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Lo psicologo nelle Case di Comunità sarà davvero la svolta che aspettiamo per la salute mentale di prossimità?

Con la Legge Regionale n. 1/2024, la Regione Lombardia ha compiuto un passo significativo per rispondere a un bisogno sempre più urgente: rendere il supporto psicologico accessibile e integrato con la medicina territoriale. Un’iniziativa che, sulla carta, prevede l’inserimento dello psicologo nelle Case di Comunità, con l’obiettivo di intercettare precocemente il disagio psicologico, offrire supporto diretto e orientare i pazienti verso percorsi specialistici.

Tuttavia, nonostante l’Ordine degli Psicologi della Lombardia abbia presentato questa misura come in corso di avvio (https://www.opl.it/notizia/29-10-2024-Al-via-i-servizi-di-Psicologia-delle-Cure-Primarie-nelle-ASST) a un anno dall’approvazione della legge, non ci sono i decreti attuativi e l’iter amministrativo è fermo. Emergono così alcune questioni ancora irrisolte che rendono necessario un dibattito costruttivo.

Il nodo centrale: la chiarezza sui ruoli e le competenze

La figura dello psicologo delle Cure Primarie rappresenta una novità fondamentale per la nostra professione in Lombardia, ma che ruolo avrà concretamente?
La legge è chiara sugli obiettivi, ma vaga sull’operatività.
Sarà uno psicologo di primo ascolto, che raccoglie e orienta le richieste? Avrà un compito di psicodiagnosi, per inviare i pazienti in modo mirato ai servizi specialistici? E soprattutto, come sarà quantificato il carico di lavoro? Quante persone potrà realmente seguire uno psicologo inserito in una Casa di Comunità, considerando che si prevedono 50.000 abitanti per ogni Casa di Comunità?

Senza queste premesse, il rischio è di creare un servizio che non soddisfa le aspettative dei cittadini, non supporta adeguatamente la rete sanitaria esistente e complessifica il lavoro ai colleghi coinvolti.

La saturazione dei servizi: chi raccoglierà il carico?

L’inserimento dello psicologo nelle Cure Primarie raccoglie una sfida importante: intercettare il disagio psicologico prima che si trasformi in una condizione cronica. Tuttavia, la realtà attuale dei Servizi di Salute Mentale in Lombardia racconta una storia diversa:

  • Personale insufficiente nei CPS e NPI.
  • Tempi di attesa troppo lunghi, con richieste che sono aumentate esponenzialmente dal periodo Covid.
  • Carenza di psichiatri e neuropsichiatri, figure indispensabili per la presa in carico specialistica.

Se lo psicologo delle Cure Primarie avrà un ruolo di primo filtro, inevitabilmente i servizi specialistici riceveranno un afflusso di pazienti ancora maggiore. Ma come si pensa di gestire questo carico? Senza un rafforzamento parallelo della rete di salute mentale, si rischia di spostare il problema anziché risolverlo.

Formazione: come si prepara uno psicologo delle Cure Primarie?

La legge assegna allo psicologo delle Cure Primarie competenze molto ampie: dal coordinamento con i servizi di salute mentale e dipendenze, fino ai consultori, ai servizi sociali, alle scuole e alle fragilità. È un profilo estremamente complesso, che richiede conoscenze trasversali e una formazione mirata.

Ad oggi, però, non esistono percorsi formativi specifici per questa figura. Non ci sono corsi, né indicazioni su quali competenze debbano essere privilegiate. Eppure, un professionista che opera nelle Cure Primarie dovrà essere pronto a riconoscere e intercettare segnali di sofferenza psicologica, intervenire con strumenti efficaci di supporto e orientamento e lavorare in rete con medici, servizi specialistici e istituzioni del territorio.

Praticamente ci si immagina un professionista capace di fare diagnosi ad ogni livello e su qualsiasi target, con competenze di supporto psicologico breve e counseling e in grado di mappare adeguatamente il territorio per effettuare invii coerenti.

Ad oggi non esiste un percorso universitario e post universitario che risponde a questi requisiti formativi. 

Il coordinamento con MMG e PLS: un nodo strategico

La piena efficacia dello psicologo delle Cure Primarie dipenderà dalla capacità di integrarsi con i Medici di Medicina Generale (MMG) e i Pediatri di Libera Scelta (PLS). La collaborazione sarà cruciale, ma ad oggi mancano ancora protocolli chiari per l’invio dei pazienti, percorsi condivisi tra medici e psicologi e un formazione specifica per i MMG e PLS, che dovranno familiarizzare con il nuovo servizio.

Senza un solido coordinamento organizzativo, il rischio è che il servizio fatichi a integrarsi nel sistema esistente e a raggiungere i cittadini che ne hanno bisogno.

La nostra visione: costruire insieme lo psicologo delle Cure Primarie

Lo psicologo delle Cure Primarie è una figura dal potenziale straordinario, capace di migliorare l’accesso alla salute mentale e alleggerire la pressione sui servizi specialistici. Ma perché questo progetto funzioni davvero, occorre prima di tutto definire con precisione i ruoli, i carichi di lavoro e le competenze. 

Regione Lombardia ha posto le basi di un cambiamento importante, verso un cambio di paradigma sempre più inevitabile, ma non è pensabile investire su un solo psicologo per ogni Casa di Comunità. Servono maggiori risorse professionali e investimenti in telemedicina per garantire un servizio equo e capillare. 

Dal punto di vista sistemico, occorre rafforzare i servizi specialistici per gestire i flussi derivanti dalla nuova rete di psicologia territoriale ed evitare nuovi e maggiori “ingorghi” che renderebbero vano l’obiettivo dello psicologo nelle Case di Comunità.

Con lavoro, collaborazione e visione, possiamo dare forma a una figura professionale che risponda davvero ai bisogni dei cittadini. Perché uno psicologo accessibile, competente e integrato nel territorio può fare la differenza nella vita di molti.

Insieme, possiamo costruire la salute mentale del futuro.

di Nicole Adami e Luca Granata