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In Campania il lavoro di centinaia di psicologi della riabilitazione continua ad essere a rischio, nello specifico parliamo di quei colleghi che da oltre un decennio offrono prestazioni psicoterapeutiche di eccellenza in convenzione con il SSN.

Chi volesse ripercorrere le vicissitudini di questa martoriata categoria di colleghi può farlo leggendo il nostro precedente articolo (CAMPANIA: PIOVE ANCORA SUGLI PSICOLOGI DELLA RIABILITAZIONE),  per coloro che preferissero invece guardare avanti il mistero si infittisce.
Mentre il rinnovo degli Ordini Regionali risulta oramai prorogato di ben due anni ecco che puntualmente intravediamo riaffacciarsi sulla scena i soliti noti… la vecchia guardia ci verrebbe da dire, coloro che da oltre 20 anni in Campania gestiscono il “potere” tra Ordine, ASL e centri di formazione.
Perché il fatto che ancora oggi a rappresentare una categoria professionale costituita quasi interamente da liberi professionisti ci siano – e continuino a proporsi – coloro che la partita IVA e il precariato nemmeno sanno cosa sono forse dovrebbe farci riflettere.
Nulla di nuovo se non fosse che per alcuni di loro IMPROVVISAMENTE il futuro degli psicologi della riabilitazione sembra essere diventato importante.
Parliamo soprattutto di AUPI da una parte (che nasce come sindacato degli strutturati pubblici) e del SUMAI dall’altra (il sindacato degli ambulatoriali) che, a quanto pare, sembrerebbero oggi ben disposti a rappresentare i colleghi della riabilitazione (riunitisi intanto in un comitato, il COPSIR) e dunque a perorarne la causa.
Retorico forse chiederci dove siano stati in tutti questi anni perché noi,  forse sbadati, davvero non lo abbiamo capito.
Insomma d’un tratto “tutti pazzi per la riabilitazione”.
E i politici attualmente in carica? Perché se qualcuno ancora non lo avesse capito la questione è politica e ruota intorno ad un numero non indifferente di interlocutori politici ed istituzionali.

Negli ultimi mesi noi di AP Campania abbiamo riflettuto molto prima di scrivere articoli a riguardo.
Se da un lato c’era infatti chi ci incitava a farlo dall’altro c’era chi temeva che “avremmo fatto arrabbiare qualcuno”. Per questo motivo, pur non condividendo questa modalità “del dover tenere buono” chi dice di poterti aiutare (come se non fosse di per sé un dovere per chi ci rappresenta) abbiamo mantenuto un basso profilo.
I fatti però hanno continuato imperterriti a parlare per noi.

L’attuale maggioranza alla quale fa capo oggi la Presidente Bozzaotra – ovvero l’Associazione Psicologi per la responsabilità sociale creata da Raffaele Felaco – ha ben dimostrato, in oltre un decennio di mandato, quanto sia disposta a fare per affrontare la questione riabilitazione.
Se poi aggiungiamo che nell’attuale minoranza dell’Ordine ci sono colleghi che pur lavorando da anni nei centri di riabilitazione solo poco fa si sono preoccupati di scrivere all’esterno quanto meno un articolo (il primo in quattro anni) e tra l’altro senza alcuna proposta concreta, il quadro diventa più chiaro.
Anche per questo motivo – e perché crediamo che nessuno possa meglio rappresentare il contesto riabilitativo di chi in quel contesto ci lavora e si attiva da anni – accogliamo il lavoro di Vincenzo Mazza al quale ci rivolgiamo nuovamente per fare il punto della situazione.
Perché questo ci preme sapere, a che punto siamo?


