ECM e Formazione continua: scatta l’obbligo per tutti?

Cosa accade, ora – con questa delibera della Commissione Nazionale per la Formazione Continua – per tutti i colleghi e le colleghe che lavorano nella Psicologia dell’educazione, della formazione, del lavoro, delle organizzazioni, di comunità, del marketing, dello sport, del traffico, del turismo, in ambito forense e giuridico, eccetera?
Devono correre tutti (anche quelli che attualmente non stanno lavorando) ad accumulare punti per gli ECM?

Chiariamo subito: la delibera del 10 giugno 2020 della Commissione per la Formazione Continua – purtroppo e per fortuna – non scrive nessuna parola finale sulla questione dell’aggiornamento degli Psicologi.

Paradossalmente ci troviamo di fronte alla conferma di quello che abbiamo sostenuto in tutti questi anni come Altrapsicologia, a dispetto di chi si affannava a mischiare le carte: finora gli ECM non erano obbligatori per tutti.

Si tratta, però, di un punto fermo nel passato.

Ora emergono questioni urgenti sull’attualità e sul prossimo futuro della nostra comunità professionale.

Questa delibera è di certo una limitazione della libertà della nostra categoria di auto-organizzare il proprio processo di aggiornamento, ma appare anche come un passaggio quasi ineluttabile, dopo la serie lunghissima di errori ed omissioni che gli Ordini degli Psicologi hanno accumulato finora in quasi un trentennio di ignavia.

Questo è, infatti, solo il movimento più recente di un percorso cominciato nel lontanissimo 1992, con il Decreto Legislativo (502/92) che impostava i programmi obbligatori per la formazione continua e proseguito, tra noncuranze e lotte per interessi di parte, fino ad oggi.

Con un passaggio cruciale – avvenuto tra il tripudio di una parte (ristretta) della categoria – nel 2018, quando la Legge Lorenzin (legge 3/2018) ha sancito definitivamente essere, quella psicologica, Professione Sanitaria.

Per un sillogismo neppure tanto astratto “tutti i professionisti sanitari sono destinatari dell’obbligo all’Educazione Continua in Medicina” (Accordo Stato-Regioni 2 febbraio 2017).

Non è chiaro se l’obbligo ECM fosse un esito desiderato – visti anche i vastissimi interessi in campo – di un processo molto ambiguo. La Legge Lorenzin, infatti, pur affermando che “gli Psicologi sono professionisti Sanitari come gli altri”, aveva esplicitamente definito (su temi diversi dalla formazione) alcune peculiarità della nostra professione, ma proprio dove non servivano e anzi era auspicabile il loro superamento.

Alcune “manine” hanno, infatti, lavorato perché solo per gli Psicologi, con la Legge Lorenzin, valessero ancora alcune vecchissime regole, che invece la Legge stava aggiornando per tutti gli altri sanitari. Queste regole arcaiche riguardano, per esempio, la modalità di voto alle elezioni ordinistiche (solo cartaceo) e la composizione delle commissioni deontologiche (composte solo da consiglieri degli Ordini). Due questioni cruciali per ogni professione, che ancora oggi noi Psicologi gestiamo in maniera farraginosa, confusa e conflittuale, con ricadute legali anche pesanti, proprio perché il nostro sistema non è stato aggiornato.

Se quindi queste “peculiarità” della nostra categoria sono state riconosciute all’interno della Legge di riordino delle professioni sanitarie, forse era doveroso riconoscere anche le nostre specificità rispetto al meccanismo di formazione permanente, previsto originariamente per i medici. Ma questa non è stata la scelta fatta da chi all’epoca ci rappresentava (il precedente CNOP) nell’interlocuzione con il Governo.

E poi ci sono le moltissime occasioni perdute di formulare un Regolamento di formazione continua di categoria che riconoscesse sia la tipicità delle attività psicologiche non strettamente sanitarie, sia le peculiarità della formazione e dell’aggiornamento delle competenze specifiche della Psicologia quando opera per la cura, più legate al saper essere e al saper fare: dalla supervisione alla psicoterapia personale dei professionisti.

