Psicologi campani e Inail: in carrozza!

Mentre la psicologia come scienza continua a crescere e a svilupparsi, sembra che alcune attività dell’Ordine degli Psicologi della Campania siano rimaste immobili, cercando poi di rincorrere la modernità come una carrozza può rincorrere un’auto sportiva.

Il protocollo siglato tra l’Ordine campano e l’INAIL è sicuramente una buona idea, ma stiamo ancora viaggiando sulle carrozze.

A differenza di quanto espresso dal comunicato stampa dell’Ordine, nel protocollo non si fa alcun riferimento al “sostegno psicologico” per il lavoratore infortunato ma si parla di “pianificazione di studi e ricerche sui lavoratori che usufruiranno  di servizi psicologici”. Non si sa quali, né come e neppure se questi colleghi saranno retribuiti.

D’altra parte l’impegno dell’INAIL è molto timido: co-partecipa mettendo a disposizione sistemi informativi, aiuta facendo informazione con convegni, opuscoli ecc., diffonde le attività dell’Ordine campano e, infine, mette a disposizione le aule per le équipe multidisciplinari. Proprio queste equipe sono l’aspetto più interessante, peccato che se ne faccia riferimento nelle premesse e non nell’accordo. 

L’INAIL chiede degli psicologi per “favorire l’elaborazione del trauma e del lutto del disabile da lavoro/superstite”.

L’accordo da una parte risulta solamente un’attività di studio e ricerca che probabilmente sortirà nel solito libro pubblicato dall’Ordine, dall’altra mette in luce che l’INAIL ha già intenzione di avvalersi degli psicologi per una delle attività più antiche della disciplina, cioè l’elaborazione del lutto (o trauma).

Sembra proprio che l’INAIL ignori quali siano le potenzialità dell’intervento psicologico sia in ottica preventiva sia di intervento o cura. L’aspetto ancora più preoccupante è che sembra che l’Ordine non sia stato in grado di colmare tale ignoranza, relegando la psicologia alla prima metà del secolo scorso.

Quali sono gli interventi psicologici moderni in ambito di salute e sicurezza sul lavoro?

colleghi-votazioni.jpgL’intervento psicologico può avere tre forme di prevenzione: primaria, secondaria e terziaria. A livello di salute e sicurezza dei lavoratori, la prevenzione terziaria, cioè la cura a danno avvenuto (come l’infortunio) è uno dei primi interventi introdotti da quando si è iniziato a parlare di salute psicologica sul lavoro (intorno agli anni ’50-’60 del secolo scorso).

Interventi di prevenzione secondaria (come usare “protezioni” per evitare l’infortunio) e di prevenzione primaria (configurare il luogo di lavoro e il lavoro in modo che non sia possibile un infortunio) sono interventi più recenti e che hanno una lunga letteratura scientifica in merito. In ambito della psicologia si parla da anni di “cultura della sicurezza”, “sicurezza comportamentale”, “ergonomia cognitiva” e di “analisi ergonomiche degli infortuni”. Esistono svariati protocolli e tecniche per evitare gli infortuni che hanno tutte, in misura differente, una robustezza scientifica come, ad esempio, la più nota Behavior-Based Safety (BBS).

Non è un caso che nel mondo in questo settore siano presenti moltissimi psicologi.
In Italia, invece, abbiamo una forte presenza di ingegneri e tecnici della sicurezza, forse anche a causa di questa antica mentalità che preferisce far intervenire lo psicologo quando ormai tutto è andato per il peggio, così l’intervento dello psicologo si riduce e si limita al momento in cui qualcuno si è infortunato (se non è morto).

insieme.jpgBisogna ricordare, inoltre, che vi sono altri interventi di prevenzione secondaria, cioè interventi che diminuiscono la probabilità di sviluppare un trauma. Questi interventi, come ad esempio il debriefing psicologico, sono relativamente recenti ma anche di questi non si fa menzione.

Inoltre, se fossimo in presenza di una vera e propria patologia che necessita una cura (come ad esempio un Disturbo Post Traumatico da Stress) allora ci sarebbe bisogno dello psicoterapeuta, ma di questo nel protocollo non si fa menzione, perché l’obiettivo dell’accordo riguarda solo il “favorire l’elaborazione del trauma”.

In pratica, tutto il progresso della disciplina psicologica e le sue potenzialità di utilità per la comunità lavorativa sembrano ignorate.

L’intervento psicologico come richiesto risulta fortemente limitante per le potenzialità della disciplina psicologica che, messa così, sembra avere gli effetti dell’acqua che “favorisce” la diuresi.

Paolo Campanini
Ada Moscarella