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di Daniela Rossetti

L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce la salute: “un bene essenziale per lo sviluppo sociale, economico e personale ed è aspetto fondamentale della qualità della vita” e definisce come paradigma di riferimento per il raggiungimento di questo obiettivo il Modello BioPsicoSociale inteso come processo di integrazione di tutti i fattori determinanti, e tra loro interdipendenti, della salute: biologici (genetici e biologici), sociali (famiglia, comunità, cultura,…) e psicologici (dimensione mentale, emozionale, spirituale, …). Questo ultimo fattore non sempre appare preso in giusta considerazione nella realtà italiana dove la presa in carico psicologica viene spesso posta in secondo piano nelle strutture ospedaliere, come evidenzia il dato che su un totale di 5.638 psicologi nel SSN solo 942 lavorano in ospedale e in pochi lavorano a tempo pieno nei presidi ospedalieri.

Ma in questo quadro generale emerge anche un’eccezione: in Lombardia la Giunta, con la deliberazione 1185 ha inserito nelle regole di sistema 2014 tra le norme di accreditamento per le strutture riabilitative la figura dello psicologo come obbligatoria. Questo può significare la possibilità di stabilizzazione del personale operativo e/o di impiego per i Liberi Professionisti presso le strutture di riabilitazione (senza ricorrere a questa figura “sotto mentite spoglie”, ad es.  ingaggiandola con contratto come educatore, assistente di qualche tipo, ecc…come accade in diverse realtà), ma soprattutto un riconoscimento fondamentale della “parità” di importanza della componente psicologica nella determinazione dello stato di salute. In particolare, tra i requisiti organizzativi per area Degenza – “Riabilitazione intensiva ad alta complessità” e “Riabilitazione intensiva” è richiesta la presenza di uno psicologo o un neuropsicologo per almeno 15 ore/settimana ogni 20 posti letto, mentre per area Degenza – “Riabilitazione estensiva”  è richiesta la presenza di uno psicologo o un neuropsicologo per almeno 10 ore/settimana ogni 20 posti letto. L’Ordine degli Psicologi Lombardia, a maggioranza Altra Psicologia, ha avviato un contatto e una collaborazione con la Giunta che ha permesso di arrivare a questo risultato. Il primo passo è stato la richiesta di audizione da parte del Presidente dell’Ordine in Commissione Sanità del Consiglio Regionale; la collaborazione è poi proseguita fino all’approvazione della Delibera che recepisce sostanzialmente le indicazioni del documento inviato dall’Ordine alla Presidenza della commissione Sanità.

 

Anche nella nostra Regione esistono diverse realtà deputate alla riabilitazione.

I centri di riabilitazione e ancora di più i centri per le patologie ad esito invalidante (es. le Unità Spinali che accolgono pazienti con mielolesione o i centri che si occupano di persone con esiti di Gravi Cerebrolesioni Acquisite o persone con Sclerosi Multipla) rappresentano una realtà piuttosto particolare dal punto di vista degli aspetti psicologici coinvolti.  Un evento lesivo, così come l’emergenza di una patologia degenerativa, rappresenta una frattura nel senso di continuità dell’esistenza di una persona e determina la necessità di un processo di adattamento lungo e doloroso, soprattutto perché spesso gli esiti non consentono una completa resitutio ad integrum.

Inoltre una delle caratteristiche che differenziano una struttura riabilitativa dagli altri contesti ospedalieri è il tempo prolungato di degenza, con l’attivazione di dinamiche relazionali talvolta complesse sia per le persone ricoverate, sia per gli operatori. Lo psicologo in un contesto di questo tipo, quindi,  non ha solo l’importante funzione di supportare le persone degenti e le persone affettivamente significative che vi gravitano intorno,  ma ha anche quella fondamentale di sostenere gli operatori stessi, di mediare il rapporto tra operatori e pazienti, oltre che tra operatori e famigliari, per prevenire o contenere il rischio di burn out o stress da lavoro correlato.

Questo, dunque, il quadro delle necessità e dei bisogni. Ci si chiede come la nostra Regione faccia fronte a questa problematica. Allo stato attuale si sa per certo che siamo molto lontani dalle 15 ore/settimana ogni 20 posti letto, anzi, sembra che l’orientamento sia di diminuire le risorse, il che fa pensare che si sottovaluti l’importanza della figura professionale dello psicologo e del neuropsicologo anche in centri “di eccellenza”.

Anche nella Regione Emilia Romagna sembra condiviso l’obiettivo di “umanizzare” e di “personalizzare” le cure e di mettere “la persona al centro”, ma sappiamo bene che questo approccio non può prescindere dall’attenzione alla componente psicologica delle persone, quindi dalla necessità di figure professionali come quella dello psicologo all’interno delle strutture ospedaliere che primariamente si occupano della cura delle persone.

In Lombardia, dove è presente nell’Ordine Altra Psicologia, si è potuto fattivamente raggiungere questo obiettivo…intendiamo impegnarci anche in Emilia Romagna.