Dov’è finito lo psicologo del territorio?

Già qualche mese fa, AltraPsicologia si è occupata della Legge sullo Psicologo del Territorio, approfondendo i contenuti e ponendo alcune domande in merito all’immissione di colleghi nel tessuto lavorativo della pubblica amministrazione, in particolare all’interno dei Piani di zona.

Ma come sono andate le cose fino ad oggi?

Quali sono stati i reali ambiti di attivazione della suddetta legge?

 

Sul sito dell’Ordine degli Psicologi della Campania troviamo la seguente comunicazione :

«Con il Decreto Dirigenziale n. 25 del 17.01.2014 si delinea l’iter di accesso alle risorse stanziate per la realizzazione dei Centri Antiviolenza in Campania ai sensi della Legge Regionale n. 2 dell’11.02.2011 e con riferimento alla Legge n.9 del 3.08.2013 (La Legge che istituisce lo Psicologo del Territorio). Gli Ambiti Territoriali hanno tempo fino al 3 aprile per inviare le progettazioni esecutive dell’intervento e il verbale di accordo sottoscritto con il Distretto Sanitario di riferimento per l’accesso alle risorse stanziate per la realizzazione dei Centri Antiviolenza.”

A questo invito si aggiunge inoltre la comunicazione della creazione di una

«task force per monitorare il processo d’invio delle progettazioni esecutive da parte degli Ambiti Territoriali e assicurare il primo concreto riscontro alla Legge per l’istituzione dello Psicologo del Territorio […]»

Ed è qui che le cose cominciano a complicarsi: galvanizzati  da tale comunicazione, come schegge impazzite ci rechiamo presso gli uffici di piano a noi più vicini e scopriamo che molti di essi non sono a conoscenza della Legge sullo Psicologo del Territorio e, ancor meno, sono disponibili ad accettare la nostra collaborazione per «monitorare il processo d’invio delle progettazioni».

Alcuni colleghi, nel tentativo estremo di garantirsi “un posto in paradiso”, hanno invano cercato di realizzare ATS (Associazione Temporanea di Scopo) e forme di collaborazione attiva per poter partecipare, sin dalle prime fasi, alla realizzazione di tali centri antiviolenza.

Il dubbio e la rassegnazione cominciano ad aleggiare nelle nostre menti:

a) Da chi è composta questa task force e, soprattutto, attraverso quali criteri sono stati scelti i colleghi per comporla?

b) In cosa consiste il “monitoraggio del processo d’invio delle progettazioni” considerato che la figura dello psicologo del territorio troverebbe la sua collocazione all’interno delle aree contemplate dalla legge 328/00 (legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali), e dunque non nella fase di progettazione che resta di competenza degli uffici di piano?

c) Quali saranno i criteri di assegnazione delle risorse umane una volta ottenuti i fondi per la realizzazione dei servizi?

All’interno dello stesso comunicato leggiamo:

«la Regione Campania, attraverso l’Assessorato ai Servizi Sociali, nel dare applicazione pratica alla Legge contro la Violenza di Genere ha ribadito che i Piani di Zona devono applicare la legge dello Psicologo del Territorio, il ché dovrebbe tradursi nell’assunzione di psicologi nei Centri Antiviolenza»

Il condizionale getta ancor di più ombre sulla questione; è nel disordine e nella disinformazione, si sa, che si annida la possibilità concreta che “il potere e il controllo” si accentrino sempre più nelle mani di pochi a danno dei più e della categoria professionale.

A noi di Altrapsicologia non resta che continuare a monitorare l’andamento di tale processo e porci sempre in prima linea nella tutela e nella trasparenza della professione, accanto ai colleghi per evitare che la ricerca della propria collocazione lavorativa si tramuti in guerra tra fratelli.




E’ nato prima l’Ordine o i suoi iscritti?

18 febbraio 1989: il Parlamento  Italiano approva la legge 56/89 che istituisce e disciplina l’ordine degli psicologi in Italia.

Martedì 18 febbraio 2014:
25 anni dopo, cosa è cambiato?
Come si è evoluto il nostro sistema e come si festeggiano i 25 anni della nascita della nostra professione in Campania?


Altrapsicologia, mantenendo fede a quanto promesso prima e durante la campagna elettorale e incuriosita dall’invito, ha partecipato, dal primo pomeriggio, alla giornata di festeggiamenti indetta dal consiglio dell’Ordine degli psicologi Campani.

