Vuoi 2000 euro per la tua associazione? chiedi all'Ordine Veneto!

La nuova iniziativa dell’ordine del Veneto arriva silenziosamente all’ultimo consiglio: l’Ordine Psicologi Veneto finanzia le associazioni del territorio! primo importo conferito: 2000,00 euro.

Come mai una tale iniziativa arriva così in sordina? Senza alcun clamore, nessuna comunicazione agli iscritti? Vi racconto brevemente cos’abbiamo scoperto e l’insolito modo con cui ne siamo stati messi al corrente.

In uno degli ultimi uggiosi consigli dell’ordine degli psicologi del Veneto, piove a sorpresa, tra i 58 punti all’ordine del giorno, una richiesta da parte del tesoriere, un sostegno economico dell’importo di 2000,00 euro ad un’associazione che con professionalità persegue da diversi anni obiettivi nell’area socio sanitaria.

Dubbio, sorpresa, gioia…sono forse stata rapita dagli alieni ed il consiglio in questo tempo ha attivato un bando per le associazioni del territorio che necessitino di un finanziamento? NO, nessun bando.

Ok allora, é stato cambiato il regolamento? ora l’ordine puó, oltre ai patrocini, erogare finanziamenti, o quote a sostegno di iniziative, che i colleghi inviano? NO, nessun regolamento... silenzio, imbarazzo… qualcuno biascica che è un’associazione riconosciuta, che lavora con professionalità da anni…

E’ stato presentato un progetto? ci sono dei criteri? NO, nessun progetto e nessun criterio!

Ok allora, gli alieni si sono impossessati di gran parte del consiglio… Provo a rimettere in sesto i pensieri, che qui sembra di stare dentro a un film di fantascienza…

1) e tutte le altre associazioni dei nostri colleghi non lavorano con professionalità e non hanno bisogno di sostegno economico???

2) in tempo di crisi, e con una categoria professionale fatta in larga parte da giovani colleghi in avvio, costretti a misurarsi con il mondo della libera professione, ad aver bisogno sono le associazioni del territorio riconosciute da tempo o quelle in fase di avvio?

3) una domanda semplice, a questa sapranno rispondere tutti coloro che avvallano questa richiesta con un voto favorevole: sulla base di quali criteri si decide di finaziare le iniziative che inviano richiesta all’ordine? ma nessuno ci ha pensato. Ora sono io che invoco gli alieni, nella speranza che vengano a rapire me!

Perché sulla terra, ad un orecchio umano, verrebbe quasi da chiedersi che santi nel ‘paradiso consiliare’ bisogna avere per ricevere 2000,00 euro senza presentare alcun progetto.

E visto che gli alieni latitano non mi resta che restare in questo pianeta, PIANETA TERRA CHIAMA COLLEGHI: qui c’ è confusione, per essere eufemistici, per nulla maliziosi, e fortemente ottimisti, anche se a me le sinapsi si attivano solo nell’area del cervello stile “è la nipote di Mubarak”.

E allora, meglio rimboccarsi le maniche e cucire una proposta:

CHIEDI ANCHE TU 2000 EURO PER LA TUA ASSOCIAZIONE
all’Ordine Psicologi Veneto!

Se “cogito ergo sum”, forse chiedendo qualcuno inizia a cogitare!




Lavorare come libero professionista e ragionare da dipendente – Parte I

Tra l’immixtio manuum e la professionalità desiderata

“Nessuno può farvi sentire inferiori, senza il vostro consenso”

Eleanor Roosvelt

Nei siti aziendali, la prima pagina è spesso dedicata alla Vision, concetto che un mio incredibile professore all’università spiegava come “la rappresentazione del futuro per cui valga la pena di impegnarsi e di rischiare”.

Quanti prima di pensare alla libera professione hanno cercato di costruire una visione da percorre, magari insieme ad altri colleghi o non colleghi, un progetto, un settore, un specificità che partiva dal loro desiderio, negli anni arricchitosi di conoscenza, con un pulsante potenziale di competenza …?

