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L’ansia di cui soffriva Stefano quel giorno in cui si presentò all’Ordine era anche più forte del solito. Era sofferente, imbarazzato. Aveva deciso di segnalare una delle beffe più ipocrite, quando scopri  che la persona cui hai affidato la tua salute non è ciò che diceva di essere. 10 anni, tanto è durata per lui la presunta terapia da una “signora” che ha lasciato credere di essere psicologa, producendosi in una sequenza di atti tecnici tra cui, al culmine, perfino alcune sedute di ipnosi. Molti nella situazione di Stefano non hanno il coraggio per fare quello che ha fatto lui, grazie ad una statura etica non comune: denunciare. Spesso si vergognano, e tacciono, e così gli abusi continuano.  Nel caso di Stefano è finita bene, e l’abusiva è stata condannata.

La tutela della professione di psicologo, ci dicono le ricerche (Bosio, 2012) é la prima funzione che i colleghi chiedono che svolga il proprio ordine professionale. La nostra è però una professione giovane, centrata sulla parola, che richiede cultura per sapere che anche il colloquio clinico, in certe condizioni, è uno strumento delicato. I casi di esercizio abusivo si fanno via via, a partire dalla promulgazione della legge 4/2013, che illude che sia possibile praticare una qualche forma di psicologia “soft”. Sempre più spesso accade così che la segnalazione sia accompagnata da altre accuse (truffe, reati sessuali, plagi), e la giurisprudenza si fa sempre più incline a condannare l’abusivo. Neppure l’etichetta “esotica” di psicoanalista può ormai servire più da facile maschera per l’abusivo. Infine, il recente decreto Lorenzin ha inasprito le pene per chi esercita abusivamente la professione.

L’abusivismo rimane comunque una tentazione, soprattutto in tempi di crisi e soprattutto per chi lavora poco e male. Insegnare a diventare un “po’ psicologo” ad un ingegnere o a un architetto a noi non piace affatto, ma a qualcuno si: rimpingua il portafoglio di chi di scrupoli ne ha pochini.

L’abusivismo avrà quindi sempre i suoi alfieri, che si incaricano di rivestire l’avidità con una patina di ideologia. Sembra che molti tra questi abbiano sostenuto l’attuale dirigenza dell’Ordine Psicologi della Lombardia, che ha svolto molta della propria campagna elettorale screditando come “guerra santa” la normale attività di tutela.

Il presidente Bettiga è ormai divenuto famoso per il suo discorso sull’etica come fatto esclusivamente individuale che ricorda una meravigliosa parodia di Guzzanti dell’etica liberista. Come dire, fate pure, l’Ordine lascerà fare e chiuderà uno, o entrambi gli occhi.

 Ma non basta, perché alle parole in Lombardia sono già seguiti i fatti.

Nella nomina della commissione tutela, avvenuta in occasione di un consiglio particolarissimo, forse profittando dell’assenza dell’intera opposizione AP, il Presidente Bettiga propone come unica componente della commissione tutela la collaboratrice di una nota scuola di counseling aperta anche a non psicologi. E’ di certo un ossimoro, trovate voi l’esempio più calzante … sarà sicuramente azzeccato!

Non è un caso che la “l’Ordine Libero di Lombardia”, come forse Woody Allen lo rinominerebbe ricordando il suo “Stato Libero di Bananas” abbia manifestato simpatie verso quel Presidente dell’Ordine della Sicilia, Giardina, che il 13 ha risposto dell’ipotesi di brogli elettorali di fronte al Tribunale di Palermo.

Mauro Grimoldi