Il suddetto invito recitava:

OPEN DAY – 18 Febbraio 2014
Festeggiamo i 25 anni dell’Ordine degli Psicologi

 L’Open Day sara’ un giorno per riflettere su quello che insieme in questi venticinque gli psicologi hanno costruito, parlare dei nostri progetti e nutrire i nostri sogni.”

Durante la giornata è stato possibile assistere alla proiezione del film “La psicologia raccontata a mia figlia”  in tre orari diversi ( alle 12:00, alle 15:30 e alle 19:00) e discutere di alcune tematiche.

Nonostante un ricco buffet dolce/salato,  è stata registrata una bassa affluenza dei colleghi all’evento, il che non ha consentito la realizzazione di quanto preventivato, cioè la possibilità di confrontarsi su tematiche professionali e interrogare la comunità su progetti e idee per il futuro della professione.

Non pervenuti tutti gli ex consiglieri che per primi hanno assistito e partecipato alla creazione dell’Ordine campano nel lontano 1989.

Pur considerando fondamentale la promozione e lo sviluppo del senso di appartenenza professionale, e necessario lo sviluppo dell’associazionismo, soprattutto nell’attuale contesto politico-economico,  non posso non domandarmi  cosa si sarebbe potuto fare in occasione di tale ricorrenza e /o a partire da essa.

Non è forse vero che la nostra è una professione giovane che necessita ancora di tanto lavoro legato alla promozione e alla tutela? Non è forse vero che 25 anni dall’istituzione dell’Ordine degli psicologi sono relativamente pochi se paragonati alla presenza e al riconoscimento ottenuto  da altre professionalità racchiuse nei propri ordini nel contesto comunitario?

Non è forse vero che è necessario lavorare sul territorio e tra i colleghi affinché vi sia, da un lato la possibilità di toccare con mano la nostra prima fonte di “sostentamento professionale” , cioè le relazioni,  permettendo così alla comunità sociale di sviluppare una nuova concezione della psicologia, e da un altro lato permettere  ai colleghi di ritrovarsi in uno spazio condiviso dove “il vecchio” si incontra con “il nuovo”, rendendo ognuno di noi partecipe alla formazione e alla crescita di un’Istituzione che ha ancora tanto cammino da compiere?

Dal 1989 ad oggi si sono succeduti diversi consigli e dunque numerosi consiglieri che per primi hanno avuto il compito e la fortuna di  creare, ad immagine e somiglianza dello psicologo, un contesto che fosse “la casa degli psicologi” , un organo che ci rendesse non più orfani, che fosse la porta di accesso del cittadino al mondo della psicologia stessa;

Il 18 febbraio 2014 era  il giorno in cui i primi psicologi e i fondatori dell’Ordine avrebbero potuto incontrare gli oltre 5.000 iscritti che, con la loro professionalità e iscrizione, concorrono al mantenimento dell’Istituzione, per condividere e trasferire loro il senso di appartenenza e, soprattutto, il senso del dovere nei confronti dello sviluppo della nostra professione, un senso che deve dimorare in ogni professionista e che permetterà un giorno di proporre nuove leggi elettorali che definiscano e tutelino maggiormente la nostra professione da troppi anni ferma a quella data dell’89.

Dopo il tran tran elettorale, tutto è tornato alla quotidianità, tutti valori e le idee sembrano essersi dissolti nel vuoto, solo l’oblio sembra farla da padrone, eppure soltanto un mese fa veniva chiuso il seggio e venivano nominati i nuovi consiglieri, soltanto poche settimane fa c’è stato l’insediamento del nuovo consiglio.

Nella giornata di ieri, il silenzio dei corridoi dell’ordine lasciava immaginare che il desiderio di  far parte di una grande istituzione, i festeggiamenti e le migliaia di voti espressi non erano altro che segnali di un’individualità che mal si sposa con l’idea di “Ordine” , la cui  nascita doveva servire a sviluppare in ognuno di noi quel senso di appartenenza che avrebbe spinto ogni professionista a lavorare prima per la categoria e poi per se stesso. Ciò che è rimasto di ieri è che non c’è storia né presente e che dunque non ci può essere futuro senza un contributo reale allo sviluppo della nostra giovane professione.

Cosa è accaduto in questi pochi decenni per permettere che l’aridità  imbrigliasse i nostri pensieri e le nostre idee? Cosa realmente ha intenzione di fare la vecchia e la nuova classe politica professionale affinché si ritorni a pensare che la nostra professione ha ancora tutta la vita davanti per poter crescere e svilupparsi nel migliore dei modi?

