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Pubblichiamo l’appello pervenutoci dal “Comitato di lotta in difesa della Psicoterapia” della Campania. I colleghi si sono mobilitati a causa della situazione di emergenza creatasi per la dichiarata intenzione delle isituzioni sanitarie di qualla regione di interrompere improvvisamente le prestazioni di Psicoterapia erogate in convenzione.

Confermiamo anche a questi colleghi la nostra solidarietà attiva, mettiamo a loro disposizione i mezzi di divulgazione di AltraPsicologia e tutta l’operatività che siamo in grado di espletare.

Ci rendiamo altresì disponibili a sostenere le iniziative che l’Ordine della Campania e il Consiglio Nazionale (speriamo) vorranno assumere a sostegno di questa ulteriore vertenza.

La Redazione

Comitato di lotta in difesa della Psicoterapia

Via Santa Teresa a Chiaia 41

psicolotta@libero.it

80121 Napoli

+393397720652

+393383261491

EUTANASIA PSICHICA

Da settimane si parla del diritto di Piergiorgio Welby di decidere della sua vita e della sua morte. Un uomo cosciente che chiede con determinazione di morire. Il dibattito è complesso, richiede un livello di pensiero elevato, illuminato, sganciato da stereotipi e pregiudizi che colleghi la mente con il cuore.

Stiamo parlando di eutanasia perché la morte ha varie forme, e quella del corpo non è sempre la più terribile. Nell’eutanasia ciò che è centrale è il diritto di scegliere per sé o comunque il diritto di essere aiutati a scegliere la cosa migliore per sé, sempre, in ogni caso, anche quando riguarda un trattamento sanitario qual è quello della psicoterapia.

La Regione Campania e l’ASL NA1, invece, hanno arbitrariamente staccato la spina alla psicoterapia erogata fino ad oggi nei Centri di Riabilitazione convenzionati con il SSN, uccidendo il diritto alla salute di migliaia di minori e delle loro famiglie.

Siamo Psicologi Psicoterapeuti e ci chiediamo: come è possibile che nessuno si pronunci rispetto a quanto sta accadendo?

Una nota dell’ASL NA1 (n. 160 del 09/11/06), a cui è allegata una circolare della Regione Campania (1884 del 25/06/99), ha scatenato una confusione dilagante: alcuni distretti sanitari dimettono i pazienti, altri autorizzano nuovi trattamenti psicoterapici, altri ancora sono in attesa di chiarimenti dalla Regione.

Il 30 novembre 2006 l’Area Generale di Coordinamento Assistenza Sanitaria (Settore Fasce deboli) cerca di chiarire la situazione: “Al fine di fugare ogni ulteriore dubbio si ribadisce che le prestazioni psicoterapiche, come tutte le prestazioni per patologia complesse devono essere prescritte, ai sensi della D.G.R.C. n. 482/04, dal medico prescrittore nell’ambito delle Unità del Bisogno Riabilitativo (UVBR) esclusivamente per:

–         pazienti inquadrati nell’ex art. 26 all’interno del progetto riabilitativo;

–         solo con finalità di supporto nel quadro complessivo della riabilitazione del paziente.”

Noi Psicologi Psicoterapeuti abbiamo da fare due considerazioni a tale nota.

In primo luogo, le citate U.V.B.R. esistono solo sulla carta, sia nella ASL Na1 che nelle altre ASL della Regione Campania.

In secondo luogo, la metà dei nostri 5000 pazienti (che presenta un disagio psicologico che non necessita di altri interventi riabilitativi) che fino ad oggi ha ricevuto l’autorizzazione da parte della ASL, al 31 dicembre di quest’anno sarà costretta ad interrompere il trattamento psicoterapico.

Ci chiediamo: tutte queste persone a chi dovrebbero rivolgersi?

La nota della Regione Campania (n.1884 del 25.6.1999) afferma che quando non sussiste la condizione per rientrare nella l.r. 11/84 “se trattasi di un minore, la psicoterapia è a carico delle Unità operative materno Infantili, quando ci si trova nella situazione di prevenzione al degrado, tale terapia rientra nelle competenze degli Ambulatori Psichiatri. Negli altri casi si fanno carico della riabilitazione psichica i Servizi di Salute Mentale”.

Noi Psicologi Psicoterapeuti, a tale proposito, riteniamo che sia giunto il momento di fare chiarezza: negli ultimi dieci anni, le AA.SS.LL della Regione Campania hanno gestito la crescente richiesta di psicoterapia inviandola presso i Centri di Riabilitazione convenzionati; ciò anche quando gli utenti non rientravano nelle ipotesi previste dalla l.r. 11/84.

In tal modo, le Strutture preposte oltre a lasciare un vuoto istituzionale nella Sanità Pubblica, hanno evitato di affrontare la cronica carenza, all’interno delle Aziende Sanitarie, di Psicologi Psicoterapeuti deputati all’erogazione della psicoterapia territoriale ed ospedaliera.

Il risultato di tale politica sanitaria è stato, da una parte, la creazione nelle ASL e nei Centri di Riabilitazione convenzionati di un nuovo esercito di professionisti precari, con un livello di specializzazione elevatissimo; dall’altra quello di non tutelare il diritto alla salute psicologica di migliaia di utenti. La nostra utenza, nello specifico, è costituita da minori e dalle loro famiglie che non possono, per competenza sanitaria, afferire né alle Unità Operative di  Salute Mentale né alla Psichiatria, ma hanno diritto ad accedere alle Unità Operative Materno Infantile e alle Unità Operative di Psicologia Clinica, queste ultime attivate solo nella ASL Na 1 e in numero insufficiente. Di conseguenza a tutt’oggi:

1- non si sa chi prescriverà i trattamenti psicoterapici;

2- non si sa chi erogherà i trattamenti psicoterapici.

Noi Psicologi Psicoterapeuti ancora una volta ci chiediamo: tutte queste persone a chi dovrebbero rivolgersi?

Insomma è un vero attacco mortale al diritto alla salute, alle fasce deboli, al lavoro degli Psicologi Psicoterapeuti, precari da anni.

In ciò che sta accadendo, subiamo una decisione che equivale a staccare la spina di una prestazione sanitaria senza il nostro consenso come professionisti e senza la volontà espressamente dichiarata dei nostri pazienti.

Vi è dunque un paradosso: mentre Welby chiede di esercitare il suo diritto a morire dignitosamente e tale diritto gli è negato, noi ed i nostri assistiti chiediamo di esercitare il nostro diritto alla vita, al lavoro e alla salute e c’è invece chi decide di farci morire contro la nostra volontà.

 

Comitato di lotta per la difesa della Psicoterapia