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La gente non vuole comprare un trapano. Vuole comprare un foro.

Theodore Levitt

 

Uno psicologo non è un fustino di detersivo.

Però. Nel 2014 il 93% degli psicologilavora comelibero professionista; nel 2010 eravamo 70.000, in pochi anni si viaggia verso numeri a sei cifre. Di questi, quasi la metà risiede tra Lombardia e Lazio, di cui 15.000 nelle città di Roma e Milano.

C’è il rischio dell’anomia. Molti chiedono di collaborare con altri, di sentirsi meno soli nel proprio studio. E al tempo stesso di rendere più visibile ciò che possono offrire.

Al tempo dei social, quando per qualcuno persino l’email è ormai diventata uno strumento arretrato, un atteggiamento passivo o attendista verso la comunicazione può implicare la condanna alla propria almeno parziale inesistenza.

I potenziali clienti, pazienti, utenti o come vogliamo chiamarli, cercano anche l’aiuto psicologico con strumenti nuovi, epuò solo essere il professionista, ancorchésanitario o freudiano “classico”, a decidere di farsi trovare. Il CENSIS ci dice che nel 2010 internet è stato utilizzato come fonte primaria di informazione sanitaria dal 12,6% della popolazione, e dl 34% come fonte secondaria.

Questo implica la necessità di utilizzare logiche e strumenti “atipici” rispetto a quelli cui solitamente facciamo riferimento durante il nostro lavoro, di accettare altri linguaggi. Parole nuove e anglismi inediti. Possiamo parlare di brand management a psicoanalisti amanti di citazioni francofone o austrotedesche… di marketing della professione? Noi che siamo cresciuti imparando a trovare connessioni, scovare emozioni, proporreinterpretazioni, dobbiamo oggi obbligatoriamente iniziare un movimento centripeto, dall’interno all’esterno, dal calore rassicurante dello studio al mondo sociale, così vasto e ruspante?

La psicologia è però anzitutto un modo di guardare il mondo. Se questa è la postura che siamo in grado di assumere, allora sarà molto facile far conoscere il nostro contrassegno: la valenza simbolica del nostro atteggiamento, l’insieme di valori, emozioni, caratteristiche dello psicologo può essere considerato un brand? Azzarderei una risposta positiva per concedere poi di interrogarmi su cosa diventipossibile fare.

Due sono le strade.

Da un lato esiste il lavoro istituzionale dell’Ordine, che come nostro Ente rappresentante può fare molto. Interfacciarsi con le istituzioni e cercare interlocutori autorevoli fanno parte della sua attività consueta, al di fuori delle mansioni ordinarie previste dalla legge. Ma certamente ci può essere molto altro, e nell’ultimo quadriennio la direzione concretizzata da AltraPsicologia in Lombardia ha dato chiare dimostrazioni. Per citarne qualcuna:

  • Il progetto di Psicologia Sostenibile, nato dalla collaborazione con il Comune di Milano, e attualmente in fase di diffusione in altre province lombarde: grazie alla possibilità di accesso privilegiato per i cittadini in difficoltà,può essere possibile per una nuova fascia di utenti riconoscere erispondere bisogni psicologici, favorendo anche la diffusione di una cultura della salute psichica.
  • La possibilità per le scuole di psicoterapia di aderire ad una Carta Etica: psicoterapeuti formati secondo criteri di qualità saranno dei professionisti più consapevoli del proprio valore.
  • La promozione: ad esempio la distribuzione in tutte le scuole di Milano di un fumetto sulla psicologia scolastica ha permesso di avvicinare anche i più giovani alla figura professionale dello psicologo, attraverso un linguaggio per loro comprensibile e accessibile.
  • L’attività di tutela della professione: con il contrasto dell’abusivismo, con la cultura della legalità attraverso strumenti di diffusione delle informazioni ai cittadini, ma anche con la dissuasione (ai sensi del nuovo articolo 21 del Codice Deontologico) dei colleghi che formano oggi abusivi futuri, cioè potenziali concorrenti degli psicologi.
  • La promozione di una campagna di affissioni con lo scopo di condensare e comunicare quali siano la specificità e il valore aggiunto della nostra professione: per ora se ne è occupato il Consiglio nazionale, ma l’idea è nata proprio in Lombardia!

Poi c’è il singolo psicologo, l’attore più importante, esattamente colui che dovrebbe sempre avere in mente il proprio sapere, saper essere e saper fare: la sostanza della nostra professionalità. Chi può usufruire della nostro lavoro cerca un beneficio: non uno psicologo qualsiasi, ma proprio quello più adatto per sè!

Per entrambi i soggetti (singolo ed ente-Ordine),parlare dei benefici che il potenziale “cliente” ricava è fondamentale; ma di più: di chi può diventare, di come può migliorare come individuo utilizzando al pieno le proprie potenzialità. Un’esplosione diidee, benessere, forza, salute, creatività: non è questa forse già un’immagine vincente dell’obiettivo del lavoro psicologico… permettere alla persona di essere libera di esprimersi, libera da conflitti?