E quanti invece considerano la libera professione l’unica spiaggia, poco allettante e rischiosa, da inghiottire pur di lavorare …

“tutto ciò che siamo è il risultato di ciò che pensiamo: è fondato sui nostri pensieri, costituito dai nostri pensieri” (Buddha Breviario)

Aggiungo che la realtà di “vassallaggio” del nostro mercato lavorativo, non aiuta a progettare e guardare il futuro, anzi pare chieda oltre alle trafile burocratiche, di recitare l’ immextio manuum a tizio o a caio, in un giuramento, che tutti ha come protagonisti meno che te:

« A tal signore magnifico io, il tale. Poiché si sa benissimo da parte di tutti che io non ho di che nutrirmi o vestirmi, io ho richiesto alla pietà vostra, e la vostra benevolenza me lo ha concesso, di potermi affidare e accomodare al vostro mundio, e così ho fatto; cioè che tu debba aiutarmi e sostenermi, tanto per il vitto quanto per il vestiario, secondo quanto io potrò servire bene e meritare; e, finché io vivrò, ti dovrò prestare il servizio ed ossequio dovuti ad un uomo libero e non potrò sottrarmi per tutta la mia vita alla vostra potestà o mundio, ma dovrò rimanere finché vivrò nella vostra potestà e protezione. »

La pericolosa perdita di protagonismo, e i possibili rischi annessi e connessi partono dalla nostra visione del “Lavorare in proprio”La vaccinazione va fatta da piccini, e l’università non ce la offre, dobbiamo farci gli anticorpi da grandi, e per farli dobbiamo iniziare allenandoci alle nuove regole, perché lanciarsi nella libera professione con la visione del dipendente è come giocare in attacco con i guantoni e la posa del portiere.

Per questo motivo vorrei condividere e riflettere con voi, alcuni spunti utili per costruire una nuova vision solida, attraverso una rubrica che parte da alcune considerazione e le approfondisce insieme a voi, in diversi articoli, dedicati al tema.

REGOLE implicite, da conoscere per un’attività in proprio
1° Servono cento preventivi, prima di poter realizzare un lavoro: inizia ad amare gli allenamenti;2° Nessuno ti darà l’ok e ti dirà che va bene così come vuoi procedere, se non quella vocina dentro di te, che se non l’alleni canterà sempre fuori tempo;

3° Se vuoi fare tutto da solo, ricordati che fine hanno fatto Narciso, Icaro, e pure Topolino (che pare riesca in tutto, ma alla fine è ancora single, ha sempre in casa due marmocchi manco suoi, e gamba di legno torna fuori ogni due per tre);

4° Non vali per partito preso o per titolo, ma perché traduci ogni giorno quel titolo in un sapere, saper essere, saper fare, e questo ti diverte pure;

5° Avere uno studio/una sede non equivale ad avere lavoro;

6° I tuoi colleghi, così come le altre professioni che ti capita di incontrare tra i corsi, i master, i convegni, i seminari, sono il vero motivo per cui ha senso partecipare a quel Master;

7° Non aver paura di condividere, e far girare il tuo sapere tra colleghi, clienti, professioni limitrofe perché “ mi rubano il progetto”, useranno le mie slide”, ma fai girare il tuo nome e la tua professionalità, sarà il volano che aiuterà te ed il tuo gruppo ad affermarsi, anche nei momenti down, al contrario potrebbe ammuffire in un cassetto o perdersi in un backup non fatto;

8° Specializzati, o crea un servizio nuovo diverso dalle altre offerte, e COMUNICALO bene, prima di tutto ai clienti;

9°Associarsi è il vero segreto;

10° Alleniamoci a perdere, i grandi atleti sono coloro che sanno come cadere! “La più grande prova di coraggio è sopportare la sconfitta senza perdere il cuore.”

Robert Green Ingersoll

 

“… noi potremo passare accanto a fenomeni mai visti senza rendercene conto, perché i nostri occhi e le nostre menti sono abituati a scegliere e a catalogare solo ciò che entra nelle classificazioni collaudate. Forse un nuovo mondo ci si apre tutti i giorni, e noi non lo vediamo … scoprire il nuovo mondo era un’impresa ben difficile, come tutti abbiamo imparato. Ma ancora più difficile, era vederlo, capire che era nuovo, tutto nuovo, diverso da tutto ciò che s’era sempre aspettato di trovare come nuovo. E la domanda che viene naturale farsi è: se un nuovo mondo venisse scoperto ora lo sapremo vedere?

