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A un anno dalle elezioni dell’Ordine della Lombardia proviamo a fare un riassunto di quanto abbiamo fatto e un bilancio di quanto sta avvenendo.

Un anno fa si concludevano le elezioni per il Consiglio dell’Ordine della Lombardia. Noi di AltraPsicologia eravamo uno dei due gruppi candidati “forti” e non abbiamo ottenuto la maggioranza per un pugno di voti. Accettato il risultato, abbiamo fatto gli auguri ai nostri avversari. Nonostante il buon esito elettorale (7 consiglieri su 15), le nostre richieste di creare una coalizione per la gestione dell’Ordine sono rimaste inascoltate.

Così, decidiamo di stare a osservare cosa succede, naturalmente con mille preoccupazioni.

Non succede nulla.

A settembre, fortemente annoiati, decidiamo di metterci in gioco pur non essendo invitati e poniamo delle condizioni per la nostra partecipazione (vedi la dichiarazione).

Oggi, ad un anno dalle elezioni possiamo esprimere le prime considerazioni alla luce di quello che abbiamo visto accadere.

Sembra assurdo, ma hai presente quando ti ritrovi in un ristorante per turisti, quello con le foto sui menù e gli “spagetti a la bolognesa”? Poi, quando ti arrivano gli spaghetti scotti e/o insipidi, vorresti solo scappare. Questa è la sensazione.

In consiglio ci siamo trovati più volte di fronte a delibere approssimative, a volte con vistosi errori (ad es. sviste nei conteggi delle ore o addirittura di soldi). Abbiamo assistito a pagamenti di commissioni senza le loro rendicontazioni (in barba al regolamento). Abbiamo visto il tentativo di attribuire l’incarico per la comunicazione a un’agenzia esterna che non aveva neanche il sito internet (a proposito di comunicazione).

Più volte abbiamo richiesto la condivisione di documenti che, nonostante le solerti rassicurazioni, non sono mai stati condivisi.

C’è stato un bando per ilmenu turistico nuovo logo dell’ordine che, come era prevedibile, si è concluso con un nulla di fatto.

Intanto, abbiamo preso atto che l’Ordine è scomparso dai mass media, non abbiamo idea di quanti siano gli articoli apparsi sui giornali che parlano psicologia grazie all’ordine, non si hanno più notizie.

La trasparenza dell’istituzione è rimasta una formalità amministrativa, mentre AltraPsicologia l’ha portata in ENPAP, non governando all’ordine Lombardia si è persa: sul sito internet le delibere, i verbali e i rendiconti finanziari sono fermi a marzo 2014…prima delle elezioni!

A gennaio 2015 sono ripresi i progetti. Annunciati come grandi novità in realtà sono come i piatti fotografati sui menù turistici: solo quando li assaggi ti rendi conto che sono dei piatti riscaldati. In pratica, la stragrande maggioranza dei progetti presentati sono idee riciclate dalla scorsa consiliatura. Ma non tutti, perché alcuni sono stati addirittura esternalizzati, come gli incontri con le scuole di psicoterapia (ideati e gestiti proprio dalla stessa associazione a cui hanno fatto parte fino a pochi giorni prima il presidente e vicepresidente).

Per di più, anche quando non c’è nulla di operativo da fare ma basterebbe dire qualcosa, prendere delle posizioni chiare e affermare quanto dice la scienza psicologica (come nel caso delle terapie riparative), ci si trova di fronte a dichiarazioni ambigue che ognuno può interpretare come vuole, una sorta di vino annacquato.

Se da una parte l’Ordine è solerte a comunicare l’attività non propria (l’incontro con le scuole di specializzazione) giocando su termini ambigui per farla propria, perché è stato un buon evento, dall’altra quando deve semplicemente comunicare al mondo cosa dice la nostra scienza rimane nell’ombra, nonostante le nostre incalzanti richieste.

Intanto, l’Ordine sta puntando sulla comunicazione tramite social network, il progetto è sensato ma stenta a decollare. Siamo nell’anno dell’expò e finalmente un buon progetto ma i conti li possiamo fare alla fine.

Queste ultime due attività ci dimostrano che non c’è una cattiva volontà in tutto questo, ma semplicemente siamo seduti in un ristorante turistico: è fatto così. Se il servizio e il primo piatto sono questi, forse meglio chiedere il conto e andare a prendere il dolce da qualche altra parte.