Il problema occupazionale è centrale nella nostra professione. Sappiamo bene quanto è difficile per i giovani colleghi entrare nel mercato. In questo gli Ordini dovrebbero aiutare, o almeno non dovrebbero ostacolare i propri iscritti.
Per questo, non ci spieghiamo per quali arcane ragioni alcuni consiglieri dell’Ordine Psicologi Veneto abbiano orientato parte della loro attività del 2012 ad introdurre una serie di criteri restrittivi all’esercizio della professione in alcuni settori.
Ma almeno abbiamo capito che significa la catena messa in copertina al bollettino inviato agli iscritti: non è una roba Sado-Maso, che magari poteva pure divertire qualcuno. Vuol solo dire che qualcuno all’Ordine Psicologi Veneto preferisce incatenare gli iscritti con mille vincoli, piuttosto che sostenerli.
Questi criteri restrittivi sono mascherati da generici ‘requisiti auspicabili’ e ‘buone prassi’, ma di fatto sono una specie di libertà condizionata per lo psicologo. La forma è sempre la stessa: per esercitare in un certo settore, devi aver svolto qualche centinaio di ore di formazione, di tirocinio gratuito, avere qualche anno di iscrizione, e ovviamente fare aggiornamento.
E questo per svariati ambiti di lavoro: solo negli ultimi mesi abbiamo contato ‘requisiti auspicabili’ per Psicologia Giuridica, Neuropsicologia, Anziani, Disturbi Specifici dell’Apprendimento, Psicologia dello Sport.
Praticamente, un rallentamento di qualche anno per iniziare a lavorare, e nel frattempo i soliti corsi a pagamento e le solite ore di tirocinio gratuito da cercarsi in giro per il mondo. Attenzione: stiamo parlando di professionisti, che la legge riconosce in grado di esercitare a tutti gli effetti in ogni settore della psicologia, con piena assunzione di responsabilità.
Noi pensiamo che questa sfilza di requisiti intralci il lavoro degli psicologi, costringendoli a sostenere formazioni, tirocini e aggiornamenti per attività che sono già abilitati a esercitare. Il tutto ovviamente a loro carico. Questa è stata la posizione di Altrapsicologia in consiglio, comunicata ai consiglieri che hanno proposto requisiti in prima persona o a quelli che li hanno approvati, con la sezione veneta di Cultura & proFessione sempre in testa al gruppo dei gregari, in una pericolosa coazione a ripetere che ricorda da vicino il ruolo avuto nei fatti del palazzo ENPAP di via della Stamperia.
Questi requisiti sono critici, anche perché non è chiaro cosa comporta non rispettarli. Spieghiamoci: se uno parcheggia in divieto di sosta, sa che può andare incontro ad una multa di 68 Euro. Ma se uno psicologo esercita in un settore per cui non ha i requisiti decisi dall’Ordine, che può succedere? mistero.
Non si tratta di vincoli privi di effetti reali, comunque. Se un Ordine regionale introduce per i propri iscritti una condizione vincolante per svolgere alcune attività, essi potrebbero essere in condizione di svantaggio rispetto a colleghi iscritti ad altri ordini. Inoltre, le limitazioni diventano una faccenda seria quando si ha a che fare con istituzioni, come i Tribunali, in cui l’iscrizione di uno psicologo agli elenchi dei CTU viene subordinata al parere dell’Ordine.
Peraltro, gli psicologi hanno già il dovere di formarsi ed aggiornarsi: oltre ad essere un principio prudenziale e di responsabilità, l’aggiornamento e la formazione sono già prescritti in modo limpido dal Codice Deontologico (articolo 5), e non si capisce cosa si debba aggiungere ancora. O meglio: qualcosa si capisce. Invece di imporre criteri, l’Ordine potrebbe tranquillamente favorire la preparazione dei colleghi con iniziative mirate, di taglio fruibile, cosa che invece in Veneto non avviene da tempo.
La Legge attribuisce agli Ordini dei compiti ben precisi. Da nessuna parte sta scritto che abbiano diritto d’introdurre criteri restrittivi di alcuna natura oltre a quelli previsti per legge (laurea, tirocinio, esame di Stato) per l’esercizio della professione da parte degli iscritti.
Dove queste operazioni siano state tentate hanno prodotto conseguenze negative e nette reazioni da parte dei professionisti. Il caso degli avvocati è il più noto: l’Ordine Nazionale aveva introdotto la figura di ‘avvocato specialista’, limitando nei fatti la libertà di esercizio della professione in 11 settori di attività. Diverse associazioni di avvocati hanno presentato ricorso al TAR del Lazio, che gli ha ha dato ragione: un professionista iscritto all’albo è già abilitato a svolgere la professione e gli ordini non hanno titolo ad introdurre limitazioni. QUESTA la SENTENZA COMPLETA, di cui riportiamo uno stralcio significativo:
” (…) I ricorrenti stigmatizzano anche che a mezzo del provvedimento il CNF, che attualmente gestisce il solo albo degli avvocati cassazionisti, si è indebitamente auto-assegnato la tenuta di undici elenchi di specialisti nelle predette materie, nonché di un registro delle associazioni, costituite tra avvocati specialisti, abilitati all’istituzione e gestione delle scuole e dei corsi di alta formazione propedeutici al conseguimento della specializzazione (…)”
Non può non venirci il dubbio che questo possa diventare l’ulteriore balzello da far pagare ai colleghi per fare il loro mestiere. Sappiamo che spesso dietro a vincoli di questo tipo, come l’obbligo a seguire corsi di formazione o svolgere tirocinio non retribuito, si annida una logica perniciosa, il perpetuarsi di un modello per cui i giovani psicologi devono restare inesperti in eterno, costretti a muoversi perennemente all’ombra dei maestri ossequiare. (Vedi l’articolo ‘I Giovani Psicologi sono clientelari?’)
