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Sotto il periodo delle elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale dell’Ordine degli Psicologi capita di ricevere e-mail da sconosciuti che si presentano e ti chiedono un piccolo gesto, un segno natalizio: il voto alle elezioni di metà dicembre.

Ora non che io sia avara di gesti accoglienti nei confronti dei colleghi, né tantomeno di parole.

In fondo mi scrivono con entusiasmo e qualcuno usa anche il mio indirizzo e-mail privato che possiede esclusivamente la banca dati del mio Ordine regionale e quindi si suppone che si siano presi anche la briga di cercarmi in un lungo elenco di dati sensibili e privati, rischiando ovviamente di andare contro la legge sulla privacy, pur di informarmi che ci tengono al mio giudizio in merito alla loro candidatura e vorrebbero che io potessi essere sostenuta nell’espletamento dei miei diritti e doveri.

Come non rispondere a tale dimostrazione di attenzione e solerzia nei confronti di una tardo-giovane psicologa di provincia?

Eppure scopro che invece quando telefono o quando scrivo per ringraziare e dare il mio feedback, non tutti restano soddisfatti.

Anzi.

E io che credevo che quando t’invitano ad un party per stare un po’ tra colleghi come se fossimo amici, anche se nessuno mi conosce e io non conosco loro, fosse carino telefonare e almeno chiedere “ma com’è che mi avete rintracciato con il mio indirizzo di posta privato?”.

Pensavo, con rinnovata fiducia nello spirito di colleganza, che potesse essere gentile da parte mia anche ringraziare per aver aggirato la legge sulla privacy e aver accettato di rischiare tanto, solo per mandare una e-mail ad una collega che era ignara di tanta considerazione.

E invece mi viene detto che potevo pure frenare gli entusiasmi: non avevano rischiato un fico secco né per me né per altri, che gli indirizzi e-mail sono accessibili attraverso il mio Ordine regionale.

Resto delusa.

Ecco ci risiamo: io che credevo che qualcuno fosse pronto ad affrontare l’illegalità per farsi portavoce dei miei diritti!

Però rimugino che forse la segreteria dell’Ordine regionale invece mi ha pensata.

Mi dico che sapranno confortarmi e darmi conferma che loro, i dati sensibili degli iscritti, sono ben felici di diffonderli pubblicamente se l’obiettivo è che io possa dare il mio voto a candidati tanto solerti e festaioli in ogni provincia.

Invece l’amara scoperta: la segretaria puntualissima dice che loro sono un Ente Pubblico, mica pizza e fichi, quindi di tenermi aggiornata sugli affari dei candidati alle prossime elezioni proprio non gli interessa!

Tra l’altro preferiscono rispettare i diabolici legacci della Legge che diffondere il mio indirizzo e-mail.

La segretaria però mi lascia con un dubbio:”forse sarà uno dei consiglieri uscenti”.

Resto per un attimo senza parole: possibile che ci sia un benefattore a me sconosciuto ( perché io non sono in amicizia con nessuno dei candidati consiglieri uscenti tra quelli festaioli di provincia in provincia ) che mi abbia pensata? Che abbia deciso di inserirmi nella mailing list, senza aspettare il mio consenso ( perché si sa che la Legge a volte fa più danni che altro)!

Penso che in fondo loro mica sono come quegli AltriPsicologi che prima di mandarti un’e-mail ti chiedono tutta la tiritera sul consenso al trattamento dei dati e sono così puntigliosi sprecando tempo e voti con ‘sta storia del rispetto della legge sulla privacy.

Allora quella sera mentre mi mettevo il pigiama e mi dedicavo alle mie abluzioni notturne, ho desiderato di poter un giorno conoscere il mio benefattore. So bene che questo genere di candidato solitamente è un umile di animo nobile e discreto, che di certo non ama pubblicizzare i gesti eroici, soprattutto quando si sfida impavidamente la legge.

Ma io quella notte ho dormito sognando che, da qualche parte nella mia regione, un candidato ha avuto “a cuore” anche il mio voto.
Susanna Murray