insightweb.it/web sotto il titolo «La solitudine del lavoro». Dove si spiega come il moderno Cipputi «ormai orfano della rappresentanza politica gestita dai defunti partiti della sinistra, attualmente dispone di una rappresentanza sindacale lacerata da tensioni anti-unitarie che la indeboliscono». E prosegue: «Questa crisi è diversa dalle precedenti perché enfatizza la subalternità del diritto del lavoro al punto di metterne in gioco la stessa esistenza…». All’antica icona novecentesca basata sul lavoro stabile «oggi si pretende e s’invoca la sostituzione con quella, già in fase di gestazione, non tanto del cittadino cui la costituzione riconosce il diritto al lavoro quanto piuttosto dell’uomo flessibile, del lavoratore usa-e-getta, del soggetto funzionale alle esigenze di un mercato globale e concorrenziale». Nella sostanza «Cipputi e i suoi nipotini stanno sopportando il peso di una crisi epocale di cui non sono responsabili e, ciononostante, sono costretti a pagare il prezzo più alto». Romagnoli ha una conclusione amara, riferibile alle polemiche di queste ore, sostenendo che i Cipputi di un tempo erano meno soli rispetto ai nipotini di oggi. «Anche per questo, il diritto del lavoro rischia di vedersi immesso in un circuito circolare, destinato a riportarlo al punto di partenza».