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Riparte “Diritti a Scuola”, il progetto della Regione Puglia contro la dispersione scolastica, che coinvolge, tra gli altri, anche gli psicologi: meritevole iniziativa che solleva però molte domande…

Diritti a Scuola è un progetto mirato a rafforzare, fin dai primi anni del percorso formativo, le competenze di base, quelle necessarie per continuare ad apprendere, al fine di superare i gap di partenza di bambini e ragazzi che peserebbero assai negativamente nel loro percorso scolastico e nel loro percorso di vita. Con una ricetta semplice, più insegnanti, più tempo scuola e risorse significative. E le verifiche dell’efficacia del progetto, affidate a soggetti esterni, ci dicono di risultati assai positivi.

Così il sito “Orizzontescuola.it” presentava  il 31 ottobre 2013 l’iniziativa, giunta allora alla quinta edizione, riportando testualmente quanto riferito da una fonte più che autorevole, cioè Alba Sasso, allora assessore al Diritto allo studio e formazione.
E ancora

Il finanziamento disponibile per Diritti a Scuola 2016 è pari ad € 30.000.000,00 a valere sulle risorse del POR Puglia 2014-2020.
(comunicato stampa per Diritti a Scuola 2016 ).

Un’ottima idea finanziata con cifre importanti. E’ proprio questa edizione che ha destato degli interrogativi, soprattutto tra i nostri colleghi che, anche sui social network, hanno cercato di confrontarsi su quello che a tratti è sembrato un ginepraio in cui non sempre è facile districarsi, né cogliere la ratio della realizzazione di questo progetto.scuola 2

Inizialmente le attività riguardanti gli psicologi dovevano essere svolte nel periodo maggio-giugno.  Un numero cospicuo di ore concentrato non solo in un breve periodo, ma anche in uno di quelli che qualunque referente scolastico vi direbbe essere uno dei meno indicati: gli allievi sono stanchi, deconcentrati, alcuni di loro hanno gli esami, etc. E poi, la “svolta”: si prende atto dei limiti di una tempistica così ridotta e si decide di dare a disposizione più tempo su cui spalmare le ore. Insomma, solo gli stupidi non cambiano idea e meglio drizzare il tiro strada facendo che non fare niente. Sforzo apprezzabile. Risultato? Inizio a maggio e fine a ottobre, con l’intervallo delle vacanze estive. Soluzione bizzarra. Due mesi di attività, divisi da una “breve” pausa di tre mesi. Come si può fare un lavoro che abbia continuità e progettualità con queste premesse? C’è da chiedersi come regolarsi per le prime e ultime classi. Così gli allievi delle ultime classi gioverebbero solo della prima metà del periodo, poiché a settembre verrebbero sostituiti da quelli delle nuove classi, che a loro volta parteciperebbero solo nella seconda metà del periodo. Insomma, “Staffette a Scuola”.

Dove si trovano le domande e come si compilano? Un punto che ha sollevato degli interrogativi in qualche collega è stato la voce “Diploma di Specializzazione in Discipline Psicologiche (Titolo di Specialista conseguito presso Università o Istituto Privato riconosciuto equipollente presso il Ministero dell’Università e della Ricerca)”. Dal confronto avuto con altri colleghi (e qui proviamo a fare un po’ di informazione precisando che parliamo al condizionale) emerge che: questa voce non indica un diploma di Specializzazione in psicoterapia, né un Master, voci già contemplate in un altro campo dello stesso modulo, ma dovrebbe riferirsi ad una vera e propria specializzazione post laurea spesso conseguita nelle Università. Ad esempio, sui siti web delle Università di Roma, Milano, Torino, Bologna si trovano le pagine di alcune scuole di specializzazione post laurea in Psicologia. Questi percorsi, ad una prima ricerca su internet, sono presenti in pochi Atenei in tutta Italia; ironia della sorte, sembrano non esserci proprio in Puglia, la Regione di “Diritti a Scuola”. Il bello, tuttavia, non è tanto questo, quanto il resto: cioè, il punto è trovarsi di fronte a questa voce, perché vuol dire che si è riusciti a trovare il modulo …. Innanzitutto non c’è un solo sito, occorre andare sul sito di ogni scuola per la quale ci si candida; poi, sul sito di ogni scuola, con un po’ di buona volontà e magari un pizzico di fortuna, si riesce a trovare la documentazione per candidarsi … Insomma, per essere un’iniziativa cofinanziata da fondi europei tesi ad uno scopo così alto (migliorare il futuro delle giovani generazioni), magari si potrebbe fare uno sforzo di maggiore chiarezza e semplicità.

La valutazione dei curricula? Soggettiva. Molti lamentano di aver inviato la propria candidatura a diverse scuole, assistendo ad un curioso fenomeno: la domanda che si compila è sempre la stessa, le attività e gli obiettivi per cui è richiesta la nostra figura, in ogni scuola, sono sempre li stessi, eppure ognuno si è visto attribuire punteggi molto diversi da una scuola all’altra. Come è possibile? Semplice: le candidature sono valutate non da un’unica commissione, ma da commissioni diverse una per ogni scuola, il che presta inevitabilmente il fianco ad una certa discrezionalità nell’attribuzione dei punteggi. Una domanda: perché? Qual è il senso di questa discrezionalità?

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Il sentimento di scarsa chiarezza rischia così di dilagare. Negli ultimi anni Diritti a Scuola ha rappresentato per gli psicologi un’opportunità per essere coinvolti in un’iniziativa di ampio respiro, che vede lo psicologo come risorsa utile piuttosto che “non si sa chi sia e che faccia” (cosa nel nostre territorio piuttosto diffusa). Diritti a Scuola ha diffuso, insomma, una vera e propria cultura psicologica.

Diritti  a Scuola è un’opportunità per i ragazzi, ma per noi anche un’occasione professionale. Possibile che, attraverso chi ci rappresenta come categoria professionale, non riusciamo a chiedere semplicemente di poter far bene il nostro lavoro ed essere valutati in modo chiaro e univoco? Ad avere, insomma, voce in capitolo nel condividere le regole che definiscono il nostro lavoro? Sarebbe ancoro prima che nel nostro interesse, in quello di chi fruisce del nostro servizio.