Cronaca di una psicologa del lavoro…disoccupata!

di Federica Modena


Quando mi capita di dire a qualcuno che mi occupo di psicologia del lavoro se tutto va bene mi dicono:” Cioè ??????”..con gli occhi sgranati, se va male mi dicono: “ Ma se il lavoro non c’è!!! Ma cosa fai??????”.

Il bello è che chi me lo chiede non è solo il falegname del paese in cui vivo, ma anche manager e  imprenditori, titolari di piccole medie imprese che rappresentano la maggioranza della nostra realtà produttiva.

All’insegna del “primum vivere deinde psicanalizzare”..!!!!!!

 

Mai come in questi anni la figura dello psicologo del lavoro appare un investimento assurdo privo di significato, visto che il lavoro vero concreto manca…..ma cosa può fare uno psicologo del lavoro?

In realtà è vero l’esatto opposto e proverò a dimostrarvelo.

Voi direte ma come ??? Come????

Innanzi tutto proviamo a far capire chi è e cosa fa lo psicologo del lavoro.

Lo psicologo del lavoro e delle organizzazioni si occupa del rapporto fra individuo e organizzazione, si tratta di una serie di funzioni connesse all’acquisizione (reclutamento e lezione) alla gestione ( valutazione, incentivazione,  mobilità interna) e allo sviluppo delle risorse umane; alla comunicazione interna; al marketing; alla ricerca organizzativa; alla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro; all’ergonomia degli ambienti; all’outplacement all’analisi e alla trasformazione della cultura organizzativa. Inoltre svolge attività di career counseling, ossia di consulenza individuale per la carriera, sia per le persone in cerca di occupazione, che per quelle già occupate che intendono modificare la loro collocazione professionale.

È un professionista che esprime una competenza psicologica clinica-organizzativa orientata all’attivazione di dinamiche relazionali al contempo efficaci e soddisfacenti (per il singolo e i gruppi).

Provo a chiarire concretamente….lo psicologo del lavoro è una figura che mai come oggi risulta fondamentale per ciò che viene definita dai mass media, la grande sfida dell’Italia: riprendere competitività!

Come? Promuovendo la qualità del lavoro, che passa attraverso le persone che operano nei contesti produttivi; solo investendo sull’uomo si può recuperare competitività, perché se il lavoratore sta male (mobbing, stress…malesseri, frustrazione…) la stessa azienda ne soffre in termini di perdita di efficienza e produttività, poiché questo si concretizza nel lavorare male, nell’assenteismo, nelle situazioni di malessere fisico che in realtà di fisico hanno poco….nel nascondersi o farsi seppellire dalle procedure…. dal “qui si dice e quindi”….e quindi non si risolve nulla, se non aumentare le spese della sanità pubblica per assenze giustificate….o ingiustificate….

 

Lo Stato intanto da parte sua tampona e mette pezze facendo uscire normative sullo stress lavoro correlato che comprendono la valutazione soggettiva del suddetto (finalmente io lavoratore posso riportare il mio vissuto!), ma che alla fine si trasformano in un’ulteriore burocrazia e in moduli di carta da compilare. Valutazioni svolte da ingegneri, medici del lavoro e tecnici della qualità, geometri, che portano ad interventi di correzione che di soggettivo hanno poco e di (benessere) lavorativo meno..

Perché alla fine: “lo stress c’è l’ho io mica te”……e qui Vasco ci insegna molto!

 

Caro collega chi scrive è una psicologa come te che rispettosamente ti chiede di spendere un po’ del tuo tempo per leggere il programma di Altra Psicologia, dove incredibile, incredibile la parola psicologo del lavoro non solo compare, ma prende posizione ed entra nel sociale attraverso la carta di identità dello psicologo. Lo psicologo esce dallo stereotipo del clinico freudiano arroccato nel suo studio con divanetto di pelle umana, ed evolve in una figura affidabile moderna in grado di rispondere alle attuali esigenze del sociale, fra cui in primis quella del lavoro.

 

La psicologia ha la necessità di affermare il proprio ruolo e la propria rilevanza sociale, noi di AP intendiamo aprire una prospettiva di dialogo con la comunità culturale, scientifica e politica entrando nel dibattito in corso, facendo risaltare il valore delle nostre competenze, della nostra professionalità declinandola negli ampi ambiti che la contemporaneità propone, in primis il lavoro.