A tutti noi l’ardua sentenza…




La psicologia italiana raccontata da una figlia


Pochi giorni fa, finalmente, dopo tanto fermento e numerosi annunci di svariate proiezioni nelle diverse province campane, ho potuto  assistere alla proiezione del film Legge Ossicini, che nel 1989 ha regolamentato la professione di psicologo in Italia.

Durante i 60 minuti di proiezione riuscivo a pensare a una sola cosa :

Perché raccontare alla società psicologica futura qualcosa che è accaduto nel passato e non interrogare invece la società attuale su “come se la passa ultimamente?”

Un dilemma che mi attanaglia mattina e sera, e  credo che possa preoccupare chi come me è assolutamente figlia/o della società presente!

Sono figlia dell’oggi e come tale posso interrogarmi ma ancora di più, mi chiedo: posso fare qualcosa per quel che sarà domani?

Sono figlia di una generazione che ha contribuito a costruire la psicologia in Italia con le proprie mani per poi, però, lasciarsi scappare da sotto al naso momenti fondamentali per coltivare e rendere fertile questo terreno.

Allora sono forse una figlia ostinata o ribelle, se sono convinta di dover agire in prima persona, con la mia competenza ed il mio impegno, per coltivare quanto di fertile ancora c’è, senza restare impantanata in eterne e spesso cannibaliche formazioni!

Ma sento anche di essere figlia in un presente che non riesce a guardare più in là del “tra poco’”, perché il futuro è ancora troppo un’incognita senza argini né orizzonti.

Sono figlia e appartengo ad un popolo di figli che chiedono di poter  partire da ciò che è stato per potersi spiegare il presente ma soprattutto cambiarlo!

Se è vero che senza storia non c’è futuro, è pur vero che non c’è domani senza oggi!

AltraPsicologia in Campania, allora, vuole raccogliere la voce degli psicologi del presente, per raccontare la psicologia com’è oggi!

Partecipa al progetto fotografico “Cara psicologia vorrei” !

Lascia il tuo messaggio in una foto, inviacela all’indirizzo campania@altrapsicologia.com e condividila sui social network con l’hashtag #carapsicologiavorrei

Raccontiamoci la nostra psicologia e costruiamo insieme la nostra realtà!

 

 

Autore: Alessandra Bianco

Alessandra BiancoSono una psicologa che da sempre ha avuto a cuore la professione e che ha creduto che questo bastasse per poter fare “un buon lavoro”; l’esperienza sul campo mi ha invece insegnato a guardare anche oltre, accorgendomi che il contenuto è nullo senza un contenitore in grado di proteggerlo. Ho conseguito la laurea in psicologia a Napoli, alla Facoltà” Federico II” e subito dopo ho deciso che fosse necessario continuare il mio percorso formativo in strutture dove la clinica fosse in primo piano, così ho svolto attività di tirocinio presso diversi centri di salute mentale, a stretto contatto con le patologie psichiatriche e i disturbi psicologici. L’esperienza più importante per me è rappresentata dall’incontro con il “mondo degli adolescenti”, un’occasione unica per poter mettere in gioco me stessa e capire che bisogna immergersi “con mani e piedi” per poter dire di “esserci davvero”. Dopo un periodo piuttosto intenso nell’ambito delle risorse umane, dove mi sono occupata di ricerca e selezione, nonché di valutazione e formazione del personale presso aziende multinazionali, senza mai abbandonare l’ambito clinico, sono tornata ad occuparmi di clinica  a 360° con un bagaglio esperienziale e motivazionale arricchito e con le idee decisamente più chiare.

 




ASL (Ancora Soldi per Lavorare)

TIROCINANTE?
IL SALVADANAIO DELL’ASL HA BISOGNO DI TE!

Non c’è tregua per i giovani psicologi in formazione: negli ultimi mesi sempre più ASL hanno costretto schiere di psicologi, in formazione presso scuole di specializzazione in psicoterapia, a compiere l’ormai noto giro delle “sette chiese” per cercare luoghi dove poter svolgere le ore di tirocinio obbligatorio previste dal percorso formativo.

Cosa accade dunque in Campania?

Le ASL di Caserta e di Salerno hanno ritenuto opportuno autorizzare le convenzioni con scuole di specializzazione di psicoterapia solo previo pagamento tarato sul numero di studenti e sul numero di ore richiesto dalle suddette scuole.

