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L’ultima trovata in Regione Lombardia

6 ottobre 2015: in Regione Lombardia passa una mozione della Lega Nord che chiede di

contrastare la diffusione della teoria gender nelle scuole lombarde.

Vi propongo uno stralcio di quanto approvato, sufficiente a comprendere all’interno di quale orizzonte ci stiamo muovendo.

Ritenuto che suddetta teoria ha la tendenza a diventare sinonimo di educazione alla genitalità e alla masturbazione precoce fin dall’età infantile, negli Stati che hanno visto l’applicazione si è riscontrato un aumento delle gravidanze e degli aborti adolescenziali, degli abusi sessuali, della dipendenza da pornografia. Si impegna la giunta perché vengano ritirati dalle scuole i libri e il materiale informativo che promuove la teoria del gender.

Mi piacerebbe tanto conoscere fonti e numeri, ma forse sono una visionaria.

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Due note preliminari.

  • Il voto del Consiglio Regionale è stato lasciato segreto: forse è meglio che certe posizioni non vengano rese pubbliche;
  • In altra sede si potrebbe utilmente discutere del fatto che il regolamento sull’autonomia delle istituzioni scolastiche preveda che sul tema la Regione non abbia alcuna competenza:«il Piano dell’Offerta Formativa», infatti, deve essere«redatto con la partecipazione di tutte le sue componenti» (cioè dirigente scolastico, docenti e genitori) e deve essere «coerente con gli obiettivi generali ed educativi dei diversi tipi e indirizzi di studi determinati a livello nazionale».

Ma andiamo oltre.

 

I promotori

Regione Lombardia ha già manifestato tempo fa la sua posizione sul tema famigerato del gender. Il 17 gennaio 2015 ha organizzato un convegno istituzionale a difesa della “famiglia naturale” (in collaborazione con Alleanza cattolica, Fondazione Tempi, Obiettivo Chaire e Nonni 2.0), e AP aveva già preso una posizione precisa, scientifica e a sostegno dei valori laici in cui crediamo (eccola!). Il 17 ottobre è previsto un altro appuntamento dello stesso pessimo tenore: attendiamo con ansia. Già a gennaio lo stimato Roberto Maroni – presidente di Regione Lombardia – è stato ospite del suddetto evento. E oggi è proprio una consigliera del suo gruppo a sostenere:

Le pratiche di insegnamento gender vengono proposte talvolta con stratagemmi ipocriti, inserite nei programmi contro il bullismo o contro le discriminazioni di genere, accostate in maniera del tutto impropria alla cosiddetta “educazione sessuale”. Se pensiamo che applicando la teoria gender addirittura i bambini da 0 a 4 anni dovrebbero prendere dimestichezza con i problemi legati all’identità di genere, si comprende bene come si tratti non di educazione, ma di vera e propria “violenza psicologica”. […] L’educazione dei più piccoli, fin dalla nascita, rispetto alla percezione di se stessi, del proprio corpo, del proprio ruolo sociale e dei propri comportamenti affettivi… una sfera, come si può facilmente intuire, davvero troppo delicata per essere sottratta alle cure esclusive della famiglia, indipendentemente da quali scelte questa intenda compiere nell’educazione dei figli. Non è una questione, insomma, che possa essere appannaggio di istituzioni pubbliche come l’Unione europea, il ministero o la scuola stessa.

 

La posizione di AltraPsicologia

È quella della scienza. Ci annoiamo anche noi a dover continuamente ribadire come stanno le cose, ma proseguiremo finché i sostenitori di quello che ormai è un dogma non arriveranno a più miti consigli con la realtà.

L’ideologia gender non esiste; esistono invece gli studi di genere. Stop.


La preoccupazione di AltraPsicologia

Pochi mesi fa, quando il nostro presidente dell’Ordine Riccardo Bettiga ha incontrato il presidente della Regione Roberto Maroni, ci siamo sorbiti un sacco di cerimonie; li abbiamo anche visti entrambi seduti al tavolo insieme al nostro presidente nazionale Fulvio Giardina e al suo fido Mario Sellini, infaticabili baluardi di AUPI.

E ora ci domandiamo: dopo questa delibera regionale semplicemente delirante, l’Ordine degli Psicologi della Lombardia prenderà qualche posizione? Nel caso: quale potrebbe essere?

A gennaio del 2015 Altra Psicologia ha portato in Consiglio l’ennesima interrogazione al Presidente (leggila qui), sull’onda dell’assoluta mancanza di risolutezza del nostro ordine professionale nel prendere una posizione netta contro la divulgazione di idee anti-scientifiche.

In quell’occasione Bettiga ha detto tante cose sobrie e scontate, e come al solito non ha voluto prendere UNA posizione chiara.

Ma soprattutto ha espresso il timore che <<una presa di posizione immediata contro il convegno potesse essere letta in chiave di contrapposizione politica di OPL>>: svelato l’arcano del ritardo e della piattezza con cui l’organismo che rappresenta la nostra comunità professionale ha risposto a quello che ormai è il tema dell’anno.

Oggi noi sosteniamo, traboccanti di sarcasmo: <<non sia mai che la posizione di un Ordine professionale possa essere confusa con una deriva politica… meglio stare zitti o rispondere con un comunicato diafano e inefficace come quello che in effetti è stato pubblicato>>.

E aggiungiamo: <<Caro presidente Bettiga, non andare poi in giro a recriminare se, quando AltraGenderMilanoPsicologia si pone come promotrice di un evento di rilevanza scientifica come quello in Casa dei Diritti a Milano, non chiede il sostegno del proprio Ordine professionale. Ci manca proprio la fiducia di base. >>

Abbiamo infatti di fronte un Ordine che una posizione esplicita e sicura sul tema non l’ha ancora presa.

E si tratta dello stesso Ordine che ci tiene a comunicare al mondo di andare a braccetto con l’attuale dirigenza della nostra Regione.

Rimaniamo in attesa di una posizione chiara, adulta e istituzionale. La stessa attesa cui ormai siamo abituati da quando questa Consigliatura è cominciata poco più di un anno fa.