image_pdfimage_print

di Michele Piattella

 

La psicologia del lavoro e della organizzazioni è una disciplina molto ampia dalle molteplici applicazioni e a volte rischia di uscirne una professionalità dai contorni poco definiti. E’ dunque importante cercare di fare il punto della situazione sulle competenze distintive che ne definiscono la sua identità professionale, sugli stereotipi che caratterizzano questa professione e sulle possibili sovrapposizioni multidisciplinari nelle aree di confine con altre figure professionali. Pensiamo ad esempio alla selezione del personale, valutazioni stress lavoro correlato, mappatura delle competenze, bilanci di competenze, valutazioni delle prestazioni e del potenziale, benessere organizzativo etc.

Partendo da un discorso della identità professionale, occorre senz’altro dare valore  e comunicare il contributo distintivo che la psicologia del lavoro e delle organizzazioni possono mettere a disposizione della comunità, delle imprese, degli  enti pubblici etc. Occorre anche attuare delle politiche di tipo “difensivo” e avviarci verso un possibile riconoscimento della figura dello psicologo del lavoro che potrebbe evitare come detto sopra sovrapposizioni tra figure professionali differenti che operano nel medesimo ambito, a tale proposito << il codice deontologico degli psicologi al capo I, art. 19, identifica le prerogative professionali nell’ambito della selezione e valutazione del personale>>. Ben consapevoli che oggi si opera in una sempre più diffusa logica multidisciplinare con l’integrazione di competenze plurime, Altra Psicologia punta all’identità, alla definizione della figura  dello psicologo per favorirne lo sviluppo nello scenario economico italiano e nel suo programma individua nella costituzione della <<carta di identità dello Psicologo del lavoro/Clinico e degli altri ambiti presenti e  riconosciuti  in Italia e/o in Europa>> un utile strumento di definizione e diffusione della professione di Psicologo. Ma non è solo una questione di identità professionale; lo psicologo del lavoro deve potersi distinguere anche per il suo contributo specifico e di eccellenza, deve essere allo stesso tempo un ricercatore e un professionista, lo psicologo del lavoro deve essere in grado di dimostrare competenze migliori degli altri “professionisti di confine”, il che significa operare professionalmente con metodi e tecniche di intervento fondati su evidenze empiriche, teoriche, scientificamente valide e attendibili e  verificabili dalla comunità scientifico–professionale e non su improbe improvvisazioni prive di fondamenti teorici e scientifici. Anche qui, Altra Psicologia intende supportare i colleghi psicologi con una “Proposta di collaborazione alle Facoltà e ai Dipartimenti di Psicologia della Regione al fine anche di valutare un eventuale ampliamento dell’offerta formativa per gli psicologi all’interno degli indirizzi specialistici già presenti ” e con un “Monitoraggio permanente di bandi, concorsi e opportunità di finanziamento per gli psicologi e attivazione servizio di consulenza e accompagnamento alla stesura di progetti per la raccolta fondi”; molti sono infatti i fondi europei che aspettano silenti l’occasione di essere impiegati in progetti. Allo psicologo del lavoro (e allo psicologo in generale) si richiede quindi di vedersi in una prospettiva più ampia, di progettare e di collaborare attivamente con le università, di osare e di uscire da una logica dell’orticello di casa e di pensare in modo diverso la sua professione. L’Osservatorio sulla professione attivato presso il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi evidenzia che la psicologia genera una pluralità di professioni e di contesti professionali eterogeneo e in forte dinamismo storico, la ricerca svolta da Gfk Eurisko per l’Ordine Nazionale degli Psicologi nel 2009 fotografa la nostra categoria  come una rappresentazione di pratiche professionali pluralistiche frammentate e incerte. In conclusione, possiamo dire che le iniziative proposte da Altra Psicologia con la “carta di identità dello psicologo” possono considerarsi in linea con quanto emerso dallo studio del 2009, studio che evidenzia come gli psicologi non sembrino avere una struttura di riferimento della professione sufficientemente condivisa e abbastanza semplice da poter essere comunicata chiaramente all’esterno; punto sul quale Altrapsicologia propone una serie di: campagne ed azioni di marketing territoriale finalizzate a sostenere la figura dello psicologo nella società; campagne di sensibilizzazione in contesti con potenziali committenti (ad es.: scuole, aziende, case di cura,  tribunali,  enti locali, ecc.), etc.