(I. Calvino)

Anna Galiazzo


Prof. Massimo Bruscaglioni




La Commissione Avvio ha avuto avvio

Orgogliosi della nostra categoria professionale ed entusiasti per natura, abbiamo iniziato il nostro lavoro all’Ordine degli Psicologi del Veneto, lavoro fatto di collaborazione e di connubio tra le esigenze di un ente pubblico doverosamente dedicato a rispondere ad implicazioni di natura deontologica e di tutela, e la costruzione di opportunità e servizi nuovi per gli iscritti.

Cos’è nato di nuovo?

Sotto il cappello della “Commissione Avvio e Sviluppo della Professione” (e grazie al dialogo con tutte le commissioni) oserei dire: di tutto e di più!

Vista l’ora in cui sto scrivendo, e il sapore genuino e corposo delle nuove iniziative, mi concederò qualche licenza culinaria per descrivervi le iniziative già avviate; partiamo con un Antipasto di incontri tenuti dalla nostra consulente fiscale:

“Luci ed ombre del no profit: opportunità e rischi per chi svolge la libera professione nell’ambito di associazioni non lucrative”

E

Dichiarazione dei redditi per i contribuenti minimi: indicazioni operative.

Quindi bis di primi succulenti ed innovativi:

Laboratori di sperimentazione professionale “La psicologia in Azione”

Incontri tra esperti che operano sul campo e professionisti che desiderano conoscere gli strumenti e le connotazioni professionali del tema: “Tribù aziendali e culture organizzative”, “Ricerca qualitativa : teorie metodologie e applicazioni”, Diversity managment e competenze interculturali, Il colloquio individuale al servizio dello sviluppo personale e professionale

I percorsi di avvio alla professione,

che includono un orientamento in materia di Assetto normativo della professione, Assicurazioni per Psicologi, Servizi offerti dall’ordine, Prospettive occupazionali, Contratti e concorsi, Formazione post lauream, Modulo deontologico.

Un secondo molto richiesto dai nostri iscritti:

Incontri sul tema della valutazione stress lavoro correlato:

Il Ruolo dello Psicologo nel processo di valutazione dello stress lavoro correlato. Introduzione alla normativa e ai ruoli. Presentato Manuale dell’Ordine degli Psicologi del Veneto, e metodi.

Per terminare con un dessert di convenzioni, che vogliono aumentare il potere di spesa dei nostri iscritti:

attraverso uno sconto del 20% con Pagine gialle per la pubblicità dei nostri situdi/attività,

uno sconto del 15% sul servizio Jobinclusive www.jobinclusive.com, che fornisce tutti gli strumenti per la libera professione e/o l’attività in associazioni, cooperative, attraverso un programma di gestione della contabilità, un servizio di creazione grafica del tuo logo personale, di un biglietto da vista digitale e cartaceo, e di un microsito, infine un sistema di gestione dei dati condivisi tra sedi e colleghi, nel rispetto della normativa sulla privacy di sicurezza del dato, attraverso l’uso di cartelle condivise online e la possibilità di creare gruppi di lavoro).

Il primo pranzo, dopo l’insediamento all’ordine è servito, stiamo già scrivendo i nuovi menù!

Anna Galiazzo




Psicologia della Salute Occupazionale

Psicologia della Salute Occupazionale:

L’arrembaggio dei Non addetti ai lavori, e la riscossa degli addetti … un’anomalia tutta Italiana!

Anna Galiazzo e Paolo Campanini

Facciamo un gioco: Se dico la parola Stress che professionista vi viene in mente?

Risposta: In coro dall’Europa, lo Psicologo!

Hai strabuzzato gli occhi e sentito delle palpitazioni, allora sei uno psicologo italiano e hai bisogno di prove, eccole …

Qualche giorno prima di Pasqua, si è tenuto a Roma, all’ombra del Vaticano, il IX convegno europeo sulla psicologia della salute occupazionale (http://eaohp.org/conference.aspx), quali migliori auspici per un Miracolo, e quanto beato orgoglio professionale nel sentire decine di colleghi presentare ricerche in materia di salute occupazionale, una favola, con finalmente protagonisti gli psicologi, e le equipe multiprofessionali con le quali presentavano ricerche e buone prassi, capaci di arricchire una comunità scientifica desiderosa di confrontarsi.

