Progettare fa bene alla salute professionale

Riflessioni in prossimità dell’evento “Psicologhe che progettano”
Bologna, 12 marzo 2016

di Mauro Favaloro (Coordinatore Progetto Over6000)

Con il progetto “Over 6000” Altra Psicologia Emilia Romagna ha voluto potenziare e dare una fisionomia precisa alla sua attività di promozione e sostegno della professione, facendo la scelta di privilegiare i colleghi più giovani (con numero di iscrizione superiore a 6000, appunto) quelli che con fatica devono cercare una loro dimensione professionale nella attuale situazione di crisi.

Il nostro impegno nell’Ordine.

Già all’interno del Consiglio dell’Ordine degli Psicologi dell’Emilia-Romagna, Altra Psicologia esercita un forte impegno per promuovere la professione attraverso le opportunità formative gratuite che l’Ordine stesso può organizzare (ad es. il pacchetto formativo che viene offerto ai neo iscritti per l’avviamento alla professione).

Finora l’Ordine ha anche prestato molta attenzione alla formazione sulla testistica. Avere strumenti scientificamente validati, riconosciuti a livello internazionale e dalle altre professioni, è un elemento identitario forte che ci distingue nettamente come professionisti e che ha anche valenza di tutela sia per lo psicologo che per le persone che si avvalgono dei suoi interventi.

Il rischio di una concezione limitata della professione.

Tuttavia limitarsi a concentrare l’impegno formativo sull’utilizzo dei test può essere decisamente insufficiente ed espressione di una concezione limitata dello psicologo visto come rinchiuso nel suo studio e concentrato sulla funzione valutativa.
schemiSappiamo, invece, che oggi, strategicamente, si tratta di andare ad una visione molto più ampia della professione aprendo scenari fino a pochi anni fa impensati: pensiamo allo psicologo nelle farmacie, allo psicologo nel turismo, allo psicologo nelle ludopatie, alla possibilità per i liberi professionisti di presentare progetti europei

Allora risulta evidente come, per introdursi nei nuovi settori, bisogna innanzitutto sapere fare progetti che colgano i bisogni dei nuovi interlocutori e che indichino in modo preciso qual è l’utilità dell’impiego dello psicologo.

Per questo si è pensato di dedicare il secondo evento di “Over 6000” alla progettazione.

Penso che siano i colleghi più giovani quelli che hanno le idee e le energie migliori per affrontare le nuove realtà.

Che tra i giovani ci siano buone idee lo si vede già agli esami di stato, nella prova sulla progettazione.

Il problema è che quando queste si traducono in progetto mostrano forti limiti di applicabilità.

571b33beb0_2092501_medUniversità e territorio non hanno costruito tra loro quel rapporto che permette agli studenti nel percorso d’apprendimento e nel tirocinio di rendersi conto di come lo psicologo può effettivamente muoversi nel territorio. La didattica, inoltre, forse non dedica sufficiente attenzione all’insegnamento di come si progetta.

C’è un gap formativo da colmare.

L’importanza delle competenze progettuali.

Pensare che sia utile per lo psicologo dotarsi di buone competenze progettuali può fare storcere il naso a qualcuno che magari può pensare che fare progetti non sia uno specifico professionale, ma, casomai, un compito da assolvere quando si prospetta la possibilità di procacciarsi fondi o avere accesso a nuove opportunità di lavoro. Questo pensiero è legato all’idea che fare psicoterapia e progettare siano due azioni diversissime, due ambiti concettuali agli antipodi.

Io sono convinto che non sia così: progettare, e progettare bene, richiede particolari capacità nel riconoscere ed interpretare i bisogni altrui e nel costruire non solo il progetto, ma una rappresentazione del progetto nella quale i diversi soggetti coinvolti possano riconoscersi. Solo riconoscendosi come protagonisti positivi in tale rappresentazione potranno essere motivati a partecipare e muoversi nella stessa direzione di cambiamento in cui cerca di indirizzarsi il progetto .

