Questa storia comincia in una calda domenica di luglio, il 10 per essere precisi. Quando apro Facebook e mi trovo davanti la seguente dichiarazione da parte del sindaco della mia città, Rovigo:
«La Famiglia può essere solo una: l’unione tra un Uomo ed una Donna. E se un bel giorno si presentassero in tre? E se qualcuno viene qua con un cavallo e vuole sposare quello? Mai e poi mai, con la fascia da Sindaco, celebrerò un matrimonio tra due persone dello stesso sesso. Ci sono problemi più importanti da affrontare. Conseguentemente, per quanto mi riguarda, esistono solo Mamma e Papà. Genitore 1 e genitore 2 non è roba che mi riguarda»
(link all’articolo del Gazzettino)
Ve lo ricordate? La polemica è (per fortuna) finita perfino su Vanity Fair, con la meravigliosa retorica del sindaco, “leggermente” omofoba e discriminante, che faceva un simpatico parallelo tra unioni civili e bestialità uomo-cavallo (good times!)
Dopo aver provato (insieme ad altri collegh* appin*) a dialogare (senza risultati) sulla pagina Facebook del sindaco (che nel frattempo è stata chiusa), in un nanosecondo si è attivata AP Veneto e grazie al gruppo di lavoro sulle tematiche LGBTIAQ abbiamo cominciato a pensare a cosa potevamo fare per dare un po’ di informazioni corrette sull’argomento e sostenere i cittadini di Rovigo che desideravano contrarre una unione civile. Per chi non conoscesse l’acronimo LGBTIAQ, sta per: Lesbica, Gay, Bisessuale, Transgender, Intersex, Asessuale, Queer.
Nicoletta Pisanò ha coordinato il gruppo e in seguito moderato l’incontro, mentre Elena Toffolo ha dato fondo ai suoi contatti. Si sono così uniti alla corazzata AP Veneto Nicola Pizzamiglio, Presidente di Politropia ArciGay Rovigo che ci ha messo a disposizione l’associazione e le sue risorse, AnnaMaria Barbierato, Consigliera di Parità della Provincia di Rovigo (le consigliere di parità sono figure presenti in ogni provincia italiana, il cui compito è prevenire discriminazioni lavorative di genere e, nel caso avvengano, assistere le persone discriminate al tavolo delle trattative con il datore di lavoro) e Stefania Guglielmi, avvocata esperta in diritto di famiglia.
A seguito della dichiarazione del Sindaco, la situazione a Rovigo è rimasta tesa anche nelle settimane precedenti alla prima unione civile della città, celebrata lo scorso 17 settembre, non senza polemiche e schermaglie sui social e sui giornali tra il sindaco e la coppia.
Così, lo scorso 1 ottobre si è tenuto presso il Centro Servizi per il Volontariato Rovigo l’incontro aperto alla cittadinanza intitolato “Unioni Civili: aspetti psicologici sociali e legali”, organizzato da Altra Psicologia Veneto e Politropia ArciGay Rovigo.
All’incontro a sala piena hanno relazionato i/le succitati/e membri dell’equipaggio, ed era presente in platea anche Raffaela Salmaso, Presidente della Commissione Pari Opportunità della Provincia di Rovigo.
Di cosa abbiamo parlato?
Il pomeriggio è stato denso di contenuti. In riferimento al comportamento del sindaco, abbiamo sottolineato la dannosità delle sue esternazioni omofobe, prive qualsiasi fondamento scientifico e sensibilità umana, da parte di rappresentanti delle istituzioni, sia per la popolazione adulta, ma soprattutto per i ragazzi e le ragazze adolescenti.
Le unioni civili sono ora una possibilità per le coppie formate da persone dello stesso sesso. Una possibilità che è anche e soprattutto un atto pubblico, in cui due persone dichiarano davanti a parenti, amici, datori e colleghi di lavoro e istituzioni il loro impegno reciproco di vita.