Come ogni favola che si rispetti, il convegno ha serbato sorprese, sogni, mele avvelenate e lieto fine.

Partiamo dall’inizio:

C’era una volta,

un ricco convengo con molti contenuti, tutti legati all’argomento comune del lavoro e della salute. In questo tipo di materia si intrecciano, da sempre, temi di psicologia del lavoro, psicologia della salute, psicologia della sicurezza sui luoghi di lavoro e psicologia sociale, temi molto attuali e vicini a molti. L’argomento maggiormente presente al convegno è stato, lo stress lavorativo, questione proprio in questo periodo al centro di discussioni metodologiche e applicative, in seguito alla scadenza della valutazione del rischio connesso allo stress lavoro-correlato, richiesta in tutti i contesti lavorativi dal Decreto legge 81/2008 e correttivo 106/2009 e alle eventuali linee guida per la sua valutazione.

Il tema dello stress lavorativo e della valutazione e gestione del fenomeno è fortemente di competenza dello psicologo, in quanto la nostra professionalità, considerando sia il corso di studi sia i nostri campi applicativi, ha i migliori requisiti per poter, da una parte, svolgere un lavoro che rispetti gli assunti scientifici per la misurazione e gestione dello stress, e dall’altra integrare la valutazione con le successive azioni per il sistema organizzativo, il contesto socio-economico e l’individuo.

Tutto procedeva per il meglio, con le presentazioni di lavori di buona ed in molti casi ottima qualità, portate dai colleghi europei e da quelli italiani quando, a sorpresa, è stata servita la mela avvelenata, proprio dal piatto argentato e formale del tavolo delle istituzioni!

Quanti psicologi erano presenti alla sessione intitolata

“The management of psychosocial risk in Italy”?

Zero!

Chi ha parlato?

A questa sessione hanno partecipato, il Dott. Iavicoli (medico – direttore del Dipartimento di Medicina del Lavoro – ISPESL), Fulvio D’Orsi (medico del lavoro – direttore dell’Unità Operativa Complessa Servizio Prevenzione Igiene e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro presso la USL Roma), Cinzia Frascheri (responsabile della Cisl nazionale per la sicurezza sul lavoro), Fabio Pontrandolfi (avvocato – responsabile salute e sicurezza sul lavoro – Confindustria) e per il governo Marta di Gennaro (medico del lavoro – Capo Dipartimento dell’Innovazione del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali).

La situazione paradossale che si è venuta a creare, è stata l’assoluta mancanza di una ”competenza psicologica” (cioè di uno psicologo) al tavolo, con interventi per molti aspetti generici e difficilmente riconducibili ad una reale valutazione dello stress lavorativo.

Mentre in altri contesti qualcuno alle prime armi potrebbe erroneamente fare uno più uno, trovando abominevoli correlazioni quali, se non c’è lo psicologo forse è perché non serve, in questa occasione come per incanto, l’alternanza, nelle relazioni dei diversi paesi europei, metteva in luce l’esatto opposto, un esempio fra tutti: l’intervento di Cooper (proprio lui, lo psicologo del questionario OSI).

Cooper ha raccontato, che da diversi anni è chiamato dal governo inglese per fare una valutazione approfondita sugli interventi socio-sanitari in merito alla loro efficacia, in termini di costi/risultati e citava con naturalezza, come il governo Britannico valuti:

i costi diretti sostenuti per il trattamento della depressione in (44 miliardi di euro), insieme ai costi delle diverse manifestazioni dei disturbi d’ansia, e degli effetti dello stress,

i costi indiretti di perdita di produttività (77 miliardi di euro) (dati European Heart Journal),

e le inevitabili relazioni tra mondo del lavoro e benessere, dove il costo per l’assenteismo ed il il turnover sono stati stato calcolati ammontare a £25,9 miliardi l’anno.

Il governo Britannico ha quindi avviato un progetto di prevenzione “Goverment office of Science on Mental Capital and Wellbeing”, progetto che coinvolge oltre 400 ricercatori, e che ha prodotto oltre 85 recensioni scientifiche e stabilito le politiche basate sul modo di affrontare questo costoso problema.

