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Siamo all’ennesima dimostrazione della gestione di parte che il presidente Zaccaria e il gruppo di potere di “Cultura e Professione”, gruppo di maggioranza in consiglio dell’Ordine, fa subire da oltre un quindicennio agli Psicologi del Lazio.

Ancora una volta, in barba al buon senso e all’interesse dei colleghi, si è presa una decisione che è uno schiaffo alla democrazia. I fatti sono stati riferita dal collega Nicola Piccinini, consigliere di AltraPsicologia nell’Ordine del Lazio (http://nicolapiccinini.it/logica-feudale-governo-ordine-psicologi-lazio/2011/03/): la sintesi è che, senza che fosse previsto dall’ordine del giorno ed in assenza di tutta la minoranza, “Cultura e Professione” ha approvato una spesa colossale, assurda (150.000 Euro all’anno. In dieci anni un milione emezzo di euro, più tutti i costi di ristrutturazione dei locali, presi integralmente dalle tasse che – aumentate quest’anno – paghiamo per essere iscritti), per affittare una sede nuova di cui si sapeva, e si sa tuttora, pochissimo

Una spesa faraonica di cui la Zaccaria assieme a tutto il gruppo di Cultura e Professione si assume integralmente la responsabilità, a cui nessuno ha potuto opporsi perché approvata di contrabbando, senza che fosse prevista nell’Ordine del Giorno della riunione di Consiglio e dopo che si era spinta la minoranza a lasciare la seduta a fronte dei comportamenti irrispettosi tenuti verso gli altri consiglieri da Cultura e Professione.

Una spesa per un spazio che non è stato neppure visto dai rappresentanti dei colleghi e i cui costi sono stati considerati congrui solo da una valutazione tutta interna al gruppo di consiglio che detiene il potere.

Una spesa che arriva dopo un aumento consistente della quota annuale che gli iscritti versano all’Ordine, salita quest’anno a 160 Euro: soldi che, avremmo detto in Consiglio se ci fosse stato consentito di esprimere la nostra opinione, devono servire a costruire valore per i colleghi in termini di servizi per la promozione della Psicologia Professionale, di tutela dalle invasioni di campo lavorativo da parte di pseudo professionisti (counselor, coach, mediatori vari), di informazione alla collettività professionale circa le occasioni che la società e il mercato offrono alla professione di Psicologo, piuttosto che per acquisire sedi di rappresentanza grandiose in cui, peraltro, mai si è affacciato neppure un assessore comunale.

Il tema è, intanto, cosa si fa con i nostri soldi; la domanda è se davvero qualcosa, di quei denari, ci torna come servizi oppure si tratta di pure gabelle che servono solo a far stare più comodi i boiardi di turno.

Viene poi da chiedersi se l’attenzione di chi ci governa, nel piccolo del nostro Ordine Professionale, è rivolta a rappresentare integralmente e alla luce del sole i nostri interessi – di professionisti e di cittadini – oppure se sono altri, gli interessi preminenti, da perseguire con espedienti; se democrazia è solo una parola di cui si riempiono la bocca i potenti quando si tratta di imporla agli altri o è parte di un confronto tra posizioni diverse in cui è prioritaria l’espressione di tutti i punti di vista, per garantire compiutamente l’interesse di coloro che sono rappresentati; se quello che si intende come “sviluppo della professione” è frutto dell’autoreferenzialità e del sotterfugio oppure del confronto e del buon senso.

Questa maggioranza è la stessa che governa l’Ordine del Lazio da più di quindici anni, sostanzialmente da quando Berlusconi è sceso in politica. E questi 15 anni sono stati l’epoca del declino assoluto della immagine professionale e del potere contrattuale degli Psicologi.

Non possiamo più consentire che sia questa classe dirigente a rappresentare la professione; non possiamo più credere che alle sfide di questa epoca e della democrazia siano LORO quelli in grado di rispondere.

ORA BASTA!

Occorre mandarli a casa:

senza caccia bombardieri e missili cruise ma con il potere della democrazia.

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