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Nella tarda mattinata dello scorso otto gennaio, dopo una serie di eventi qui riassunti dalla collega Ada Moscarella, è giunta la tanto attesa risposta del Presidente Bettiga in merito alla posizione dell’Ordine sulle terapie riparative dell’omosessualità – oggetto del controverso Convegno milanese “a tutela della famiglia tradizionale”.

In calce all’articolo, stilato in forma di newsletter agli iscritti, e pubblicato sul sito dell’OPL, è possibile leggere il dibattito che ne è scaturito.

Sebbene la risposta dell’Ordine sia stata articolata e chiara, nel ribadire la ferma condanna di una pratica che ha perso ogni valenza con l’avanzamento degli studi, non è riuscita ad incontrare la piena approvazione dei colleghi, che rammaricati e preoccupati per il benessere psicologico della Comunità l’hanno trovata un’azione insufficiente da parte della sola Istituzione che ha voce in capitolo sui fatti scientifici. Fatti che esulano dalle ideologie e dai valori personali, e la cui corretta divulgazione è diventata ormai un’emergenza, un mandato sociale, che come professionisti del benessere psicologico non possiamo trascurare.

Di fatto, se l’accostamento del logo Expo ha fatto giungere centinaia di email di protesta anche dall’estero, Giuliano Pisapia – sindaco di Milano – intervistato dal quotidiano Repubblica, ha dichiarato che: “non è un convegno sui temi di Expo ed è un appuntamento che divide, che crea polemiche e che rischia, a pochi mesi dall’inizio, di presentare la nostra Regione come un’istituzione che discrimina”.

E ancora, rivolgendosi direttamente al governatore della Lombardia, Roberto Maroni, ha osservato: “Credo e spero che il patrocinio sia stato concesso in quanto il titolo del convegno, “Difendere la famiglia per difendere la comunità”, su cui ogni opinione è legittima, poteva trarre in inganno. Nel momento però in cui emerge che si intende anche sostenere che l’omosessualità è “una malattia da curare” — una vera e propria bestialità da tutti i punti di vista — allora dico che è un errore appoggiare con il logo di Expo un simile dibattito. Sul fronte dei diritti, Milano negli ultimi anni è diventata una città guida. Su questi temi siamo e saremo sempre in prima fila”.

Nella mattinata di ieri, l’indignazione è arrivata anche sul tavolo del Senato della Repubblica. Nel testo dell’interrogazione – qui l’intero documento –  si chiede se il Governo “non ritenga che legare il nome di Expo Milano 2015 a delle pratiche di “guarigione” dall’omosessualità non leda il nome e il prestigio, anche sul piano internazionale, dell’evento dal momento che tali pratiche sono considerate antiscientifiche dalla comunità internazionale in quanto basate su una concezione ideologica e basata su un mero pregiudizio dell’orientamento omosessuale come di un “danno” da riparare”.

E sulla situazione italiana si riporta: “uno studio dell’Agenzia europea per i diritti fondamentali (FRA) in materia di discriminazioni, maltrattamenti e vessazioni motivate sulla base dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere divulgato alla fine del 2014 assegna all’Italia la maglia nera dell’omofobia fra i Paesi membri; in particolare, i politici italiani vengono percepiti come i più omofobi d’Europa: il 91 per cento degli intervistati ritiene che i nostri rappresentanti usino diffusamente un linguaggio discriminatorio, un dato fortemente al di sopra della media UE (44 per cento)”.

E anche qui vengono messi in risalto i fatti scientifici: “dal 1973, a partire dalla sua terza edizione, il “Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali” ha escluso l’omosessualità dalla lista dei disturbi mentali; l’OMS definisce l’omosessualità una variante naturale del comportamento umano e il 17 maggio 1990 la stessa organizzazione ha depennato l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali”.

E si denuncia che: “le antiscientifiche terapie di “riparazione”, ossia di “guarigione” dall’omosessualità vengono ancora praticate in Italia da organizzazioni di estrazione fondamentalista con esiti preoccupanti in termini psicologico-esistenziali ai danni delle persone oggetto del trattamento” – riportando anche il testo della delibera del 14 maggio 2010 in cui l’Ordine degli Psicologi della Lombardia – governato da AltraPsicologia – ha segnalato che: «qualunque corrente psicoterapeutica mirata a condizionare i propri clienti verso l’eterosessualità o verso l’omosessualità è contraria alla deontologia professionale ed al rispetto dei diritti dei propri pazienti» e che «le cosiddette “terapie riparative”, rivolte a clienti aventi un orientamento omosessuale, rischiano, violando il codice deontologico della professione, di forzare i propri pazienti nella direzione di ‘cambiare’ o reprimere il proprio orientamento sessuale, invece di analizzare la complessità di fattori che lo determinano e favorire la piena accettazione di se stessi».

In tale contesto, ci preme ricordare che: “Lo psicologo considera suo dovere accrescere le conoscenze sul comportamento umano ed utilizzarle per promuovere il benessere psicologico dell’individuo, del gruppo e della comunità. In ogni ambito professionale opera per migliorare la capacità delle persone di comprendere se stessi e gli altri e di comportarsi in maniera consapevole, congrua ed efficace” […]. – Articolo 3 del Codice Deontologico degli psicologi italiani.

Forte di questi valori, in un siffatto clima, il Gruppo “Giuseppe Tessera” AltraPsicologia Lombardia, ha deciso di scendere in piazza facendosi portavoce dell’esigenza espressa dalla Comunità degli Psicologi di farsi carico del proprio mandato sociale: divulgare la corretta informazione scientifica a sostegno del benessere psicologico dell’individuo, della famiglia e della Comunità tutta.

Inoltre, ricorrendo l’anniversario della prematura scomparsa dell’appassionato collega Giuseppe Tessera, tanto attento e prodigo per la tutela dei Diritti e del benessere psicologico, il 17 gennaio, assume per noi un valore simbolico che ci spinge a onorare la sua memoria con lo stesso generoso entusiasmo con cui abbracciava la vita e l’alterità, e faceva del nostro sapere il faro capace di mettere in luce le meravigliose risorse di cui ogni essere umano è portatore.

Invitiamo tutti i colleghi a essere partecipi a questa manifestazione, dove a pieno titolo la nostra professione ne è direttamente coinvolta sotto l’aspetto sia scientifico che deontologico.

Miriam Columbro