Una profonda relazione tra benessere e implicazioni per le politiche di prevenzione ed intervento future, che in un’epoca di cambiamento occupazionale e flessibilità non si prevede miglioreranno.

Anche questa volta abbiamo buttato giù il boccone avvelenato senza muovere un dito, senza un filo di orgoglio professionale, nel vedere come lo stesso contenuto, può essere valorizzato e reso utile su molti fronti, o banalizzato e screditato in poche chiose, da professionisti che non conoscono approfonditamente la materia?

Affatto, un collega, tradito solo da qualche pennellata di accenno toscano che ne enfatizzava il recondito sdegno, ha interrogato il tavolo dei relatori, specificando la sua professione di psicologo, e chiedendo di concretizzare e considerare le competenze, che ci sono proprie, come necessarie per affrontare sia la valutazione sia gli interventi successivi …. scroscio di applausi dai colleghi!

Risposta, dal tavolo dei relatori, esile e tremolante, di quelle che “se non riesci a demolire il ragionamento demolisci il ragionatore” ha apostrofato il collega come corporativo.

Ma la stranezza permane, in un convegno europeo di psicologia l’unico tavolo senza psicologi si è avuto in occasione della discussione sulla situazione italiana!?!

La discussione è proseguita informalmente al termine della sessione e i giorni successivi, tra colleghi e tra colleghi e istituzioni. Confronti generativi, in cui l’esserci fa la differenza e ricorda, a tutti noi psicologi, di tenere le orecchie dritte e la testa alta!

Il lieto fine per noi di AP, è stato condividere con i colleghi il sentimento di protagonismo, la spinta generativa e la compattezza che si è respirata lì, germogli da continuare a seminare nella politica professionale, nelle istituzioni, nei diversi campi d’applicazione, consapevoli che poche professioni hanno la meraviglia e la potenzialità che la nostra possiede!

Son io il signore del mio destino, il capitano dell’anima mia”Nelson Mandela




La Psicologia e il lavoro sicuro

Dalla sicurezza di un posto di lavoro

alla sicurezza come posto di lavoro.

L’Europa bacchetta l’Italia chiedendole Psicologi

Una vera valanga si è abbattuta sul mercato del lavoro italiano, con 306 articoli ed un corollario di Allegati: è il Decreto 81 del 2008, corretto ancora più recentemente dal 106 del 2009.

Inizio a studiarlo e sono letteralmente affascinata dalle opportunità di lavoro che si offrono a noi Psicologi, e penso:” bene, ci voleva!.”

Scartabello articoli, ricerche, commenti forum, e ancora, blog, convegni, approfondimenti, fiumi di parole (per la gioia dei jalis)… firmate quasi tutte “Ing.” ???

Per la prima puntata della saga “identifica il lavoro prima che altri lo facciano al posto tuo” mi fermerò a 4 macro aree dove lo Psicologo è professionalmente il detentore dei saperi richiesti … ma non tutti lo sanno :

1.     Formazione: siamo in un incontrastato ed enorme panorama costellato di andragogia e tecniche d’aula: per una Psicologa/o, un vero paese dei balocchi! Le richieste dovrebbero essere altissime perché TUTTE le attività, (Art.3: Il presente decreto legislativo si applica a tutti i settori di attività, privati e pubblici, e a tutte le tipologie di rischio) sono tenute a valutare i rischi, formare e informare i lavoratori. Vi rendete conto di quante attività ci sono nella nostra bella Italia? Bene: aggiungetevi le scuole e tutti i comparti del pubblico impiego! Ma andiamo a vedere alcune declinazioni operative:

A. Contenuti dei corsi: il corso per RSPP (Responsabile Servizio Prevenzione e Protezione), per esempio, è obbligatorio per tutti [o lo fa il datore di lavoro – durata da 16 a 48 ore – o un dipendente, o un esterno – e in questo caso il corso dura più di 100 ore] ed ha, in molti programmi, contenuti di  (rullo di tamburi e squilli di trombe…): comunicazione (come comunicare efficacemente i rischi, la prevenzione e l’uso delle misure di protezione); ergonomia del posto di lavoro; valutazione e prevenzione del rischio stress lavoro correlato.