 

Abbiamo sin qui parlato di integrazione, riconoscimento della professionalità, di progettazione, di comunicazione e marketing della professione di psicologo e sono tanti gli argomenti che si potrebbero affrontare. Per concludere questo breve intervento vorremmo ritornare sulla questione dello stress lavoro correlato e sul benessere organizzativo. E’ ormai storia quanto accaduto nel IX convegno europeo sulla psicologia della salute tenutosi a Roma nel 2010; l’argomento maggiormente presente al convegno fu lo stress lavoro correlato. Alla sessione intitolata “The management of psychosocial risk in Italy”, si è venuta a creare una situazione paradossale, cioè l’assoluta mancanza di una competenza psicologia (cioè di uno psicologo) al tavolo. In questa sessione hanno partecipato come relatori medici del lavoro, responsabili della Cisl nazionale per la sicurezza, avvocati responsabili sicurezza e salute sul lavoro, Confindustria, ma zero psicologi. Da allora si sono susseguite in tutta Italia numerose iniziative volte a formare i professionisti e sensibilizzare le varie associazioni di categoria (Confindustria, Sindacati, Enti Pubblici). Nella nostra Regione si sono susseguite  alcune iniziative ad opera dell’Ordine aventi l’obiettivo di evidenziare le competenze distintive dello psicologo come esperto valutatore dello stress lavoro correlato. Ma noi di Altra Psicologia pensiamo si possa fare ancora di più e, a tale proposito il programma prevede una partecipazione attiva, proattiva e costruttiva in tavole rotonde/seminari/convegni/tavoli tecnici con le istituzioni e le categorie professionali interessate su tematiche attinenti la professione nei suoi principali settori (lavoro, clinico, scolastico, ecc.), individuando e differenziando bene gli ambiti di competenza delle diverse figure che vi operano. Questi tavoli tecnici sono un punto di arrivo e di partenza dove l’Ordine sarebbe presente come parte attiva e competente in materia a rappresentare la categoria degli psicologi; pensiamo anche alla direttiva 24 marzo 2004 “Direttiva del Ministero della Funzione Pubblica sulle misure finalizzate al miglioramento del benessere organizzativo nelle Pubbliche Amministrazioni”, direttiva che parla di Amministrazioni Pubbliche che abbiano la capacità di realizzare e mantenere il benessere fisico e psicologico, di creare un clima organizzativo che stimoli la creatività, l’ergonomia, sicurezza, motivazione, che produca soddisfazione e non ultimo si preoccupi delle condizioni emotive e della qualità dell’ambiente di lavoro. Sebbene il Ministero nella sua direttiva faccia riferimento a finalità specifiche, mai identifica una figura professionale legittimata a perseguire tali scopi, tantomeno lo psicologo del lavoro. E’ quindi una prerogativa di Altra Psicologia costruire un ponte con le Pubbliche Amministrazioni che consenta di aprire un dialogo costruttivo e permetta di vedere lo psicologo del lavoro come un professionista esperto in grado di fornire un servizio di qualità all’individuo, al gruppo e all’organizzazione e di abbattere ed esorcizzare i timori che spesso si annidano nelle persone in presenza dello psicologo.
Concludo introducendo un’importante impegno che Altra Psicologia si vuole prendere con tutti i colleghi, impegno che vuole dare un maggior peso specifico alla nostra professione: <<valutare una possibile forma di riconoscimento dello Psicologo come formatore esperto e certificato sui temi della salute e  sicurezza sul lavoro>>.