Cari colleghi, apriamo con questo scritto una serie di articoli focalizzati su cosa facciamo all’Ordine come consiglieri, come membri di AP e quali le difficoltà che incontriamo, anche nel rapporto con la maggioranza.
Di cosa ci stiamo occupando ora? Quali le proposte che abbiamo avanzato? Quali quelle accolte e quelle respinte?
Attività istituzionali
Gli impegni dell’Ordine a favore e sostegno degli iscritti possono essere declinati su tre livelli:
1)Le attività istituzionali ordinarie dell’Ente previste per legge (es. tenuta albo, deontologia, contrasto all’esercizio abusivo)
2)Le attività facoltative di promozione e sostegno della categoria che si sono storicamente consolidate da parte del nostro Ordine regionale (es. iniziative formative, newsletter informativa, bollettino)
3)Le azioni innovative volte ad aprire nuove possibilità per un categoria sempre più in espansione (siamo vicini alle 7000 unità) e sempre più in difficoltà a sostenersi economicamente (convenzioni, ecc.)
I compiti istituzionali hanno un rilievo temporale notevole e richiedono un forte impegno da parte del personale amministrativo e dei consiglieri: la tenuta dell’Albo (con le sue periodiche revisioni), il contrasto dell’abusivismo, il presidio dell’etica professionale (la commissione deontologica deve riunirsi con notevole frequenza), la collaborazione con l’Università per i tirocini (la Commissione Tirocini svolge la prima valutazione delle sedi e dei progetti di tirocinio proposti), l’attività informativa realizzata attraverso il sito e il bollettino periodico hanno un’importanza che va oltre a quella che può sembrare ad un prima lettura.
Un esempio (altri ne faremo nei prossimi articoli) di questo lavoro può essere rappresentato dall’esame delle situazioni che si presentano alla Commissione Deontologica e che poi, dopo un primo lavoro istruttorio, vengono sottoposte alle decisioni dell’intero Consiglio. Sono notevoli rischi professionali cui i colleghi vanno incontro nella propria attività. Soprattutto nelle situazioni di separazione, nelle consulenze tecniche, nel lavoro con i minori, i colleghi non sufficientemente attenti sul piano deontologico corrono il rischio di conseguenze anche gravi. Basta una piccola disattenzione in quello che si scrive o si dice che si è esposti a segnalazioni da parte di utenti che si ritengono danneggiati o che, capita ad esempio nelle situazioni di separazione conflittuale, possono ricorrere alla segnalazione di violazione deontologica nei confronti dello psicologo talvolta anche con l’obiettivo di mettere in difficoltà la controparte. Altri aspetti critici dal punto di vista deontologico riguardano il modo di pubblicizzare la propria attività e l’uso di internet a scopi professionali.
Nel Consiglio sul piano del rispetto della deontologia c’è una buona convergenza tra maggioranza e minoranza. Di comune accordo si è deciso di porre a disposizione i componenti della commissione deontologica per le scuole di specializzazione che si sono dette interessate al fine di realizzare una lezione ai colleghi specializzandi sulla deontologia. Daniela Rossetti, eletta con AltraPsicologia, è presente nella commissione ed è quindi impegnata in questa attività.
L’attenzione dei colleghi aderenti ad AltraPsicologia per tutelare la professione su questo piano si esprime anche al di fuori dell’Ordine e anche quando si è impegnati come professionisti all’interno di particolari iniziative.
Sicuramente come Altra Psicologia siamo disponibili a dare risposte a quesiti avanzati da singoli colleghi, ricordando però che in prima istanza è l’Ordine come istituzione (tra l’altro appositamente supportato da due avvocati) ad essere preposto a tale funzione.
Sul piano della deontologia, quindi, non ci sono in genere particolari discrepanze tra maggioranza e minoranza all’interno dell’Ordine.
Su altri aspetti del lavoro dell’Ordine ci sono invece grandi differenze…
Informazione e partecipazione
Se si passa ad esaminare il tema della informazione ai colleghi e della loro partecipazione per affrontare i problemi della professione, le cose, infatti, cambiano.
