Uscire allo scoperto! La Legge di riforma del Welfare del Lazio 328/2000

Durante una seduta di psicoterapia, un colloquio clinico con uno psicologo, una valutazione psicodiagnostica, una seduta di supervisione, troviamo quasi sempre una porta che separa i partecipanti da tutto ciò che è esterno alla seduta stessa. Una porta che separa ciò che può essere definito il mondo interno dei pazienti/clienti e del professionista, le fantasie, i vissuti, dalla realtà esterna, dagli altri, dalla famiglia, dalla società, dal lavoro.  Nelle fantasie comuni esiste una chiara separazione tra ciò che è il mondo interno di un individuo, e ciò che appare, è visibile, accessibile a tutti. Per l’animo umano tutto quello che non si può vedere a cui non si può accedere in modo diretto, evoca timori e angosce che può essere oggetto di attacchi.

La psicologia e in generale e tutto ciò che ruota intorno al mondo della psiche ha sempre suscitato molte curiosità, ma allo stesso tempo molti timori, come qualcosa che è meglio non toccare, non sollevare, e quindi spesso rifiutata ed attaccata.

Forse oggi si sono superati molti scetticismi che hanno caratterizzato le origini della psicoanalisi o delle tecniche psicoterapiche, esistono, tuttavia grossi ostacoli all’applicazione delle tecniche psicologiche al disagio, come se esso dovesse rimanere in quella stanza chiusa, insieme al proprio terapeuta.

Lo psicologo occupa poco spazio nelle istituzioni ed organizzazioni della nostra società. Non è previsto nelle scuole, se non tramite progetti a volte non sovvenzionati, quindi non è contemplata come figura indispensabile nei processi educativi; è presente, con una frequenza piuttosto bassa, nelle ASL, e nelle strutture ospedaliere e così pure nei Servizi Sociali, Consultori ecc. Purtroppo “arranca” nel privato poiché rivolgersi ad uno psicologo o psicoterapeuta è considerato nella nostra società quasi una bene di “lusso”.

Come se esistesse un tacito accordo tra il mondo della psicologia e il resto della società di non incontrarsi più di tanto, ma rimanere  in due universi lontani. Eppure il disagio psicologico è molto vivo, si manifesta in molte forme e ambiti e a volte con connotazioni violente.

Salvaguardare e sostenere la figura dello psicologo e psicoterapeuta con un inserimento importante nelle istituzioni della nostra società, vuole dire anche garantire al cittadino il diritto e la possibilità di curare e prevenire ogni forma di disagio psicologico. In molti paesi Europei la figura dello psicologo e psicoterapeuta è tenuta in grande considerazione. In Inghilterra e in Germania ad esempio, la psicoterapia è convenzionata dal Sistema Sanitario Nazionale.

Tale situazione non sembra essere tra i pensieri primari del nostro Ordine professionale. 

Una soluzione potrebbe essere la partecipazione della nostra categoria nelle decisioni politiche. Uscire allo scoperto. Lasciare per un po’ gli studi professionali, o le stanze della sede dell’Ordine e prendere parte attiva alle decisioni istituzionali che riguardano moltissimo la nostra categoria professionale.

La Legge di riforma del Welfare del Lazio 328/2000, legge che prevede un Sistema Integrato degli interventi e dei Servizi Sociali del Lazio, afferma: “La Legge si porrà l’obiettivo di trasformare gli attuali interventi a carattere prevalentemente ripartivo centralizzato e frammentario in un sistema articolato e flessibile di protezione attiva, capace di sostenere e valorizzare la responsabilità e la capacità delle persone e delle famiglie. Per realizzare servizi di qualità è previsto il riconoscimento e la valorizzazione delle competenze professionali in campo sociale. I percorsi sociosanitari sono i soli in grado di promuovere risposte unitarie ai bisogni complessi del cittadino, che non possono essere adeguatamente affrontati da sistemi di risposte sanitarie e sociali separate, dispersive dal punto di vista delle risorse impegnate e scarsamente efficaci per la reale presa in carico della persona, la quale peraltro viene sottoposta a duplicazioni negli accertamenti per certificarne il diritto alle prestazioni di sistema. Inoltre tra gli obiettivi del sistema integrato sociale troviamo la prevenzione e rimozione delle cause di ordine economico, psicologico, culturale, ambientale e sociale che possono determinare situazioni di disagio e di bisogno o fenomeni di emarginazione.”

Uno dei momenti più adatti per prendere parte attiva alla vita politica dove si discutono problematiche socio sanitarie in cui dovrebbe perdere parte in percentuale più alta la categoria degli psicologi/psicoterapeuti, è la V Commissione Politiche Sociali del Comune di Roma. Essa si occupa di Politiche Sociali e Servizi alla persona – Politiche a favore della famiglia – Politiche della disabilità – Politiche dell’immigrazione – Politiche per l’integrazione dei servizi socio-sanitari – Indirizzi Gestionali a Farmacap – Agenzia Capitolina sulle Tossicodipendenze. E’ composta da 13 membri appartenenti alla maggioranza e opposizione della struttura politica della Capitale. La Commissione accoglie le richieste da parte del mondo sociale pubblico e privato, per discutere le giuste soluzioni e presentarle in Consiglio Comunale. Inoltre ha anche funzione di valutazione sull’operato di una struttura comunale o che eroga servizi per il Comune.

Le riunioni della Commissione sono aperte al pubblico, un libero cittadino ossia non appartenente a nessun gruppo politico può partecipare, come auditore. La stanza della Commissione è molto ampia è luminosa, contiene un grande tavolo ovale per circa 15 persone, poco distanti altre sedie per gli auditori esterni.  I membri della Commissione sembrano ben disposti nei confronti degli auditori,  che sono anch’essi parte della società ne sono responsabili e aventi diritti e doveri. Si discute la Legge 328/2000 non ancora recepita dalla Regione Lazio, una innovazione nell’assistenza socio sanitaria.

Lo psicologo e psicoterapeuta s’inserisce sia nel contesto sociale che sanitario, è forse l’unica figura professionale che unisce questi due settori eppure non ne trova spazio a sufficienza, si parla di disagio psicologico nelle situazioni problematiche del sociale come se ne parla nel contesto sanitario eppure sono pochi gli psicologi che lavorano nelle ASL o nei consultori.

Il Disagio psicologico, la prevenzione psicologica, ecc. sono terminologie che si ripetono spesso nel discorso parlato istituzionale e non, ma non è molto realizzato nel pratico. La Legge 328/2000 prevede interventi mirati alla persona secondo le proprie esigenze (economiche, sociali, sanitarie, ecc) in modo da inquadrare l’assetto completo e intervenire in maniera più efficace. Un sistema integrato dove tutti gli aspetti della persona sono collegati e non possono considerarsi disgiunti ma facenti parte di un unico corpo, allo stesso modo una componente della nostra società riconosciuto a livello Ministeriale e contemplato nell’organigramma istituzionale, non può essere messo da parte, o considerato in maniera minore rispetto agli altri rappresentanti del sistema socio sanitario.

Per dirla breve: Lo Psicologo/Psicoterapeuta occupa pochissimo spazio nella vita della nostra società sia a livello decisionale e di partecipazione politica, sia nel senso operativo stretto.

Uscire allo scoperto significa modificare la nostra immagine da chiusa, limitata allo studio professionale, ad una più “pubblica” e intraprendente che possa dare il proprio contributo alla società e al miglioramento della qualità di vita dei cittadini 🙂

Un caro saluto
Aida Francomacaro