Parlare la lingua dell’interlocutore.

lillusione-della-libertà1Provo ad esemplificare: se uno psicologo vuol presentare un progetto di intervento in una classe perché sono stati segnalati episodi di bullismo, a mio parere, non può limitarsi a pensare che il suo compito sia allearsi con il dirigente scolastico per intervenire su insegnanti e bambini, richiedendo ai genitori unicamente di dare il loro consenso. Deve pensare, invece, che il suo progetto deve essere congegnato in modo tale da sapere “parlare” a tutti gli interlocutori coinvolti.

Lo psicologo non deve lavorare con il consenso di qualcuno su qualcun altro.
Deve cercare il consenso (qui nel significato di adesione convinta, non di delega passiva) di tutti, individuando, rispetto al tema, i bisogni ed i vissuti dei diversi soggetti. Bisogni di ascolto, di rassicurazione, di valorizzazione.
Deve potere individuare ed accogliere angustie, timori e desideri dei diversi soggetti.

Lo psicologo deve pensarsi come un poliglotta: deve saper comprendere e sapere parlare la “lingua” dei bambini, quella degli insegnanti, quella di chi dirige la scuola, quella dei genitori, quella dei suoi superiori . Ed ogni “lingua” ha i suoi costrutti le sue modalità espressive particolari

Ognuno di questi soggetti deve trovare nella proposta progettuale dello psicologo, una risposta ad un proprio bisogno . Altrimenti non parteciperà o, se ne ha il potere, non permetterà che il progetto venga realizzato.

Può un singolo testo organizzato in paragrafi che possono avere il titolo di premessa, finalità obiettivi metodologia , costi ecc, essere letto contemporaneamente nella “lingua” del bambino, del dirigente scolastico e del genitore?

Di per sé no. Nel testo però devono essere contenute parole e costrutti, essere indicate azioni che permettano a chi legge di potere “tradurre” il testo nella propria “lingua” e di costruire una interpretazione del testo che faccia sentire il progetto congruente con i propri bisogni.

Questa necessaria “traducibilità” del testo si costruisce prima della definitiva stesura del progetto con un percorso di progettazione partecipata dove lo psicologo cerca di comunicare con ciascuno nella sua ”lingua” per potere meglio comprenderne i bisogni e farvi adeguatamente corrispondere il progetto. Una volta messe a confronto le proprie idee con questi bisogni e definito il progetto, il sapersi esprimere nella “lingua” dell’altro serve a potere fare meglio comprendere come ciò che ci si propone di fare insieme costituisce un buon tentativo di superare i disagi vissuti .

In estrema sintesi, possiamo pensare che mettere a punto e attuare progetti comporta riconoscere i bisogni, decodificare il modo in cui sono rappresentati, aiutare i propri interlocutori a costruire una nuova esperienza e una nuova storia dove l’attuazione del percorso di cambiamento, rappresentato nel progetto, può portare ad un positivo epilogo, con il superamento di aspetti di disagio o con il potenziamento di capacità .

Formarsi a progettare fa bene alla salute dello psicologo.

creare-un-logoLo psicologo che progetta e lo psicologo che fa psicoterapia si muovono sicuramente in mondi diversi, ma, credo, non così reciprocamente alieni: le domande che ci si pone, l’impegno e le attenzioni richieste per favorire i processi di cambiamento hanno, forse, più affinità di quanto si pensi.

Ritengo quindi che progettare bene faccia bene al professionista psicologo e costituisca un ottimo esercizio anche per chi è soprattutto interessato alla psicoterapia. D’altra parte avere una buona competenza psicoterapeutica è una qualità essenziale per riconoscere i bisogni reali delle persone (che, lo sappiamo, raramente sono quelli espressi in prima battuta) . Diventa così possibile costruire progetti solidi e partecipati perché ben ancorati ai bisogni dei soggetti e al riconoscimento del loro ruolo di protagonisti nel percorso di cambiamento.

Formarsi a progettare bene fa quindi bene allo salute professionale dello psicologo perché lo rende più “robusto”tecnicamente, più resistente e competitivo nelle situazioni di crisi di mercato.

Ne sono un esempio le colleghe che presenteranno la loro esperienza sabato 12 marzo a Bologna . Una buona occasione per prendersi cura del proprio benessere professionale .

QUI PUOI SCARICARE IL PROGRAMMA

Per iscriverti all’iniziativa (ovviamente gratuita) invia una mail a emiliaromagna@altrapsicologia.it