Raccogliendo come AltraPsicologia le istanze di diversi colleghi abbiamo proposto che l’Ordine facesse incontri decentrati nelle diverse province sui temi di interesse per la categoria. La maggioranza che governa l’ Ordine (espressione di Aupi e “Cultura e professione”) ha rigettato la nostra proposta di organizzare incontri nelle province per facilitare l’accesso dei colleghi, rinunciando, di fatto, a cercare un contatto diretto con la categoria sui bisogni che essa vive affermando che si era già provato a fare incontri nei territori durante una consigliatura precedente ma che la partecipazione era stata molto scarsa e che quindi non si riteneva opportuno ripetere l’esperienza che tra l’altro comportava dispendio di energie per i consiglieri impegnati e di risorse economiche (ad esempio il gettone di presenza e i costi di affitto delle sedi) per incontri con così poche persone.
Un ragionamento che ha una sua fondatezza razionale, ma che sembra implicare una visione della categoria squalificante e svalutativa del tipo “inutile stare ad impegnarsi, tanto i colleghi non si rendono conto dei problemi e non sono motivati a partecipare”.
Per noi di AltraPsicologia questa è una visione inaccettabile! Chi è stato eletto nell’Ordine per rappresentare la categoria deve partire da un presupposto di fiducia verso i colleghi i quali, conferendo il proprio voto, hanno espresso stima, credito ed aspettative nei confronti dei candidati prescelti.
Noi pensiamo che i colleghi siano consapevoli dei loro problemi e motivati a cercare nell’Ordine un interlocutore in grado di incidere sulle condizioni che determinano disagi professionali e a fungere da apripista per delineare nuove opportunità. La maggioranza dell’Ordine, di fronte ai modesti risultati delle passate iniziative rivolte ad incontrare i colleghi sul territorio, invece di interrogarsi criticamente sulle modalità con cui sono state organizzate le iniziative e sulla validità dei temi prescelti per migliorare il proprio modo di proporsi con gli iscritti, ha finora scelto la strada facile ed auto assolutoria di attribuire alla insensibilità dei colleghi i modesti risultati di partecipazione ottenuti rinunciando, di fatto, a cercare un contatto diretto con la categoria. Per noi è inaccettabile che l’Ordine rinunci al proprio ruolo e che, con scelte di questo tipo, finisca esso stesso con il produrre disaffezione e sfiducia nella partecipazione.
Continuiamo a pensare che l’Ordine non possa limitarsi a relazionarsi con gli iscritti solo producendo seminari ed iniziative formative (pur importanti), ma che deve aver un contatto più diretto con la categoria, perché per noi di AltraPsicologia conoscere in profondità i bisogni degli psicologi, promuovere partecipazione e fiducia, sono le condizioni per avere un Ordine più competente e forte e quindi più capace, nelle diverse sedi, di difendere e promuovere la professione.
Dopo un anno di lavoro nell’Ordine in cui non siamo stati ascoltati su questa fondamentale necessità, cominceremo a muoverci con ancora più forza come Altra psicologia per organizzare incontri nel territorio sui temi di interesse della categoria.
Procederemo in modo molto semplice.
- Inviteremo i colleghi a segnalarci questioni, disagi, dubbi e idee di sviluppo della professione su cui è importante confrontarsi o provvederemo noi stessi a proporre temi ritenuti cruciali;
- Diffonderemo le proposte ricevute dai colleghi e le nostre a tutta la rete proponendo a chi è interessato di aderire
- Se ci saranno almeno 5 colleghi interessati, organizzeremo l’incontro nei luoghi e negli orari e con le modalità che concorderemo, recandoci nelle province interessate
- Se i colleghi che aderiscono saranno di province molti distanti tra loro proveremo ad organizzare meeting via Skype o altre tecnologie simili
Questo è l’impegno che ci assumiamo.
Per segnalare il tuo interesse ad organizzare o a partecipare ad un incontro puoi:
1) Iscriverti al gruppo Facebook AltraPsicologia Emilia Romagna
2) Commentare l’articolo su questa pagina
3) Inviare una mail a emiliaromagna@altrapsicologia.it
Ricorda di indicare: il tema di cui vorresti parlare, la tua provincia, la possibilità o meno ad ospitare l’incontro
Noi ci siamo!
