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All’Ordine del Veneto si discutono i requisiti auspicabili per lo psicologo nell’ambito della neuropsicologia: la specializzazione è tra questi?

PERCHÈ SE NE PARLA:

Nel Consiglio del 13 novembre, il Consigliere Tesoriere Ruzza, coordinatore del Gruppo di lavoro sulla Neuropsicologia, ha portato all’attenzione di tutti la necessità di definire meglio questa figura, che:

1) viene richiesta nelle struttura sanitarie, in ambito medico-legale ed è prevista nei LEA;

2) non ha ancora trovato un inquadramento preciso nell’organigramma istituzionale del SSN;

3) deve avere delle competenze specifiche e comprovate per tutelare il potenziale utente, dato che compito dell’Ordine è anche quello di garantire la professionalità oltre che la professione.

Specifichiamo che stiamo qui parlando parlando di “linee guida”, quindi di requisiti non vincolanti. 

Ma quando è un Ordine professionale ad esprimersi, seppur a livello regionale, il passaggio da “auspicabile” a “necessario” può potenzialmente diventare breve, sia per gli iscritti allo stesso Ordine, sia per chi in ambito pubblico o privato si deve avvalere di tale figura.

REQUISITI AUSPICABILI:

La proposta del gruppo di lavoro prevede che il “Neuropsicologo” debba possedere:

  • Laurea Magistrale nelle “Classi” di Psicologia
  • Iscrizione all’Albo A da almeno 4 anni
  • Scuola di Specializzazione (di fatto in Psicoterapia), quadriennale o quinquennale
  • 4 anni di esperienza clinica continuativa nel settore per almeno 750 ore all’anno in aziende ULSS, ospedaliere e ospedaliero-universitarie integrate, in strutture private accreditate e convenzionate.

Si tratta di una serie di requisiti molto particolari e stringenti, e che lasciano spazio a diversi dubbi di implementazione.

neuropsicologo

DUBBI:

Immaginiamo il caso di Francesca, una collega fittizia che si forma a Padova e vuole diventare neuropsicologa.

Terminato un percorso universitario triennale in “Scienze cognitive e psicobiologiche”, prosegue con una laurea Magistrale in “Neuroscienze e Neuropsicologia”, svolgendo nel frattanto tesi triennali e magistrali, e relativi tirocini, in ambito neuropsicologico.

A questo punto svolge un anno di tirocinio in un ambulatorio neuropsicologico, magari impostando un paio di pubblicazioni col suo tutor, e si abilita all’Esame di Stato.

Si iscrive quindi ad un Master di settore (ad esempio quello prestigioso di Padova), formandosi in maniera teorico-pratica ulteriore per un anno in neuropsicologia clinica.

E’ pronta? No, con questi nuovi requisiti Francesca non sarebbe considerata minimamente “a linea guida” per attività di tipo neuropsicologico.

In primo luogo, dovrebbe rimanere iscritta all’Ordine minimo 4 anni (perché non 3 o 5? Sulla base di quale dato concreto viene posto il cut-off esattamente a 4 anni?); ma non basta ancora.

Deve nel frattanto lavorare quattro anni in una struttura accreditata, almeno per 750 ore all’anno, molto probabilmente senza avere grosse possibilità di negoziare un compenso adeguato, dal momento che questa esperienza farebbe parte di un (pur utile) percorso di approfondimento formativo-esperienziale (e sempre che un compenso ci sia, e non diventi uno dei soliti semivolontariati pluriennali a tempo pieno di cui la nostra professione è affetta strutturalmente…).

E’ pronta? No, Francesca non è pronta!

In questi ulteriori 4 anni (o dopo, allungando di un altro lustro il suo percorso formativo) Francesca, oltre a “lavorare” o fare la volontaria a tempo pieno in una struttura accreditata, deve anche specializzarsi… in Psicoterapia, pagandoselo da sola.

Il requisito ulteriore della specializzazione in psicoterapia ci lascia alquanto perplessi, perché non stiamo parlando di un percorso quadriennale di Specializzazione in Neuropsicologia specifico, dal momento che in Italia non ce ne sono ad eccezione delle Università di Roma e di quelle di Trieste (a Padova al momento è bloccata)!

Secondo i criteri proposti, servirebbe (e basterebbe)… una qualsiasi Scuola di Specializzazione in Psicoterapia, nessuna esclusa; anche Scuole in cui di Neuropsicologia non si parli nemmeno col cannocchiale!

Scuola che però costa al giovane e speranzoso Neuropsicologo altri 4 o 5 anni, e dai 15.000 ai 20.000 euro circa…

Sia chiaro: la Scuola di Specializzazione è di grande rilievo per chiunque voglia occuparsi di psicoterapia e di clinica psicologica in senso lato; ma in questo caso stiamo parlando di requisiti tecnico-formativo in un settore molto specifico, che poco “c’azzeccano”  con un percorso quadriennale in psicoterapia.

Paradossalmente, molti dei neuropsicologi più famosi d’Italia, non sarebbero “a norma” in quanto non specializzati in psicoterapia. 

Cosa facciamo, li escludiamo d’ufficio dal novero di coloro che possiedono i “requisiti auspicabili” per svolgere l’attività che fanno e insegnano da decenni?

Sembra quindi più logico, nel momento in cui si valutano dei “requisiti auspicabili”, considerare invece il piano di studi, valutare i master coerenti, valutare le competenze effettivamente acquisite nello specifico settore; e non gravare sulle tasche e sulla vita di chi vuole lavorare come neuropsicologo e già segue un lunghissimo percorso formativo per farlo.

Il fatto che la Sanità pubblica richieda il titolo di Specializzazione per l’accesso ai ruoli di Dirigente Psicologo (cosa di per sé comprensibile), non obbliga però l’Ordine a seguire la stessa logica nel valutare quali siano i requisiti da suggerire per la figura “generale” dello Psicologo operante nel campo Neuropsicologico.

Anche perché proporre questo lunghissimo percorso ai giovani colleghi non corrisponde o implica alcuna particolare possibilità di assunzione nel SSN, in quanto di concorsi da Dirigente Psicologo in Unità di Neuropsicologia se ne sono contati sulle dita di una mano nell’arco di anni…

Se da un lato l’Ordine cerca di promuovere la  figura dello psicologo, di tutelarne il campo di azione, di creare occasioni di dialogo a livello politico-istituzionale, dall’altro non rischia così di penalizzare i suoi iscritti proponendo parametri estremamente complessi e sovrapposti, che ritardano significativamente l’inserimento nel mondo del lavoro a fronte di vantaggi formativi non specifici?

QUINDI?

Il Consiglio è prima di tutto un luogo di confronto, a volte anche di scontro. In questo caso, come finora è sempre accaduto, ha vinto il confronto.

Come Consigliera di AltraPsicologia, ho espresso i dubbi qui riportati, e la discussione  costruttiva che ne è seguita ha portato il Consigliere Ruzza a prendersi il tempo per valutare le obiezioni e ripresentare il tutto in altra data.

Seguiranno quindi regolari aggiornamenti da parte nostra su quanto accade in merito.

LA TUA OPINIONE CONTA!

Quando mi trovo a discutere o a votare qualcosa che riguarda più di ottomila colleghi, e che ha ricadute concrete sulla loro professione quotidiana, penso a cosa può pensarne un giovane iscritto più che un collega con 20 anni di attività alle spalle; chi a fatica si mantiene con questa professione o chi guarda con soddisfazione agli obiettivi raggiunti.

Se vuoi dire come la pensi, lascia un commento: sarà uno spunto di riflessione a vantaggio della categoria! 🙂