Volendo vedere il bicchiere mezzo pieno, ci sono luci e ombre all’orizzonte per il piccolo psicologo della riabilitazione. Ad un certo punto abbiamo creduto che anche lui potesse finalmente entrare nel mondo dei grandi. Perché le proposte che sono emerse, anche nell’ambito delle riunioni periodiche tenute dall’Ordine degli Psicologi, sono state talmente allettanti da sembrare inverosimili, essendo noi abituati a subire continui attacchi. Siamo partiti da una proposta velleitaria di una sanatoria. Di volta in volta é stata prospettata la creazione di un “dispositivo” per il riconoscimento del lavoro svolto da noi psicoterapeuti della riabilitazione, come “titolo preferenziale”, da utilizzare nell’ambito di avvisi e bandi specifici nell’area dell’assistenza psicoterapeutica dell’età evolutiva. Siamo stati invitati a perseguire l’obiettivo di una graduatoria esclusiva per noi Psicologi e Psicoterapeuti della Riabilitazione. Queste proposte, che rappresenterebbero una soluzione definitiva, verrebbero ovviamente accolte a braccia aperte.  Ma intanto continuiamo a tutelarci da soli. Ho sempre affermato a voce alta che in questi lunghi anni abbiamo costruito un servizio assistenziale che funziona bene; abbiamo svolto il nostro lavoro nell’ambito dei centri di riabilitazione, con organizzazioni private, ma offrendo, a tutti gli effetti, un servizio di eccellenza per il S.S.N. anche grazie all’efficienza dei contesti che abbiamo allestito. Contesti nei quali vorremmo rimanere, mettendo fine ai continui attacchi. Il nostro settore assistenziale, rivolto ai bambini e alle loro famiglie, è un settore che funziona bene, altrimenti non potremmo erogare, con dimostrabili successi terapeutici, 50000 psicoterapie all’anno. Continuerò sempre a ribadire che il nostro è un lavoro di rete, in un’ottica di prevenzione primaria, secondaria e terziaria, svolto in sinergia con i vari interlocutori coinvolti nella presa in carico e nel processo di cura: Neuropsichiatri infantili dell’ASL, Servizi Sociali dei Comuni , Tribunali per i minori, Scuole e Associazioni. Per il 9 aprile era prevista un’assemblea con l’Ordine degli Psicologi poi rinviata al 14 maggio, come a voler confermare che ancora una volta le priorità sono altre… e questo fa riflettere. Per questo “luci e ombre”.


Come AltraPsicologia non possiamo far altro che constatare come tali promesse, per quanto allettanti, appaiano difficili da realizzare, altrimenti non capiamo perché fino adesso ciò non sia mai stato fatto.
Quella della sanatoria, nello specifico, richiama alla nostra mentre un’altra abissale promessa fatti agli psicologi campani (non a caso in periodo elettorale) ovvero quella del fantomatico Psicologo del Territorio (a tale proposito se qualcuno ne avesse mai incontrato uno… per favore batta un colpo).

AP Campania  (che al momento non ricopre alcuna carica per poterlo fare) partirebbe da un punto fondamentale che ad oggi sembra caduto nel dimenticatoio: LA TRASPARENZA.
Bisognerebbe ad esempio capire cosa c’è dietro quei bandi pubblici dove ti candidi per lavorare in Hospice e ti ritrovi come “Dirigente” in un altro servizio pubblico (UOMI, DSM , Dipendenze Patologiche, ecc…) attraverso  improvvisi scorrimenti di graduatoria da un servizio all’altro (come se le competenze degli psicologi fossero intercambiabili) che hanno reso possibili quei silenziosi processi di internalizzazione che stanno facendo fuori i colleghi della riabilitazione, rimbalzati qua e là dalle promesse dei vari politici di turno.

C’è dunque bisogno di un progetto serio e strutturato, di un lavoro mirato e trasparente che tenga conto dei processi politici e decisionali sottostanti affinché i colleghi della riabilitazione possano sentirsi degnamente rappresentati “senza dover chiedere nulla a nessuno”.
E’ infatti il lavoro svolto da questi ultimi a dover parlare e su questo credo che nessuno possa avere nulla da obiettare.
Finora chi ha avuto il potere di farlo perché non lo ha fatto?
Da bravi psicologi di fronte al peso di questa domanda non possiamo far altro che imparare a tollerare il vuoto della risposta.