Un saluto a tutti
Mauro Favaloro
Maria Antonietta Bongiorni
Federica Modena
Daniela Rossetti
Gabriele Raimondi
Sono una Psicologa di 30 anni che si è spostata da Napoli alla ricerca di un ambiente “sociale” che fosse più funzionante e meno carico di ambivalenze, dove poter lavorare e, in più, entrare in una rete di conoscenze umane che rappresenta l’humus della nostra professione, oltre che il mezzo, lo strumento. Eppure ormai da tempo mi trovo a confrontarmi con un contesto che sento profondamente evitante, schivo, dove quel sociale così ordinato e tutto sommato in moto, tendesse in realtà a tenere fuori il dialogo, l’incontro con chi vorrebbe dire qualcosa e sentirsi dire qualcosa; domandare e ricevere risposte. In due parole: scambiare contenuti.
Questo, nella mia esperienza, ho potuto trovarlo tanto nella ricerca di lavoro (anche alternativo rispetto a quello strettamente psicologico ma comunque nello spazio del terzo settore) quanto nella ricerca di comunicazioni, informazioni, vissuti, essenziali al “fare rete”, al sopravvivere, al mantenere viva la/le relazione/i.
E questa (forse per ingenuità?) mi sembra una contraddizione, grande. Getto uno sguardo, benevolo e ammirato, a tratti anche invidioso, all’Ordine degli Psicologi della mia regione (Campania), che allontanandomi forse ho ripudiato, per sfiducia pregiudiziale, non credendo nella sua capacità penetrativa di un territorio in cui il sociale fa fatica a farsi strada, strattonato da più mani e in più direzioni, mostri una vitalità e una voglia di emergere (soprattutto per voce della psicologia) che qui, invece, mi appare un po’ più posata e silente. Mi sono chiesta: che sia stanchezza? O ci sono forze frenanti che si muovono a livelli che non è possibile vedere dall’esterno? Non conosco la storia dell’ordine ER, purtroppo, ma queste sono le sensazioni che mi sono arrivate, non troppo “a pelle”, dal momento che ho utilizzato l’ultimo anno come tempo di osservazione (a supporto delle mie considerazioni, tra l’altro, è giunto il fatto che per l’anno 2015 la settimana del benessere psicologico sia stata sospesa a Modena, città in cui attualmente vivo).
Non si vuole parlare di Psicologia o non si può parlare di Psicologia?
E’ questa la domanda che mi pongo e che vi giro qui, alla ricerca di un confronto con chi, come voi, determinati movimenti riesce ad osservarli più da vicino e può gettarvi una luce.
Un po’ stanca ormai di dovermi definire “non più così giovane, ma giovane d’esperienza”, in un mondo in cui, almeno oggi, sembra difficile trovare spazi per esercitare la buona pratica. E ci si chiede perché, dal momento che il bisogno, non più così implicito, risulta comunque elevato e crescente.
Grazie mille per il vostro lavoro.
Ciao Sara,
personalmente rispondo alla tua domanda dicendo che in Emilia Romagna, stando ai fatti, la attuale maggioranza che governa l’Ordine (AUPI e Cultura e professione insieme. Con la specifica che la attuale presidente ha lasciato il gruppo Cultura e professione con cui si era candidata ed era stata eletta) non ritiene prioritario parlare di psicologia e promuovere la figura dello psicologo presso la cittadinanza. Esattamente il contrario di quello che si dovrebbe fare secondo me, vedi ad esempio quanto accade nel Lazio con la campagna #VoltaPagina http://www.ordinepsicologilazio.it/voltapagina/ ). Come AltraPsicologia siamo minoranza in consiglio, portiamo proposte che spesso non vengono neppure ascoltate o discusse approfonditamente. Dobbiamo lavorare insieme per cambiare questa situazione. Stiamo riorganizzando AP Emilia Romagna per lavorare sempre meglio. Se hai voglia di impegnarti lo spazio è sempre aperto. Se facciamo rete, condividiamo energie, ci impegniamo per far crescere la professione.. cresciamo tutti.