Gli Stati Generali della Psicologia

C’è qualcosa di misterioso in cantiere al CNOP: gli Stati Generali della Psicologia.

Si sa poco, in realtà.

Quello che sappiamo è che ci saranno degli invitati a parlare di psicologia.

Una cosa in grande. In grandissimo forse.

Ed è per questo che li vogliono chiamare addirittura ‘Gli Stati Generali della psicologia’.

Dice l’Accademia della Crusca:

‘La politica moderna ama ricorrere a metafore forti, solennizzanti, spesso in funzione eufemistica, con le quali si vuole indicare l’eccezionalità di un evento o di un’iniziativa.

È noto, tuttavia, che una metafora troppo utilizzata si logora facilmente e perde la forza evocativa che dovrebbe contraddistinguerla.

È questo il rischio che corre anche l’uso ripetuto di Stati Generali.

Chiediamoci, intanto, cosa si voglia intendere, oggi, con tale espressione.

Il riferimento è ad una riunione, protratta generalmente per più giorni, nella quale si discute un tema ampliando la platea dei partecipanti, oltre che alle istituzioni preposte, a tutti i soggetti in qualche misura interessati al tema stesso.

Ciò al fine di raccogliere un ventaglio di opinioni e di proposte da poter mettere eventualmente a frutto in seguito da parte dei governanti, cui spetta il potere decisionale.

Con l’antico istituto politico francese, l’uso odierno di ‘Stati generali’ mantiene legami molto tenui. Venuto meno nella consapevolezza dei più il riferimento storico, l’espressione si presenta come una sorta di tecnicismo della politica.’

Mi sembra che ciò che scrive l’Accademia della Crusca calzi a pennello anche per questa misteriosa iniziativa del CNOP.

Che già il fatto che sia così misteriosa ti fa dire che ha ben poco di generale e molto di particolare.

È una festa ad invito, piuttosto.

Perché c’è la selezione all’ingresso.

Come in quei locali un po’ pretenziosi dove i buttafuori scelgono gli ospiti in base a misteriosi algoritmi.

Gli invitati sono pochi, selezionati e a tratti forse un po’ sgraditi.

Pare quasi di disturbare.

E per farti sentire un po’ meno gradito ci sono tanti modi.

Alcuni ospiti sono stati invitati a parlare di argomenti che non gli sono propri.

Altri sono stati costipati all’interno di rigidi contenitori temporali.

Altri ancora sono invitati solo in virtù di un distintivo, non perché abbiano veramente qualcosa da dire su un certo tema.

Questa è la politica, ciascuno occupa ciò che può – mi si dirà – è cosi da sempre e se ancora non l’hai capito è un problema tuo.

No, certo.

L’ho capito.

L’ho capito benissimo.

È che non riesco mai a digerirlo bene.

Non mi passa dallo stomaco l’idea di spendere soldi della collettività per far finta di raccogliere il più ampio ventaglio di opinioni e informazioni, come l’espressione ‘Stati Generali’ vorrebbe far credere.

Se vuoi fare davvero gli Stati Generali non puoi fare la selezione all’ingresso, per il timore di chissà che cosa.

Privandoti così, fra l’altro, di contributi che potrebbero arricchire.

Non puoi fare gli Stati Generali se non riesci a prescindere, almeno per una volta, da pregiudizi e appartenenze di bandiera.

Del resto non possiamo pretendere molto.

Se questo CNOP ha un difetto, è di avere spartito i temi come si spartiscono le caramelle fra gli alunni alla scuola elementare: cose uguali in parti uguali a persone uguali.

Ma le cose non sono tutte uguali. Le persone nemmeno.

La deontologia non è uguale alla psicologia digitale, la psicologia forense non è uguale al ruolo della professione nella società, Mario non è Concetta, Giulio si occupa di questo e non di quello, e via discorrendo.

Se si volesse davvero raccogliere i migliori contributi dalle migliori risorse della comunità professionale, per dare come categoria il migliore contributo possibile alla società in cui viviamo, il filtro dovrebbe essere per competenza e non per cassa.

E le divisioni per colore da campagna elettorale permanente dovrebbero lasciare spazio a lunghi periodi di governo.

Lasciando a chi può offrire validi contributi la possibilità di offrirli davvero.

Non incasellati nei loculi delle logiche di appartenenza.

O attivi in clandestinità, per sopperire senza imbarazzare alle insufficienze di chi sta lì solo in forza di un distintivo.

Forza, abbiate coraggio. Qui non morde nessuno. Al massimo si dirà qualcosa.

E altrimenti li si chiami per ciò che sono: Stati Particolari.

Qui non si scandalizza nessuno.