L’ASL di Salerno, con deliberazione del Direttore Generale n. 558 del 07.06.13 (http://www.aslsalerno.it/), ha stabilito, rifacendosi anche alla vigente normativa in materia di tirocini (Linee-guida in materia di tirocini 2013), di ospitare risorse per lo svolgimento di :

  • tirocini curriculari
  • tirocini di formazione
  • tirocini previsti per l’iscrizione ad Albi/collegi professionali

La ASL di Salerno ha però specificato che l’accesso alle strutture, gratuito per gli studenti provenienti da Università e/o Scuola di specializzazione pubbliche, è invece A PAGAMENTO  per gli allievi di Università e/o Scuola di specializzazione private.

Il tariffario prevede “Euro 1,00 l’ora per ciascun tirocinante”; il testo sottolinea inoltre che le spese per la copertura assicurativa del tirocinante sono a carico del soggetto promotore.

Allo stesso modo l’ASL di Caserta, con deliberazione n.1588 del 30.11.12, ha redatto e pubblicato un “Regolamento per lo svolgimento di tirocini e stage”; all’interno del suddetto documento è specificato che, per lo svolgimento di tirocini formativi e di orientamento, è previsto un contributo economico secondo il seguente schema:

a) € 2.500,00 (duemilacinquecento/00) per un corso di 450 ore di tirocinio per classi di 20 allievi;

b) € 1.000,00 (mille/00) per un corso di 150 ore di tirocinio per classi di 20 allievi;

c) € 650,00 (seicentocinquanta/00) per un corso di 100 ore per classi di 20 allievi.

Tale contributo deve essere versato, tramite bonifico bancario, al Tesoriere dell’ASL.

Sono esonerati dal versamento del contributo economico solo gli Istituti pubblici Statali i cui corsi di formazione e/o aggiornamento non prevedono rette a carico degli allievi.

 

La motivazione che ha spinto le ASL ad imporre una quota per lo svolgimento del tirocinio sembra risiedere nella convinzione che la presenza in struttura di tirocinanti apporti sì forza lavoro in forma gratuita,ma comporterebbe anche l’usura degli strumenti utilizzati durante lo svolgimento del percorso formativo, nonché l’utilizzo di risorse materiali e umane…

 

“Usura degli strumenti” ? “Utilizzo di risorse materiali per i tirocinanti psicologi” ?!

 

E se i tirocinanti portassero allora carta e penna da casa? Se si impegnassero a togliersi le scarpe per non consumare il pavimento? Se girassero muniti di olio per lubrificare i cardini delle porte che aprono e chiudono per ogni paziente che ricevono, al fine di ridurne la così “rapida usura” ?

Aldilà dell’ironia, di fronte a tale scenario, molte domande affollano le nostre menti:

  • In termini di bilancio e di economia sanitaria, quale è il ritorno economico diretto di avere professionisti abilitati che operano quotidianamente e gratis nei Servizi, che vedono pazienti, che svolgono attività cliniche a pieno vantaggio del SSN ? Anche solo in via di principio, è mai equiparabile , economicamente, la presunta “usura” dei mezzi materiali della ASL, da compensare simbolicamente con un umiliante “euro all’ora”, con il vantaggio economico oggettivo per la ASL di avere professionisti che spesso con la loro attività hanno un ruolo essenziale nel “far andare avanti” gli Ambulatori e i Servizi ?
  • Su chi quindi ricadranno realmente le spese per sostenere un tirocinio OBBLIGATORIO ? Sulle Scuole, o sul tirocinante che paga per “andare a prestare la sua opera professionale” in un Servizio pubblico, contribuendo (alla pari del collega specializzando di scuola pubblica) al raggiungimento degli obbiettivi di cura del SSN ?
  • Se, da psicologi abilitati, perfino per svolgere attività di tirocinio gratuito di specializzazione siamo costretti a “pagare il disturbo”… quali speranze possiamo nutrire, una volta usciti dalle Scuole, di potere vedere riconosciuto il nostro operato professionale mediante compensi economici?
  • La domanda di fondo: quale è l’atteggiamento dell’Ordine e del Sindacato dei dipendenti (AUPI) rispetto a questo ennesimo “abuso”, cui dovrebbero essere i primi ad opporsi fermamente ? E’ davvero un peccato, infatti, che il Sindacato, davanti a questa palese squalificazione degli psicologi operanti nel SSN, abbia perso l’occasione per una reazione dura e determinata! E perché l’Ordine, che per mandato dovrebbe tutelare la professionalità e il decoro della categoria, non ha assunto una posizione ferma con le Direzioni Generali coinvolte?



