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Cari colleghi, l’avventura di Altra Psicologia in Abruzzo è iniziata da poco e, nei quattro APeritivi che abbiamo organizzato per conoscerci, abbiamo incontrato colleghi molto propositive con le quali abbiamo discusso tanto su cosa ci offre il nostro ordine regionale e su cosa potremmo fare per migliorare la nostra attività. Lo scambio è stato produttivo e interessante, soprattutto perché abbiamo avuto la possibilità di confrontarci con formazioni ed esperienze diverse, ma con un unico comun denominatore: la necessità di fare gruppo per dare voce alle difficoltà che incontriamo ogni giorno. Conoscere altri colleghi ci permette di confrontare le esperienze, prendere degli spunti per la nostra attività lavorativa o per la carriera universitaria, mettere in contatto il professionista affermato con il neo-laureato.

In particolar modo è emersa la necessità dei colleghi di acquisire competenze trasversali che permettano loro di autopromuoversi e avviare l’attività professionale e, parallelamente, quella di far conoscere la nostra professione sia alla cittadinanza che alle altre figure professionali che ne possono trarre beneficio. Non di secondaria importanza, è la tutela da chi in maniera inappropriata ci “ruba” il lavoro squalificando la figura dello psicologo.

L’unica nota negativa è stato il numero di colleghi intervenuti: in Abruzzo siamo circa 2200 e nei nostri incontri ne abbiamo conosciuto appena l’1%! Crediamo che tale percentuale sia rappresentativa della comune disaffezione che si registra oggi nei confronti delle istituzioni in generale e non solo nella nostra professione: ci fidiamo poco dei politici a causa di alcune condotte indegne, e ci sentiamo sempre più abbandonati dalla società. Ma questo non deve farci allontanare dalle attività che ci riguardano perché, se lasciamo che siano gli altri ad occuparsene, perdiamo il diritto e la possibilità di far sentire la nostra voce, la nostra opinione e le nostre difficoltà.

È per questo che è necessario porre una maggiore attenzione anche agli aspetti più tecnici della nostra professione, come l’Ordine o l’ENPAP, e non pensare che siano istituzioni troppo lontane da noi, come ci hanno voluto far credere finora: questi organi sono costituiti da psicologi per psicologi! Soltanto interessandoci, anche solo informandoci, a queste tematiche, possiamo fare in modo che davvero le istituzioni si occupino dei nostri reali bisogni professionali colmando l’enorme distanza che divide oggi gli iscritti dai loro rappresentanti . Soprattutto dopo le vicende che si sono susseguite sulla cattiva gestione del patrimonio ENPAP, la passività degli psicologi, testimoniata anche dalla bassa affluenza al voto per il rinnovo delle cariche dell’Ente, dovrebbe trasformarsi in sana rabbia, indignazione e concreta attivazione. Questo perché, come diceva Martin Luther King, “non mi spaventa la violenza dei potenti, quanto il silenzio degli onesti”.

Quindi alziamoci dalle nostre scrivanie piene di libri e incontriamoci per discutere di ciò che ci sta più a cuore!

Altra Psicologia vi aspetta!

 

Lisa Bellaspiga

Marida D’Angelo

Luigi Zoppo