È davvero questo il Sindacato che meritano gli Psicologi?

Ci ho sperato fino all’ultimo che, almeno questa volta, le cose non andassero come sono andate.

Invece, ancora una volta, sono costretto a constatare che la dirigenza AUPI, i vertici del sindacato, ha perso ogni valore e ogni funzione.

I FATTI. La vicenda è quella della collega Gaetana d’Agostino, coinvolta suo malgrado, assieme ad altri 27 professionisti, in una vicenda giudiziaria che ha i toni kafkiani che si ritrovano spesso nelle situazioni lavorative di tantissimi Colleghi e Colleghe, che lavorano all’interno di contesti organizzati.
I contorni di questa vicenda ce li racconta la collega stessa, in un comunicato ufficiale sul sito dell’Ordine Psicologi Sicilia (
https://www.oprs.it/ordine/comunicazione-dellapresidente
).

Dal comunicato emerge chiaramente che la caratterizzazione illecita dei fatti è molto dubbia.
Ma anche se ci fossero irregolarità – il che è tutto da dimostrare – sarebbero da ascrivere in modo non secondario alle prassi presenti nell’INPS, perché l’organizzazione dell’attività dei professionisti imputati non è in capo a loro ma all’INPS stesso.
INPS che non solo non si è costituita come parte lesa, ma pare aver spiegato che organizzare il lavoro in questo modo non è irregolare ed è necessario per smaltire l’ingente mole di lavoro presente.

La magistratura, comunque, verificherà, con le garanzie dovute ad ogni cittadino, la sussistenza o meno di reati.

INTERVIENE IL SINDACATO, MA AGGREDISCE I LAVORATORI! Nel frattempo, sulla vicenda interviene pure il vertice del sindacato di categoria AUPI.

In difesa dei professionisti, si dirà.

E invece no.
Non una parola sulle condizioni di lavoro, sul rischio a cui gli psicologi sono esposti quando lavorano come professionisti per grandi organizzazioni.
Il vertice nazionale AUPI abdica completamente al proprio mandato di tutela del lavoro, volta le spalle al lavoro di tutela dei lavoratori che svolgono ogni giorno i sindacalisti AUPI sui territori, e attacca pubblicamente Gaetana D’Agostino.

La sua colpa è probabilmente di essere Vicepresidente di AltraPsicologia, e di essere da poco diventata Presidente dell’Ordine degli Psicologi della Regione Siciliana, scardinando un sistema di potere che per più di trent’anni aveva tenuto quell’Ordine totalmente asservito al vertice AUPI, nelle mani di suoi dirigenti.
Ed è probabilmente colpa ulteriore quella di aver cominciato a tirare i cassetti di quell’ordine, svelando una serie di incongruenze ed errori nella gestione dei denari pubblici che solo ora, dopo mesi di analisi, sta diventando un po’ più chiara.

Per questo il vertice nazionale AUPI, lungi da fare quello che dovrebbe fare un sindacato e da quello che fanno i sindacalisti territoriali – cioè proteggere i lavoratori e tutelare le condizioni di lavoro dei professionisti – si erge a inquisitore ed incita la piazza al linciaggio di una professionista psicologa.

Piuttosto che sollevare il problema del rischio a cui sono esposti i professionisti presso l’INPS, piuttosto che chiedere maggiore tutela, piuttosto che aprire un’indagine più ampia, il vertice nazionale AUPI aggredisce una lavoratrice a scopo puramente politico.

E questo, con scarso rispetto anche per tutti i sindacalisti locali AUPI, che invece combattono ogni giorno a fianco dei lavoratori e dei professionisti.

Ciò che è successo ai 28 professionisti potrebbe succedere a chiunque di noi, ogni giorno, quando lavoriamo per committenti forti e dobbiamo incardinarci nelle prassi esistenti.

Ed è ben poco utile richiamare l’articolo 6 del codice deontologico sull’accettare solo condizioni di lavoro che non compromettano l’autonomia. Perché il mondo del lavoro reale è fatto di condizioni sfumate, come questa, e di una continua mediazione che deve tenere conto anche della necessità di tenerselo, il lavoro.

Il vertice nazionale del sindacato pare aver dimenticato che il suo compito è tutelare i lavoratori, non aggredirli.
Cosa che peraltro fanno, ogni giorno, i sindacalisti locali AUPI: non politica ma vero sindacato.

Ciò che è sta succedendo in Sicilia potrebbe avvenire a chiunque lavori all’INPS o in altri grandi enti. E quando accade, dal sindacato ci aspettiamo tutela, non pugnalate alle spalle.

È ora che la funzione sindacale si aggiorni alle nuove e reali condizioni di lavoro dei lavoratori.
Che il sindacato la smetta di fare politica, abitudine che ha peraltro portato a veri e gravissimi fatti illeciti ai danni degli psicologi tutti – già passati a sentenza in primo grado.

È ora che si lasci spazio ad un ricambio che tolga di mezzo quanti hanno dimenticato che il sindacato tutela i lavoratori.