A livello macro, la dinamica è quella autofagica per cui le vecchie generazioni si nutrono delle nuove, in un giro di denaro del tutto interno alla professione e privo di reale contatto con i veri clienti, che sono i cittadini e la società.
AltraPsicologia difende da sempre l’occupazione dei colleghi, specialmente all’inizio della professione, nella delicata fase dell’inserimento nel lavoro. Per noi gli psicologi sono dei professionisti a tutti gli effetti, con piena capacità ed autonomia, perfettamente in grado di assumersi la responsabilità della propria preparazione e delle proprie attività.
Nel dibattito nazionale attualmente in corso sui criteri per la psicologia giuridica che vorrebbero subordinare il lavoro in questo settore al conseguimento del titolo di psicoterapeuta, molto dispendioso e che non c’entra nulla con il settore giuridico, riteniamo che alcuni consiglieri dell’Ordine Veneto abbiano portato, nel silenzio di verbali mai pubblicati, un esempio di scarsa attenzione verso i colleghi.
E così, mentre per le professioni è in corso un difficile percorso di liberalizzazione, di matrice europeista, che deve però conciliarsi con la tutela dei cittadini, nella provincia veneta ancora una volta si disegna una direzione antistorica, che pare contraria agli interessi degli psicologi.
Che tristezza, in un tempo di scarsa occupazione, gli ordini professionali (psicologi)restringono ancora di più il potere contrattuale degli psicologi “samplici”, magari leggeri di titoli ma pesanti di esperienze. ci si convince sempre più che certe lobby insistono (pesantemente)circa il mantenimento di certi circuiti pseudoformativi, sicuramente economicamente vantaggiosi per chi li propone………..
scusate “semplici”
Certo, perchè ormai lo psicologo guadagna solo grazie alla formazione, di altri psicologi…costringiamo a master, corsi di formazioni, tirocini e continuiamo a non dare dignità ai giovani…vogliamo parlare dell’ultima iniziativa dell’ordine, il seminario dello psicologo in farmacia? A gennaio se ne è organizzato uno, a cui personalmente non ho partecipato perchè i posti erano stati tutti occupati…stessa cosa per una collega che si era iscritta immediatamente, dopo la diffusione dell’iniziativa- ora mi è arrivato un invito a una giornata di formazione a riguardo, al modico costo di 150 euro… 150 euro per un progetto che non ha alcun guadagno? 150 euro per un progetto che serve ai nuovi iscritti per promozionarsi, avere visibilità, ma null’altro? Ma perchè l’ordine non ha pensato a scrivere una carta con due indicazioni riguardanti questa progettualità, invece di appoggiare iniziative del genere? Il convegno non è promozionato nel sito dell’ordine, che a questo punto potrebbe affermare di essere estraneo all’iniziativa, ma a chi si era interessato a gennaio è arrivata questa mail…inoltre il convegno è aperto dal presidente dell’ordine…ora tutti sono liberi di prendere una scelta e non andare a questa giornata, ma perchè l’ordine non promoziona iniziative di vera promozione per i nuovi iscritti? Altra psicologia a Torino ha organizzato eventi del genere a 20 euro, perchè qui ne fanno uno a questo costo?
Purtroppo la colpa è anche nostra che NON lottiamo per evitare di perdere dei diritti che abbiamo di base,non è possibile continuare a mettere vincoli per ogni possibile attività lavorativa(non a caso sono sempre i settori in cui potrebbe esserci la possibilità di trovare lavoro).Dietro tutto questo sappiamo bene chi c’è, le varie università che propongono mater specifici da 3000/4000 euro.Solo a padova troviamo il master per: neuropsicologia, neuropsicologia forense, gerontologia, disturbi dell’apprednimento(guarda caso proprio i settori dove il nostro ordine pone vincoli formativi).Non è questo il modo di formare dei professionisti, la formazione è essenziale per uno psicologo ma non deve diventare motivo di schiavitù senza offrire collegamenti diretti con il mondo del lavoro.Siamo l’unica categoria professionale che tende sempre a sentirsi “in difetto”, mai pronta per lavorare, mai capace, sempre bisognosa di ulteriore formazione…quasi dovessimo chiedere “scusa” solo per il fatto di esistere.Bisogna iniziare a darsi maggior valore, a considerarsi di più e ad interessarci maggiormente di quegli organi che dovrebbero rappresentarci e tutelarci.
Vorrei fare una riflessione controtendenza,allora devo ammettere che anche a me certe restrizioni hanno sempre dato molto fastidio e infinite volte mi sono trovato a parlare se sia giusto o meno fare tutti questi corsi post-lauream.
Sicuramente è indecente che noi siamo l’unica categoria che deve formarsi continuamente, però è anche vero che l’università non ci prepara per certi ambiti del lavoro (vedi psicologia giuridica) e così troviamo psicologi che operano nell’ambito e lavorano male facendo fare brutta figura alla categoria intera. Io ad esempio sto facendo un corso di neuropsicologia forense e mi sento molto incompetente in questo ambito, un settore dove servirebbero diversi anni di formazione per essere dei validi professionisti però tanti psicologi ci si buttano così senza esperienza con le conseguenze che tutti conosciamo.