Di sicuro non cambia l’amore che lega due persone prima e dopo la firma dei documenti. E’ indiscutibile, però, che cambia il loro ruolo all’interno della comunità di cui fanno parte, dimostrando pubblicamente che questa è una delle possibilità percorribili per i cittadini e le cittadine del nostro paese.
Molto interessante il punto di vista di una persona presente tra il pubblico che ha raccontato una sorta di smarrimento (felice) nel poter pensare di contrarre una unione civile, dopo aver pensato per tutta la vita che, essendo omosessuale, non avrebbe mai avuto questa possibilità di festeggiare pubblicamente e legalmente la propria unione.
Abbiamo proseguito parlando del minority stress, fenomeno che forse tutti sanno, che le persone LGBT affrontano quotidianamente, con particolare attenzione rispetto ai nuovi scenari di molti tipi di famiglie possibili, sia nelle difficoltà di muoversi in una Italia non proprio accogliente rispetto a formazioni famigliari diverse da quella considerata come “tradizionale”, sia nelle opportunità che le famiglie omogenitoriali creano e portano comunque avanti nel nostro paese.
Pensiamo alla sofferenza che dichiarazioni e atti omofobici possono creare a persone adulte. Il pubblico presente in sala, infatti, ha espresso il timore da parte di molte persone omosessuali a compiere il passo, desiderato, dell’unione civile, per paura di subire ritorsioni, discriminazioni e anche violenze. Immaginiamo, dunque, il danno e lo stress che tali esternazioni e comportamenti possono generare nella popolazione adolescente, alle prese con un importante momento critico della propria crescita e della formazione della propria identità.
E la legge?
Stefania Guglielmi ha trattato gli aspetti legali della legge 76 del 2016. Dopo una vivace introduzione in cui ha delineato i passaggi storici che hanno portato all’approvazione della legge sulle unioni civili, ha fatto riflettere la platea sul cambiamento epocale che questo nuovo istituto ha portato in Italia, pur con la rumorosa e retrograda assenza della stepchild adoption.
E’ stato impossibile non fare un parallelo tra matrimonio (così come è inteso in Italia) e le unioni civili, confrontandone differenze, punti in comune e diverse opportunità. Molti di coloro che sono contrari alle unioni civili spesso (come ha fatto anche Bergamin) portano l’esempio del matrimonio tra uomo e donna come unica, vera unione e base per la vita civile. Purtroppo, però, come psicologi sappiamo molto bene che non sempre il matrimonio e la famiglia cosiddetta tradizionale sono da soli garanzie di gioia e serenità. I dati sui femminicidi e le violenze famigliari ce lo ricordano ogni giorno purtroppo.
Perché non sono né il genere né tantomeno l’orientamento sessuale a determinare la riuscita di una famiglia, bensì il rispetto reciproco e la progettualità condivisa. Forse il cambiamento epocale delle unioni civili non sarà solo per le coppie formate dalle persone dello stesso sesso, ma potrà portare anche ad una importante evoluzione nel dialogo pubblico sulle relazioni tra le persone.
L’incontro si è poi concluso con diversi interventi e domande da parte del pubblico, e un breve questionario di gradimento, le cui risposte positive non solo ci hanno fatto molto piacere ma ci hanno anche aperto nuove possibilità di collaborazione e approfondimento del tema.
Una nota conclusiva personale, visto che a Rovigo ci vivo e ci lavoro. Mi è capitato di parlare con una persona giovane, in un momento di presa di consapevolezza della propria sessualità, che temeva che “noi psicologi” la pensassimo tutti come l’Adinolfi o il Gandolfini di turno. In quella occasione, ebbi modo di parlarci un po’ e ricordo che lasciò l’incontro sollevat* che non ci fosse nulla di strano nell’essere attratti da qualcuno dello stesso sesso.
A volte, capita anche a me di dare per scontato che tutti conoscano la posizione della comunità psicologica mondiale sull’universo LGBTIAQ, ma non è così. Ecco perché credo che incontri come quello dell’1 ottobre siano importantissimi, e sono felice di esserne stata parte.