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Tra gli ambiti di lavoro dello psicologo, la scuola dagli anni della pandemia ha visto un aumento non indifferente dell’attenzione da parte dell’opinione pubblica e, quindi, dalle istituzioni. Garantire il benessere del sistema scuola è fondamentale: a che punto siamo?

Lo psicologo a scuola
Negli anni passati, l’attivazione di un servizio di psicologia scolastica era spesso delegata ai singoli istituti e, quindi, in sostanza alla sensibilità dei singoli dirigenti scolastici in merito alla questione del benessere psicologico.
A partire dal 2020, sono stati stanziati fondi nazionali specifici per ogni istituto perché attivasse sportelli di supporto psicologico. Negli anni questi fondi hanno avuto fortune alterne, ma è sicuramente aumentata l’attenzione degli istituti scolastici per questo argomento, con l’effetto di portare le scuole a trovare anche fondi propri per garantire la presenza di un professionista che fosse a disposizione di tutti coloro che “vivono” la scuola.

Focus Lombardia
In Lombardia, è arrivato a compimento nel 2023 l’iter per la definizione del progetto regionale “Scuola in Ascolto”, un interessante progetto che per il triennio 2023/2025 finanziato con 3.140.000 euro complessivi e che mira a creare un servizio, psico-pedagogico, per promuovere la salute e il benessere su tutto il territorio regionale, coinvolgendo psicologi e pedagogisti come professionisti di riferimento.
Nella prima fase del progetto, sono stati individuati gli istituti capofila, che rappresentano i “coordinatori” del progetto: saranno loro a curare gli aspetti amministrativi anche per le altre scuole del territorio (scuole statali, paritarie e formazione professionale). Trovati gli enti (Allegati A, B e C), aspettiamo la pubblicazione dei bandi che permetteranno ai professionisti di capire come partecipare all’iniziativa.
Due i principali obiettivi: promuovere la salute ed il benessere di tutti i soggetti che costituiscono il Sistema educativo regionale e individuare percorsi informativi e formativi atti a contrastare il disagio, impedire l’insorgere di situazioni di emarginazione e impedire l’abbandono scolastico e formativo.

Ma cosa serve oggi alla scuola?
Questi obiettivi devono essere inevitabilmente definiti seguendo le specificità di ciascun istituto. Non solo per tipologia, ma rispetto allo specifico contesto di ciascuna scuola. Se ormai alcune parti dell’”offerta” sono irrinunciabili, come lo sportello d’ascolto, si può fare molto di più.
In primis, mettersi nell’ottica di poter lavorare con i gruppi (classi, genitori, insegnanti) per massimizzare l’effetto di interventi psico-pedagogici che rischiano altrimenti di riversarsi su un numero ridotto di beneficiari. Alcuni temi possono indubbiamente trovare spazio di lavoro più utile nel gruppo che nel singolo. Un secondo punto di attenzione, sono i rapporti dei docenti con gli alunni, i genitori e i colleghi. Spesso fonte di conflitti, è necessario fornire ai docenti strumenti di comprensione e interazione più ampi di quelli previsti dai loro percorsi formativi, che sfruttino anche conoscenze peculiari della professione (modalità di comunicazione e riflessione su di sé). Una terza proposta potrebbe sfruttare momenti di supervisione condivisa dei casi difficili: le risorse dei docenti sarebbero messe a disposizione dei colleghi, creando uno spazio unitario di pensiero (e di azione) all’interno dell’istituto. Troppo spesso, infatti, la gestione delle situazioni critiche (didattiche e non) sono lasciate alle abilità del singolo. Un ulteriore punto riguarda il personale scolastico più in generale (personale ATA) troppo spesso dimenticato, nonostante l’apporto fondamentale che fornisce quotidianamente nella gestione della scuola e nell’intercettare situazioni di potenziale disagio.

Piccole vedette lombarde?
La psicologia può rappresentare un’incredibile risorsa per la scuola, a patto che l’esplorazione di queste terre poco conosciute sia caratterizzata dalla curiosità e dal desiderio di comprendere come il proprio contributo può migliorare il contesto su cui ci apprestiamo a lavorare.
Può anche rappresentare uno spazio in cui lavorare sui pregiudizi (molti genitori ancora vietano ai figli l’accesso allo sportello ascolto perché “lo psicologo è per i pazzi”) e sul riconoscimento del ruolo che lo psicologo può svolgere per la promozione del benessere e nelle istituzioni.

La posizione all’interno delle scuole è certamente privilegiata e se l’istituzionalizzazione della presenza dello psicologo porterà alla costruzione di una rete solida con i servizi locali, si potrà creare finalmente un punto di osservazione quotidiano e capillare mirato all’individuazione precoce del disagio e alle attività di prevenzione che, come sappiamo, portano a esiti molto più favorevoli per tutta la comunità.
Speriamo di essere utili come il personaggio di De Amicis, la Piccola Vedetta Lombarda, ma di fare una fine migliore!