Ora siamo a questo punto, e poco di diverso poteva forse fare David Lazzari, da pochi mesi presidente del CNOP, Il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, visto che l’atto della Commissione Nazionale è un passo sostanzialmente ineludibile, dovuto all’immobilismo registrato per così tanti anni: il sistema di aggiornamento permanente delle competenze degli Psicologi si chiama ECM (Educazione Continua in Medicina) anche per coloro che operano in settori non sanitari della professione, e già da quest’anno saremmo obbligati ad accumularne i crediti; compresi coloro che non producono reddito professionale.

Scrivo “saremmo obbligati” perché vi è la promessa che saremo esentati dall’accumulo dei crediti ECM per il 2020, come già di recente sancito per altre professioni sanitarie ma non (ancora) per la nostra, a causa delle complicazioni legate alla pandemia.

Al momento c’è – comunque – un documento formale che impone a tutti gli Psicologi di acquisire 150 crediti ECM nel triennio 2020-2022 e, a tanti dei nostri Professionisti, di doversi adeguare ad ulteriori obblighi onerosi, burocratici e a volte sganciati da una concreta utilità.

Questo ovviamente è un piano diverso rispetto al fondamentale dovere di ogni psicologo di formarsi e aggiornarsi: il sistema ECM, così com’è, ci sta stretto da vari punti di vista. Non siamo i soli: molte professioni sanitarie premono infatti per una profonda revisione del sistema.

Al contempo, però, la disposizione della Commissione Nazionale rilancia le responsabilità del CNOP perché prospetta il riconoscimento degli “obiettivi formativi ritenuti strategici per la professione” e “delle tematiche di particolare rilevanza tecnico-professionale” attraverso la ormai improcrastinabile attivazione del Consiglio Nazionale dell’Ordine, che a questo punto non può più tergiversare come ha fatto per decenni, e dovrà davvero impegnarsi serratamente a definire una serie di soluzioni tecniche che possano soddisfare realmente tutte le componenti della professione.

Su questo fronte di tutela e qualità della formazione, AltraPsicologia impiegherà, dentro e fuori le istituzioni, ogni sua risorsa, come ha promesso di fare nei suoi impegni programmatici.

Sappiamo che nella nostra professione c’è chi ha giocato e tuttora gioca allo sfascio, che si affianca a chi pensa esclusivamente al proprio tornaconto personale.

In tanti vorrebbero che AltraPsicologia accettasse lo status quo, si ritirasse sull’Aventino e non cercasse più di migliorare trasparenza e qualità dei processi della Formazione Continua, dopo tanti anni di passività e confusione da parte dell’amministrazione della professione in merito.

Da un punto di vista operativo, nelle istituzioni, continueremo a lavorare affinché siano sempre più implementate occasioni di formazione e aggiornamento, ECM e non ECM, utili al lavoro dei colleghi.

Dal punto di vista politico, il nostro programma resta immutato e, anzi, questi passaggi ne sottolineano l’importanza cruciale: intendiamo sollecitare, contribuendo attivamente, il processo di organizzazione degli obiettivi formativi e delle tematiche strategiche per lo sviluppo delle competenze della professione che è in capo al CNOP.

E saremo inamovibili sulla necessità di gestire questo processo con consultazioni pubbliche della comunità professionale, sentendo le rappresentanze di tutti i settori professionali. Si tratta per noi di passaggi imprescindibili, in assenza dei quali qualsiasi buona intenzione si rivelerà una vuota promessa.

Lo faremo con chi vorrà starci per davvero, con prese di posizioni concrete e fatti conseguenti.

Noi andremo avanti ad impegnarci affinché l’art.5 del CD si concretizzi in una direzione sostenibile, equa, corretta e utile; con al nostro fianco – ne siamo sicuri – la stragrande maggioranza degli Psicologi italiani, che meritano, tutti, un riconoscimento reale delle specifiche qualità professionali di cui sono portatori.