Gestione delle risorse umane: “Ad ognuno il suo”

LE COMPETENZE DELLO PSICOLOGO NELLA SELEZIONE E VALUTAZIONE DEL PERSONALE

Quando si parla di tutela della professione si è quasi naturalmente portati a pensare ai counselor e a tutte le cosiddette “professioni d’aiuto” che talvolta cercano di arrogarsi competenze specifiche dello psicologo come la prevenzione e il sostegno psicologico.

Ma non è solo la clinica che ha bisogno di tutela: anche nell’ambito della psicologia del lavoro, e in particolar modo nella gestione delle risorse umane abbiamo molto terreno da recuperare.

Negli ultimi anni si è assistito al moltiplicarsi di proposte formative di vario genere nell’ambito della gestione delle risorse umane, aperte per lo più a tutti i laureati (triennali o quinquennali) senza alcun criterio di selezione basato sulla formazione universitaria ricevuta.

Ma cosa si intende per Gestione delle risorse umane, quali competenze sono richieste per potersi definire “esperto in gestione delle risorse umane” e soprattutto quali competenze risultano di pertinenza prettamente dello psicologo?

Con l’espressione “gestione delle risorse umane” si definisce un processo che comprende diverse azioni, tra cui: acquisizione delle risorse umane in azienda, amministrazione, valutazione e sviluppo del personale.

Si tratta quindi di azioni diverse, che richiedono competenze e approcci diversi, eppure la figura in uscita da molti dei percorsi formativi in gestione delle risorse umane è sostanzialmente generica e soprattutto vaga.

Nell’ambito dell’amministrazione del personale, ad esempio, sono richieste specifiche competenze di tipo economico (elaborazione buste paga, controllo presenze, gestione pratiche di assunzioni); nell’ambito delle relazioni sindacali sono richieste competenze di tipo giuridico ( gestione dei rapporti con i sindacati confronto con le rappresentanze dei lavoratori su varie tematiche quali retribuzione, politiche occupazionali, ferie, diritti di informazione e consultazione, formazione, pari opportunità, orari; negoziazione e stipula di accordi o contratti sia a livello locale che nazionale; intervento per la risoluzione delle controversie di lavoro.).

Nell’ambito della ricerca e soprattutto della valutazione e selezione del personale, le competenze richieste sembrano proprio appartenere allo psicologo.

Si trova, infatti, di svolgere compiti quali:

  • L’analisi della domanda

  • L’analisi del ruolo (“Job analysis”) oggetto di selezione, rispetto allo specifico contesto organizzativo, al fine di definire le abilità, le competenze e gli atteggiamenti che deve possedere il candidato ideale.

  • La valutazione dei candidati rispetto al ruolo specifico, tramite ad esempio di: colloquio motivazionale, test attitudinali, inventari di personalità, prove di gruppo.

  • La redazione di un verbale o “report” conclusivo del lavoro svolto e dei risultati ottenuti e la presentazione di tale report al committente.

e gli strumenti utilizzati durante tali attività, ed in particolare durante la valutazione delle candidature, risultano:

  • Prove psico-motorie

  • Test psico-attitudinali

  • Questionari di personalità

  • Colloqui-interviste individuali o di gruppo

  • Assessment center

Le linee guida per le attività Psicologiche di Valutazione e Selezione del Personale (http://www.psy.it/allegati/lg_personale.pdf) definiscono le implicazioni tecniche e deontologiche che insistono durante l’esercizio dell’attività di psicologo sia che questo sia un esperto che opera all’interno dell’organizzazione sia che rivesta un ruolo di consulente esterno.

Se dunque le attività e gli strumenti che il professionista delle risorse umane, impegnato nella selezione e valutazione del personale, si trova ad attuare sono di competenza prettamente psicologica, ed esistono indicazioni relative ai comportamenti deontologici che lo psicologo deve assumere nella propria pratica professionale aziendale , perché l’accesso a tali corsi e soprattutto lo svolgimento di tali azioni è concessa a tutti i professionisti, purché laureati, senza alcuna distinzione relativa alla formazione universitaria ricevuta?

E’ dunque giunta l’ora che lo psicologo riprenda il suo posto nei contesti lavorativi dove è necessaria la sua presenza e soprattutto è ora che vengano riprese e riconosciute come dello psicologo tutte quelle competenze “prestate” alle altre professioni!