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In una lettera pubblicata su Quotidiano Sanità il 30/10/2020, David Lazzari – attuale presidente del CNOP – parlando del voto elettronico per le elezioni degli Ordini, dichiara testualmente:

Tale possibilità peraltro era già stata prevista dalla legge 3/2018 per le professioni vigilate da Salute, tra le quali rientra la professione psicologica. Già allora l’avevamo salutata come una innovazione benvenuta, che può favorire la partecipazione degli Iscritti alla vita ordinistica“.

‘Già allora l’avevamo salutata come un’innovazione benvenuta’.
Dice proprio così. Non ho assunto allucinogeni.

Ora, io non trovo traccia di questa gaia disponibilità verso il voto elettronico da nessuna parte.

Non la trovo nella Legge 3/2018, che prevede il voto telematico per tutte le professioni sanitarie tranne la nostra, normata da una sezione a parte.

Non la trovo nelle 25 pagine di programma di mandato dell’attuale presidente Lazzari per il CNOP, in cui la parola VOTO ricorre soltanto una volta in un passaggio nebuloso e le parole TELEMATICO e ELETTRONICO ricorrono zero volte. ZERO.

Non la trovo in nessuno dei programmi elettorali per gli ordini delle decine di schieramenti che si sono presentati nelle recenti elezioni.

Tranne Altrapsicologia, ovviamente. La nostra è l’unica realtà politica che da anni spinge per il voto telematico, e l’ha realizzato dove ha potuto: in ENPAP.

LE ULTIME ELEZIONI DEGLI ORDINI, E IL MURO DI GOMMA.

Ma io voglio aggiungere una nota in più. Nei mesi precedenti le ultime elezioni degli Ordini di fine 2019, come Altrapsicologia abbiamo cercato pubblicamente e privatamente un accordo sul voto elettronico. Con tutti i player della nostra politica professionale.

Ci siamo scontrati con un muro di gomma.

L’opinione che mi sono fatto è che molti vogliono mantenere un processo elettorale disordinato perché gli è funzionale. Non certo per agire a vantaggio della comunità professionale.

Comunque, preso atto di questa posizione politica divergente, l’abbiamo accettata continuando in solitaria la nostra battaglia per il voto elettronico.

Che però ora si arrivi a sostenere che il voto elettronico fu salutato come un’innovazione benvenuta, francamente non è accettabile.

Che si dica la verità: il voto elettronico non l’ha voluto nessuno.

LE ULTIME ELEZIONI PER GLI ORDINI

La prova sono le ultime elezioni per gli Ordini, svolte a fine 2019 (ben due anni dopo l’adozione della Legge 3/2018, fra l’altro): si sono svolte alla solita maniera.

Con le pietose scene elettorali di sempre: schede di voto svolazzanti per tutto lo stivale, trasportate in scooter, bicicletta, diligenza a cavalli. Confusione. Brogli più o meno da definire (ci sono ricorsi pendenti). Richieste di intervento al Ministero della Salute. Interventi plurimi delle forze dell’ordine nei seggi. Articoli sui giornali. Raccolta di voti porta a porta. Dimissioni di scrutatori di seggio in Puglia e Calabria. Una regione intera, la Puglia, in cui non si sa nemmeno quante schede siano state votate. Spreco di soldi degli iscritti, incertezza del voto, scarsa partecipazione.

Uno spettacolo indecoroso, indecente per una categoria di professionisti. A cui però una parte della politica professionale è evidentemente molto affezionata.

IL VOTO ELETTRONICO SECONDO IL CNOP.

Proseguendo la lettura dell’articolo, la questione si complica. Dopo il primo incipit entusiastico, David Lazzari avvita una collana di distinguo che tradiscono una posizione ambigua: voto elettronico si, ma su una piattaforma comune fra gli ordini, o con le altre professioni, o addirittura ministeriale. Una tela di Penelope.

Allora, intendiamoci: le soluzioni per il voto elettronico ci sono, stanno sul MEPA (mercato delle Pubbliche Amministrazioni), sono certificate e hanno dimostrato di essere robuste sia sul piano della sicurezza che su quello legale.

Se vogliamo il voto telematico, basta adeguare le norme che ci riguardano e svolgere normali gare pubbliche per selezionare il servizio migliore al miglior costo.

IL VOTO ELETTRONICO ESISTE, DA BANCA D’ITALIA IN GIU’.

Il voto elettronico a distanza – perché di questo di parla, della possibilità di votare dal proprio smartphone – oggi è adottato da svariate istituzioni pubbliche.

Banca d’Italia vota con voto elettronico. Banca d’Italia. Non l’Ordine dei Formaggiai della Val di Pino.

ENPAP, per rimanere in casa nostra, usa il voto elettronico con il benestare del Ministero del Lavoro e delle Finanze. E trattandosi di una fondazione che svolge un’importante funzione pubblica, non può essere considerato un sorta di ‘club privato’ che fa come gli pare.

Lazzari paventa un aumento dei costi, nella sua lettera. Ma il bilancio ENPAP certifica che il voto elettronico costa 1/10, ovvero che le elezioni tradizionali costano il 900% in più di quelle elettroniche. ENPAP ha risparmiato oltre 1 milione di euro degli psicologi.

Sempre a proposito di costi, l’Ordine Psicologi Lazio aveva stimato nelle ultime elezioni un costo di 27.000 euro per il voto elettronico, contro i 150.000 euro per quello tradizionale, 6 volte di meno.

Lazzari paventa il rischio contestazioni. Ma le elezioni con voto elettronico di ENPAP non ha avuto alcuna contestazione, nessun ricorso. Mentre le elezioni per gli Ordini sono continuamente oggetto di ricorsi e contestazioni: Puglia, Calabria, Sicilia, Veneto, Toscana… uno stillicidio ad ogni tornata elettorale.

PRENDIAMO IL BUONO.

E tuttavia, voglio trarre il buono da tutta questa vicenda. Confido che questa nuova posizione di David Lazzari sia l’apertura ad una nuova fase e non il classico salto carpiato con triplo avvitamento. Ottimo nelle gare di tuffi ma non in politica.

Abbiamo tre anni di tempo. Da domani mattina, con ogni mezzo e in ogni modo questo tema politico sarà riproposto all’interno del Consiglio Nazionale con la persistenza di una goccia che scava nel marmo.