B.      Richieste da parte dei docenti: i docenti dei corsi hanno il  problema di rendere efficace la loro formazione. Come coinvolgere i partecipanti, come contribuire a trasferire i contenuti dall’aula al posto di lavoro, sono punti essenziali nel cambio di mentalità che il Decreto impone alle aziende: si tratta di rischi chiave. Non motivare sufficientemente un lavoratore durante il corso può portarlo ad abbandonare, durante il lavoro, il suo DPI (= Dispositivo di Protezione Individuale: es., il caschetto, i guanti …) o a non prestare attenzione sufficiente alle situaizoni di rischio. Formazione in materia di gestione dell’aula, programmazione dell’intervento formativo, supervisioni sono campi di intervento specifici aperti agli Psicologi.

C.    Fondi: all’art.11 del Decreto viene previsto un fondo da cui attingere per finanziare progetti di investimento e di formazione per le PMI, per soluzioni tecnologiche o organizzative avanzate in materia di salute sul lavoro. Anche qui gli Psicologi trovano spazi potenzialmente molto interessanti pe ril loro intervento.

D. Richieste da parte dei ministeri preposti per la definizione dei requisiti formativi: quali criteri adottare? Quali requisiti richiedere agli enti di formazione e ai formatori? Ad oggi non vi è definizione esatta di questi aspetti e questo lascia spazio a professionisti improvvisati. Al momento chiunque può metter in piedi corsi: è come dire che un meccanico è sufficiente abbia un’officina e una tuta blu per definirsi tale, poi che sappia realmente riparare l’auto è un di più. Far circolare le nostre conoscenze, competenze e potenzialità di Psicologi in questo campo è fondamentale per far includere alcuni indicatori salienti di professionalità nei regolamenti ministeriali. Ma ancora, su questo punto cruciale  c’è silenzio da parte delle nostre istituzioni di categoria.

2.     Stress lavoro correlato: il Decreto chiede al datore di lavoro, a fare data dal 1° agosto 2010 (Art.28), di fare una puntuale analisi dei rischi, ovvero valutare TUTTI i rischi che i propri lavoratori possono correre durante TUTTE le attività legate al lavoro (dal rischio caduta pesi dall’alto, alla movimentazione manuale dei carichi, al rischio chimico, a quello posturale, ecc…) pena una sanzione che arriva all’arresto da 3 a 6 mesi e all’ammenda da 2.500 a 6.400 euro (Art.55). E, sentite un pò:” la valutazione dei rischi dovrà includere anche la valutazione dello stress lavoro correlato”. Entro il 2010, quindi, la commissione appositamente istituita definirà le linee guida per la valutazione dello stress. Chi vi partecipa? Come contribuire? Ancora una volta è necessario che si attivino le nostre isituzioni di categoria.

3.     Informazione: il Decreto chiede ai datori di lavoro di informare i propri lavoratori (Art.36: Il datore di lavoro provvede affinché ciascun lavoratore riceva una adeguata informazione) sui rischi, le procedure e i pericoli. Ma come farlo in modo efficace? I team di lavoro delle piccole e medie imprese sono costituita da gruppi eterogenei per cultura, età, competenze, conoscenze, aspettative: qual è la figura professionalmente capace di analizzare il gruppo, le esigenze individuali, gli strumenti operativi per semplificare il trasferimento delle informazioni, se non lo Psicologo? Anche questo è un aspetto da sottolineare alle istituzioni.

4. Motivazione: un ulteriore step complesso, che rende difficile l’operato dei datori di lavoro in materia di sicurezza, è la quotidiana domanda che emerge in qualsiasi consulenza, formazione, riflessione in azienda: COME FACCIO AFFINCHE’ IL PERSONALE SEGUA LE PROCEDURE, INDOSSI I DPI, ECC.? I datori sono estremamente sensibili all’argomento, sia per l’inclinazione personale e professionale nei confronti dei propri colleghi e lavoratori sia per gli aspetti legali e la responsabilità che implica. Questo tassello manca nettamente, visto che i tecnici che si avvicendano nelle consulenze non hanno abilità in materia. E chi, allora, potrebbe portare questo contributo se non gli Psicologi? A chi sta farlo netare?

La saga è ancora fortunatamente lunga. Alla prossima puntata …